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Sabato, 16 Marzo 2013 15:18

Corruzione: chiesto il rinvio a giudizio per Alessandra Sarlo

Scritto da Loredana Colloca
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mini alessandra_sarloVIBO VALENTIA - Nel luglio del 2010 il governatore Scopelliti, nel vano tentativo di evitare il commissariamento dell’ente, nominava Alessandra Sarlo a capo dell’Asp vibonese. Dirigente alla formazione presso la Provincia di Reggio, commercialista e manager di lungo corso, la candidata, che di certo non temeva concorrenti, fu catapultata in una delle realtà sanitarie più complesse della regione. Certo, apparve subito chiaro ai più che non sembrava affatto ferrata in materia sanitaria. Dichiarazioni rilasciate col contagocce e pochi, fugaci incontri con la stampa per evitare domande scomode. Ma a tracciare il bilancio senza lode del suo operato fu il ministero dell’Interno, che, nel dicembre dello stesso anno, decretò il commissariamento dell’Asp vibonese per infiltrazioni mafiose, mettendo fine all’ingloriosa parentesi Sarlo.

Di sicuro, però, la grave dimostrazione di incompetenza non poteva far presagire quanto cara sarebbe costata quella poltrona a tutte le parti in causa.

Ieri, dalla procura di Catanzaro, è infatti arrivata la richiesta di rinvio a giudizio firmata dai sostituti procuratori Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio. Nessuna sorpresa, sia chiaro, visto che il provvedimento, da paventato, divenne presto atteso. L’ex dirigente dell’Asp vibonese dovrà difendersi dall’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Sulla prima udienza del processo si attendono le valutazioni del gup. Il procedimento a carico di Alessandra Sarlo si intreccia con l’inchiesta "Infinito 3" che ha portato alla condanna in primo grado del marito, il giudice reggino Vincenzo Giglio, a oltre 4 anni di reclusione. Dalle intercettazioni della procura di Milano tra Giglio e l’ex consigliere regionale Pdl Franco Morelli, condannato a 8 anni nell’ambito della stessa inchiesta, emersero le prime irregolarità nell’attribuzione di diversi incarichi ricoperti da Alessandra Sarlo. E su un'altra poltrona non troppo comoda occupata dalla manager, quella di direttore generale del dipartimento controlli della Regione Calabria, dovranno rispondere il presidente Giuseppe Scopelliti, il vice Antonella Stasi e l’assessore al personale Domenico Tallini, in un filone d’inchiesta in mano inizialmente alla procura reggina, passato poi a quella di Catanzaro, che si è già concluso con il rinvio a giudizio dei tre dirigenti regionali. Quando si dice puntare sul cavallo sbagliato…

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