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Mercoledì, 22 Febbraio 2012 14:00

CO: nuova inchiesta sui veleni dei clan. Una fonte: 'Fusti interrati tra Placanica e le Serre'

Scritto da Redazione
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mini co_22_feb_2012_fusti_tra_placanica_e_serraCalabria Ora di oggi, con un articolo di Ilario Filippone, parla di una fonte segreta che avrebbe visto con i propri occhi interrare dei non meglio precisati fusti verdi nei pressi di un cimitero sperduto in contrada Titi, tra Placanica e i monti delle Serre. Il racconto sarebbe contenuto in un informativa della Procura di Locri che potrebbe presto passare nelle mani della Direzione distrettuale antimafia. Una nuova inchiesta su veleni e rifiuti tossici occultati dai clan della 'ndrangheta, dunque, sarebbe già in corso, e secondo le indiscrezioni riportate da CO è probabile che a breve inizino anche gli scavi nel luogo indicato dalla fonte segreta. Il presunto testimone riferisce di cosa vide una notte di 15 anni fa.

Mentre percorreva in auto la strada che dalla jonica reggina sale sulle montagne sopra Serra San Bruno, l'uomo avrebbe intravisto delle luci. «Quando scesi dall’auto - è il racconto dell'uomo, la cui identità è top secret, riportato da CO - vidi degli uomini, un escavatore e una buca immensa. I fusti verdi erano ancora ai bordi della buca». L'uomo si rivolse ad una persona che si trovava sul luogo: «Mi disse che erano lì per portare a termine un’opera pubblica». Gli inquirenti, spiega sempre Filippone sul quotidiano diretto da Sansonetti, ci vanno cauti perchè ci sarebbero anche dei punti non chiari, su tutti il motivo che ha indotto il testimone a richiamare solo adesso un ricordo di 15 anni fa. Anche se il Corpo forestale dello Stato, che avrebbe raccolto la testimonianza dell'uomo, mantiene il massimo riserbo sulla vicenda, è noto che il sito indicato agli investigatori sia stato più volte ispezionato dagli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che hanno redatto una relazione che ora è in mano ai magistrati della Procura della Repubblica di Locri. «A seguito del rilievo magnetometrico - è un passaggio della relazione dell'Ingv pubblicato da CO - è stata individuata nell’area in esame un’anomalia magnetica piuttosto intensa e ben localizzata, di forma particolare, sulla cui natura è difficile formulare delle ipotesi». Il sito è stato ispezionato con un magnetometro. «La massa presente nel sottosuolo - si legge ancora nella relazione - non dovrebbe essere collegata a fusti metallici interrati, bensì a una massa ferromagnetica di altro genere. Per accertare la sua origine, però, è necessario uno scavo di verifica». I tecnici dell'Ingv dunque non si sbilanciano, ma il racconto della fonte segreta risulta comunque inquietante anche se incrociato con quanto scrisse qualche tempo fa su La Stampa Niccolò Zancan: un geometra, secondo quanto riportato dal quotidiano torinese, avrebbe consegnato agli inquirenti un dossier su una galleria costruita sulla Jonio-Tirreno, la superstrada dei due mari, non molto lontana dal luogo indicato dal testimone di cui parla CO di oggi. In quella galleria, secondo la versione del geometra, sarebbero stati tumulati rifiuti radioattivi, impastati nel cemento e poi inaugurati in pompa magna.

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