Domenica, 18 Febbraio 2018 12:37

Il grande assente

Scritto da Sergio Pelaia
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SERRA SAN BRUNO - Poco più di un anno fa sarebbe stato impensabile. Un’iniziativa elettorale, a Serra, con il centrodestra schierato al gran completo: una sala affollatissima di militanti e simpatizzanti, un guanto di sfida lanciato ripetutamente sul volto più noto del Pd a queste latitudini, applausi a scena aperta sulle ali dell’entusiasmo (e dei sondaggi). E un solo, grande assente.

Di notizie vere e proprie i convegni elettorali ne regalano poche. La cosa più “entusiasmante”, al massimo, è la radiografia delle foto pubblicate su Facebook per vedere chi c’era, quanti ce n’erano e da dove venivano. Al di là dei confronti sulla muscolatura esibita dai candidati più quotati, però, la convention del centrodestra a Serra ha fatto registrare un dato non di poco conto, per chi mastica la politica su questi territori. Il centrodestra locale – Forza Italia in particolare – ha “dimenticato” Nazzareno Salerno.

Arrestato e scarcerato dopo nove mesi nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood”, Salerno è rientrato in consiglio regionale a fine novembre dichiarando prima l’adesione ad Alternativa popolare e poi, sulla scia della giravolta di Tonino Gentile, si è pubblicamente schierato con Forza Italia. Ma prima di essere spodestato per via giudiziaria, Salerno era soprattutto il dominus incontrastato della destra serrese, con un ruolo di primissimo piano in chiave provinciale e regionale. Sarebbe scorretto non dargliene atto: assessore con la giunta Scopelliti e tra i pochi rientrati a Palazzo Campanella nonostante la sconfitta del centrodestra, Salerno ha sempre incontrato il consenso popolare nelle Serre e anche in altri territori. È vero: dopo l’esperienza dell’amministrazione comunale guidata da Bruno Rosi la sua lista alle ultime Comunali ha preso una batosta. Il vento era cambiato. Ma è innegabile che nessuno, fino a ieri, avesse mai pensato di organizzare un “grande evento” del centrodestra a Serra senza che Salerno fosse minimamente coinvolto. Nemmeno citato, neanche di sfioro, per un saluto doveroso a un ex padrone di casa che vive un momento di difficoltà. Niente. Il tavolo di Giuseppe Mangialavori e Wanda Ferro, dove pure c’era qualche suo uomo (molti anche in platea), non lo ha nominato proprio.

Una circostanza strana, perché se legittimamente in molti si dicono convinti della sua innocenza, e se evidentemente è ancora tutto da stabilire in un processo (chi scrive non può essere sospettato di simpatie salerniane, ma va sempre ricordato che fino a quando non c’è la condanna definitiva qualsiasi imputato è innocente), non sarebbe stato scandaloso un piccolo tributo all’ex uomo forte della destra locale. Invece, che sia stata scelta deliberata o semplice dimenticanza, ieri Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno scaldato i motori elettorali mettendo da parte Nazzareno Salerno. E questo, piaccia o no, è un dato politico che gli osservatori non possono non rilevare.

Per il resto, com’è normale che sia, finora la campagna elettorale ha regalato nient’altro che slogan e memoria corta. Negli eventi del centrosinistra come in quelli del centrodestra. È la democrazia ai tempi dei social network: incontri pubblici sempre al chiuso, pensiero “corto” e facile da digerire per la pancia dell’elettorato, slogan buoni per ogni stagione e messaggi politici a presa rapida. Quanto ancora i serresi dovranno sentirsi raccontare di un ospedale «smantellato», senza chiedersi che fine abbia fatto l’ospedale «del futuro», è domanda retorica. Che vale ovviamente anche per le balle a orologeria sulla Trasversale o per l’usanza bipartisan di usare enti pubblici, finanziati con soldi pubblici, per incassare voti strumentalizzando il bisogno delle persone.

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