Venerdì, 20 Luglio 2018 09:18

Cotto a puntino

Scritto da Salvatore Albanese
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Il punto cottura dell’ospedale di Serra San Bruno non esiste più. Chiuso con effetto immediato per via di una serie di carenze strutturali e igienico-sanitarie. Molte le irregolarità riscontrate rispetto in particolare alla conservazione degli alimenti, alla preparazione e al trasporto delle pietanze, ai profili professionali impiegati, al malfunzionamento di parte dell’attrezzatura da cucina e dei servizi destinati allo stesso personale. A rendere i dettagli di quanto emerso durante un’ispezione effettuata congiuntamente ai Nas di Catanzaro è stato il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, Cesare Pasqua, che alle dieci del mattino dello scorso martedì 17 luglio aveva constatato la lunga sfilza di irregolarità che, di fatto, hanno condotto alla chiusura senza appello del punto cottura.

È un quadro pietoso che rappresenta solo l’ultimo dei tanti tasselli che via via nel tempo il presidio “San Bruno” ha definitivamente perso dopo i reparti Ginecologia, Cardiologia, Pediatria, Chirurgia, eccetera, eccetera, eccetera. Un ospedale smontato per logiche che poco hanno a che fare con i presupposti di efficacia ed efficienza a cui un servizio pubblico dovrebbe mirare. E in tal senso la decisione di esternalizzare, affidandoli a privati, comparti come quello Lavanderia e, appunto, Cucina ha condotto col tempo a prevedibili effetti nefasti anche rispetto alla qualità del servizio reso (quelli sull’economicità erano già noti).

Adesso, a tempesta ancora fresca, si registrerà il prevedibile tripudio di note stampa “rassicuranti”, partorite da una classe dirigente – amministrativa e politica, locale e regionale – in realtà sterile, capace di affidare alla retorica delle frasi fatte e dei concetti di circostanza tutta la “bontà” della propria azione politica. La soluzione, per tutti, è un comunicato stampa, parole che si aggiungono alle parole. «Vedremo», «faremo», «vigileremo» e amen: il compito di chi è stato scelto a rappresentare e tutelare le istanze dei cittadini si esaurisce qui, sui giornali cartacei o online come questo. E chi si è visto si è visto. Seguirà il deserto, il silenzio assoluto fino alla prossima ispezione, alla prossima chiusura, alla prossima criticità, al prossimo inutile comunicato stampa. Altri servizi, per un motivo o per l’altro, verranno smantellati finché un giorno risulterà scontato e fisiologico mettere una croce definitiva addosso a un ospedale che già ora non è più un ospedale. Ci resterà in eredità una rassegna stampa lunghissima, un archivio vastissimo di inchiostro e fogli di giornale con su scritto tutto quello che il sindaco di turno, l’assessore regionale di turno, il parlamentare di turno, il governatore di turno hanno scritto di voler fare ma nel concreto non hanno mai fatto.

Le notizie infelici però per l’ospedale “San Bruno” non finiscono qui, perché i meglio informati raccontano di come siano quasi prossimi gli effetti di altre ispezioni effettuate dai carabinieri già nel maggio scorso all'Asp di Vibo Valentia e agli uffici dello stesso nosocomio serrese. Diversi accessi agli atti finalizzati all'acquisizione di documenti di vario genere e in particolare di ordini di servizio che il management sanitario dell’azienda avrebbe impartito nei primi mesi del 2018, quelli – sarà una coincidenza – della campagna elettorale per le elezioni Politiche. Una serie di direttive che avrebbero sovvertito in più reparti l’organizzazione del personale, per la quasi totalità dei casi non motivate da esigenze organizzative, circostanze di emergenza o necessità impellenti finalizzate al miglioramento dei servizi sanitari. Solo dopo i blitz dell’Arma per acquisire le documentazioni si sarebbe corso ai ripari, ormai fuori tempo massimo, attraverso nuove “linee guida” che di fatto avrebbero, più o meno, ripristinato l’organizzazione del personale secondo l’assetto antecedente ai fatti.

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