Lo sa bene Pietro Comito, giornalista che, negli anni, si è spesso occupato di 'ndrangheta, denunciando a più riprese gli affari e le cointeressenze dei clan con settori della pubblica amministrazione. In un articolo del 2011, in particolare – quando allora Comito scriveva per il quotidiano “Calabria Ora” - il giornalista si occupò della cosca Accorinti di Briatico e, secondo quanto si legge nel provvedimento di fermo dell'operazione “Costa pulita”, condotta dalla Dda di Catanzaro – che ha portato stamane all'arresto di 23 persone, mentre altre risultano indagate a piede libero – ciò fece imbestialire il boss. Il cronista, nello specifico, raccontava come l'allora assessore di Briatico, Domenico Marzano, facesse da autista al boss del paese, Antonino Accorinti. Una prova, questa, si leggeva nel pezzo dell'epoca, dei presunti legami fra l'amministrazione e i clan, i cui capi - scriveva all'epoca Comito - "quando in quel piccolo ma importante centro del territorio si sono chiusi gli scrutini, non hanno esitato a stappare lo champagne per festeggiare il sindaco eletto...".
Affermazioni che non sono per nulla piaciute al clan, tanto che in una intercettazione, un gregario della cosca avrebbe testualmente detto al figlio del boss Accorinti: «Ha detto tuo padre che lo deve spaccare a quello come lo troviamo».
Pochi giorni dopo, alla redazione vibonese di Calabria Ora veniva recapitato un messaggio anonimo proprio all'indirizzo di Comito: «O Petru Comito ta tagnu a testa si scrivi subba u comuni i briatico e fatti i cazzi toi cerca u ma capisci o ta facimu capisciri nui ca testa ta pendimu a sal leoluca ta piazza u ma vidunu chi sbirrazzi coma a tia».