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Mercoledì, 04 Luglio 2018 17:04

Il padre di Filippo Ceravolo: «Se non ci sarà giustizia sono pronto a darmi fuoco»

Scritto da Alessandro De Padova
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Sono trascorsi quasi 6 anni dall’omicidio di Filippo Ceravolo, il giovane di Soriano Calabro ucciso per errore in un agguato di ‘ndrangheta sulla strada che porta a Pizzoni.

Nessuno, però, almeno fino ad ora, ha pagato per quella morte tanto assurda, quanto difficile da accettare per papà Martino e mamma Anna, che da quel tragico 25 ottobre 2012 devono fare i conti non solo con la perdita di un figlio ma anche con una giustizia che tarda ad arrivare.

E più giorni passano, maggiore è l’apprensione: la mamma di Filippo, Anna Lochiatto, ha tentato di portare a termine un gesto estremo, quello di tagliarsi le vene e la stessa cosa farà Martino se non dovessero arrivare risposte il prima possibile: «Sono pronto a cospargermi di benzina e a darmi fuoco, così la faccio finita una volta per tutte», ci ha confidato telefonicamente lo stesso Martino che continua a chiedere verità e giustizia per la morte di Filippo. A seguire la famiglia è invece l’avvocato Giovanna Fronte che, tra le altre cose, ha scritto una lettera ai vertici della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro - in particolare al procuratore Nicola Gratteri, e ai pubblici ministeri Camillo Falvo, Andrea Mancuso e Annamaria Frustaci – esponendo la situazione: «Da qualche mese – si legge nella missiva dell’avvocato Fronte – ricevo presso il mio studio il signor Martino Ceravolo il quale mi rappresenta la sua volontà di compiere gesti estremi poiché non riesce a sopportare l’idea che il fascicolo delle indagini per l’omicidio di Filippo sia stato archiviato, così come si legge nella richiesta di archiviazione, dove risulta che siano emersi “tutta una serie di dati - anche seri- di sospetto circa la probabile partecipazione degli indagati all’agguato nei confronti di Tassone e Ceravolo”».

La sera dell’agguato, infatti, Filippo chiese un passaggio a Domenico Tassone, considerato dagli inquirenti vicino al clan Emanuele e ritenuto il vero obiettivo dell’agguato da parte dei sicari del clan rivale dei Loielo.

«L’archiviazione del procedimento penale – afferma la Fronte - appare agli occhi dei genitori come una sorta di totale volontà di accantonare irrimediabilmente e definitivamente il caso, nonostante più volte siano state fornite delle rassicurazioni.  Da quando è venuta a mancare la collega che mi ha egregiamente preceduta, l’avvocato Turcaloro, ho cercato di convincere Ceravolo a desistere da azioni eclatanti e di avere fiducia nel pool di magistrati della distrettuale che si occupano del caso e del vibonese. Credo però che la situazione mi sfugga di mano in quanto Ceravolo non intende più aspettare e comunque ascoltare i miei consigli e giusto nella giornata del 2 luglio scorso mi rappresentava ulteriormente le sue intenzioni scendendo anche nei particolari della fattibilità del gesto che ritengo estremamente pericoloso per la sua incolumità personale. La presente pertanto – conclude la Fronte - vale quale comunicazione e come richiesta di informazioni circa la eventuale prosecuzione delle indagini ovvero se sussistono presupposti sopravvenuti che possano indurre a riaprire le indagini e quindi rispondere alla domanda di giustizia dei due genitori Filippo Ceravolo».