Domenica, 01 Settembre 2019 10:41

“Luoghi dell’infinito”, il «deserto nei boschi» dei certosini di Serra

Scritto da Redazione
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È interamente dedicato al monachesimo, a quella «rete fisica e spirituale che plasmò l’Europa» e che ancora ai nostri giorni «ha una sua straordinaria attualità», il numero di settembre (in edicola da martedì) di "Luoghi dell’infinito", mensile di itinerari, arte e cultura del quotidiano Avvenire. E già dalla copertina, lo speciale “L’Italia dei monaci” si apre con una foto di una cella della Certosa di Serra San Bruno. Quindi, dopo l’editoriale di Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense, un ampio articolo dello storico serrese Tonino Ceravolo intitolato “Certosini, il deserto nei boschi” e corredato dalle foto di Fernando Moleres.
Ceravolo, storico del monachesimo, «ci accompagna tra le pagine della storia e – grazie anche alla foto dello spagnolo Fernando Moleres – dentro il silenzio dei certosini, uomini che cercano il deserto nei boschi», si legge nell’anticipazione del mensile in edicola dal 3 settembre con Avvenire.
“Luoghi dell’infinito” dedica dunque il suo speciale a «questa Italia invisibile e vitale» che passa anche per il monastero di Bose e per le voci del monachesimo contemporaneo. E in cui la Certosa di Serra, con la sua eredità millenaria portata in silenzio fino ai giorni nostri dai figli di San Bruno, ha un ruolo evidentemente centrale.

Di seguito l’anticipazione pubblicata sul sito web della rivista.

Medioevo e monachesimo sembrano quasi inscindibili. È impossibile comprendere quel luminoso periodo della storia senza la civiltà generata dai monasteri, rete fisica e spirituale che plasmò l’Europa nella sua insuperata unità di fede e cultura. Anche ai nostri giorni il monachesimo ha una sua straordinaria attualità: una scelta di vita e una testimonianza che si impongono per verità e autenticità e ci liberano dalle parole d’ordine di un presente sempre più sconnesso e sradicato. Dalla Certosa di Serra San Bruno al monastero di Bose, dai padri del monachesimo d’Oriente e d’Occidente alle voci contemporanee di un’Italia che ha scelto di segnare il tempo con il ritmo dell’Eterno. A questa Italia invisibile e vitale è interamente dedicato il numero 242 di “Luoghi dell’Infinito”, in edicola da martedì 3 settembre con il quotidiano “Avvenire”.   “Cosa significa o deve significare essere monaci oggi?” si chiede nell’editoriale Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense. Domanda a cui risponde con una immagine: una porta aperta sul mondo. La patrologa e monaca di Bose Lisa Cremaschi offre un percorso, tra Oriente e Occidente, tra eremiti e cenobiti, alle origini del monachesimo, un mondo unificato dalla carità come Regola. Tonino Ceravolo, storico del monachesimo, ci accompagna tra le pagine della storia e – grazie anche alla foto dello spagnolo Fernando Moleres – dentro il silenzio dei certosini, uomini che cercano il deserto nei boschi. Padre Bernardo Francesco Gianni racconta lo spazio fisico e mistico dell’abbazia romanica di San Miniato al Monte, a Firenze, dove è abate.
È un’isola dei miracoli quella di San Giulio, sul Lago d’Orta. Qui da 45 anni fiorisce, tra preghiera, lavoro e Provvidenza, il monastero Mater Ecclesiae, fondato dalla compianta madre Anna Maria Cànopi. Lo racconta una sua monaca, Maria Maddalena Magni. Enzo Bianchi ci porta invece al momento della fondazione di Bose e della trasformazione di una cascina in monastero, con un’idea ben chiara: lo spazio è comunità.
Chiudono il numero alcuni servizi dedicati al patrimonio culturale oltre che spirituale generato dal mondo monastico. Leonardo Servadio racconta la Ciribicciacola, l’alta torre campanaria che ancora svetta tra le campagne di Chiaravalle, alle porte di Milano. Antonio Paolucci dispiega la sua sapienza nel mostrarci la luce di Luca Signorelli nei suoi affreschi sulla vita di san Benedetto nel chiostro di Monte Oliveto Maggiore, nelle crete senesi. Pierachille Dolfini scorre la Liturgia delle Ore, dove la Parola è moltiplicata dalle melodie del canto gregoriano.

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