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Martedì, 10 Luglio 2018 09:40

Definitive le condanne per boss e gregari del "locale" di Ariola

Scritto da Redazione
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Sono state confermate anche dalla Corte di Cassazione – e, di conseguenza, diventano definitive – le condanne nei confronti di 14 imputati coinvolti nell’operazione antimafia della Dda, denominata “Luce nei boschi”, contro i clan delle Preserre vibonesi.

I giudici della Suprema Corte hanno rigettato i ricorsi e confermato le condanne che erano già state pronunciate in Appello nei confronti di Bruno Emanuele (24 anni di carcere, foto), ritenuto a capo dell’omonimo clan di Sorianello e Gerocarne; del fratello Gaetano (condannato a 15 anni); di Antonio Altamura (16 anni), ritenuto il capo storico del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne; di Franco Idà (12 anni e 2 mesi), cognato di Bruno Emanuele; di Giovanni Loielo, Francesco Capomolla, Vincenzo Bartone e Pasquale De Masi, tutti condannati a 12 anni a testa di carcere; di Leonardo Bertucci e Antonio Gallace (8 anni a testa); di Vincenzo Taverniti e Nazzareno Altamura (7 anni); 6 anni per il collaboratore di giustizia di Cassano (in provincia di Cosenza), Domenico Falbo, mentre Giuseppe De Girolamo dovrà scontare una pena di 1 anno e 6 mesi.

Gli imputati sono tutti di Gerocarne, ad eccezione di Bartone (Sorianello), Capomolla (Acquaro) e Gallace (Arena). A costituirsi parte civile nel processo sono stati i Comuni di Gerocarne, Acquaro, Pizzoni, Arena, Dasà, Vazzano, Soriano, Sorianello e Confindustria Calabria. La sentenza emessa dalla Suprema Corte di Cassazione certifica di fatto l’esistenza della “società di Ariola”, quale associazione mafiosa. Accanto al capo storico del "locale" di 'ndrangheta di Ariola di Gerocarne avrebbero alternativamente operato quale braccio-armato prima il clan dei Loielo e poi quello guidato dai fratelli Bruno e Gaetano Emanuele.