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Domenica, 14 Luglio 2019 10:21

Bruno Giancotti, il serrese di Mosca citato nell'audio del caso Lega-Russia

Scritto da Redazione
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È di Serra San Bruno, ha 63 anni ma vive in Russia da quando ne aveva 30. Dice di essere comunista convinto, ma conosce Matteo Salvini ed è anche intimo di alcuni oligarchi russi «fin da quando non erano ancora ricchi». Il nome di Bruno Giancotti, "Brunello" per i tanti amici serresi, da giorni rimbalza sulle cronache nazionali che si stanno occupando del caso Lega-Russia. Della questione, su cui la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta per corruzione internazionale in cui l'unico indagato è Gianluca Savoini, aveva già scritto L'Espresso a febbraio e, adesso, il sito BuzzFeed ha pubblicato l'audio di un colloquio avvenuto all'hotel Metropol di Mosca in cui Savoini, ritenuto uomo vicino a Salvini, discuterebbe con tre russi e due italiani non identificati di presunti finanziamenti che dalla Russia sarebbero destinati al partito del ministro dell'Interno. Nel colloquio, che ha fatto scoppiare il caso, Giancotti viene citato tre volte. I russi lo chiamano «Gianco» e lo stesso imprenditore di origini serresi ha dichiarato a La Stampa nei giorni scorsi: «Sì Gianco è come mi chiamano gli amici qua, ma di questa storia non ne so nulla». Come riportato dal quotidiano torinese, il nome “Gianco” esce fuori dalla registrazione audio captata durante l'incontro che vedrebbe al centro una presunta trattativa di soldi del gasolio russo che, ovviamente secondo un'ipotesi ancora tutta da verificare, sarebbero dovuti servire a finanziare la Lega in cambio di una linea politica filo-russa in Italia e in Europa. Giancotti dichiara a La Stampa di non sapere nulla di tutto ciò, ammettendo comunque di avere incontrato Savoini il giorno precedente alla registrazione dell’audio al Metropol di Mosca. In merito alla questione della fornitura di gasolio russo il nome «Gianco» verrebbe citato dai tre durante alcuni passaggi "tecnici" che riguarderebbero l'Eni, che ha comunque già smentito ogni coinvolgimento nella vicenda.

Altra questione dedotta dall’audio sarebbe quella di come far arrivare il gasolio ai presunti compratori. Uno dei tre russi del Metropole dice: «Se il porto è Rotterdam ci sarebbero dei costi più elevati a causa del fatto che ci sarebbe una commissione. Anche se Gianco dice che per loro il 4% va bene. Non ci sarebbero problemi». Ma Giancotti si dice del tutto ignaro della trattativa: «Magari – spiega – qualcuno mi ha chiesto un consiglio su come fare certe operazioni ma così in generale. Non c’entro nulla con questa storia». Sul caso è tornato anche Il Fatto Quotidiano con un articolo di due giornalisti di Irpi (Investigative reporting project Italy) a cui l'imprenditore serrese ha dichiarato: «Guardi, io non so se quel Janko sono io o meno, ma per me e per i miei legami qui è importante capire chi fossero questi russi che hanno parlato in questi termini».

Il nome di Giancotti fu accostato a Salvini per un episodio di "colore" avvenuto nel novembre del 2016 in occasione di un soggiorno a Mosca dell'attuale ministro dell'Interno, all'epoca europarlamentare. Salvini in quell'occasione andò nella Piazza Rossa, dove è vietato esporre qualsiasi cosa che richiami slogan politici, con una maglia del Milan e un manifesto di propaganda per il "no" al referendum costituzionale di Renzi, e lì fu fermato dalla polizia russa mentre era assieme proprio a Giancotti. Tutto, a differenza del clamore suscitato dal caso dei finanziamenti Russia-Lega, si risolse nel giro di qualche ora.