Martedì, 24 Settembre 2019 10:24

Autobomba a Limbadi, la Regione e Libera non si costituiscono parte civile. È polemica

Scritto da Redazione
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Sta facendo discutere il fatto che la Regione Calabria e l’associazione antimafia Libera non si siano costituiti parte civile nel processo per l’omicidio di Matteo Vinci, figlio di Francesco e Rosaria Scarpulla, ucciso da un’autobomba a Limbadi nell’aprile del 2018. Imputati per l’omicidio sono Rosaria Mancuso (sorella di alcuni esponenti di spicco dell’omonimo clan) e il genero Vito Barbara. Domenico Di Grillo (marito di Rosaria Mancuso) è accusato del tentato omicidio di Francesco Vinci, colpito ripetutamente con un’ascia e un forcone, mentre la figlia Lucia Di Grillo risponde solo di un’imputazione relativa alle armi.

«La Regione Calabria - spiega in una nota l’avvocato della famiglia Vinci-Scarpulla, Giuseppe De Pace - mente, sapendo di mentire, quando afferma che non era a conoscenza dell’apertura del dibattimento fissato per 17 settembre 2019, laddove innumerevoli articoli di stampa l’avevano preannunciata in ogni fascia oraria negli ultimi 3 mesi. Vuol dire che il pletorico ufficio-stampa della Regione funziona malissimo, ovvero che nel suo flusso comunicativo alla sfera politica c’è qualche barriera che lo ostruisce. E il compito di monitoraggio dei fenomeni mafiosi assunto in capo alla Commissione regionale Antimafia come è stato svolto in questa circostanza? Anch’essa ignara di questo cruciale passaggio della storia della Calabria? A questo punto i vertici politici non possono rimanere silenti ulteriormente. Ancora. Provando a mettere una toppa aggiunge (il portavoce?) che la Regione Calabria non è stata indicata da nessuno come parte offesa. Se questa castroneria è stata esternata da qualche dirigente, non ce ne meravigliamo. Ma se è stata avallata dall’Avvocatura, la cosa è allarmante: significa disconoscere le tre importanti norme contenute negli artt. 74-91-93 del Codice di Procedura Penale, che disciplinano l’esercizio dei diritti e delle facoltà per l’azione civile degli Enti e delle associazioni senza scopo di lucro nel processo. Nei processi in cui la Regione Calabria è stata parte civile, ad esempio nel processo “Kiterion” o in quello al branco di Melito Porto Salvo, da chi è stata indicata come parte offesa? La domanda è retorica».  «Per quanto riguarda “Libera” - prosegue il legale - abbiamo in primo luogo avvertito sprezzo nelle parole: “Non in tutti i processi ci costituiamo parte civile… né abbiamo tempo e risorse”». Per De Pace, quella di Libera è un’«offesa alla sensibilità dei familiari colpiti dalla tragedia e alla generalità dei cittadini schierati nella lotta alla mafia».

Il coordinamento regionale di Libera Calabria, riunitosi in questi giorni a Vibo Valentia, ha espresso «profonda amarezza per le note polemiche poste in essere dalla difesa dei coniugi Vinci, nel processo per l’omicidio del loro congiunto, tese ad evidenziare la mancata costituzione parte civile della stessa associazione. Al di là del dato tecnico statutario, in Calabria Libera si è costituita parte civile in importantissimi processi contro la ‘ndrangheta come Meta, Gotha, Kyterion e Jonny. Non si è costituita, nonostante le richieste, in altri processi pure importanti come Stige e Frontiera perché risulta materialmente impossibile la costituzione parte civile su tutti i processi contro la ‘ndrangheta, che meritano per loro stessa natura una costante attenzione da parte dell’Ufficio legale. Non lasciare soli i coniugi Vinci-Scarpulla - prosegue Libera - non significa soltanto essere presenti nel processo e che Libera ha fatto la sua parte, organizzando manifestazioni pubbliche, visite nel domicilio Vinci e in ultimo, ma non per ultimo, prelevare Francesco Vinci da diversi mesi ricoverato nel reparto grandi ustionati nell’Ospedale di Palermo. Il nostro auspicio è che, al termine delle fasi del giudizio, si possa ottenere verità e giustizia sull’atroce ed assurdo omicidio di Matteo».

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