Giovedì, 23 Gennaio 2014 14:30

E a Brognaturo scoppia la guerra del “Bambinello”

Scritto da Salvatore Albanese
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bambinello brognaturoBiondo, riccio e paffutello. La statua del Bambin Gesù di Brognaturo e la sua tanto attesa benedizione notturna sono divenuti di nuovo oggetto di discussione nel piccolo borgo dell’entroterra vibonese. Come tradizione vuole, nel cuore della prima notte dell’anno, in barba a qualsiasi intemperie meteorologica – anche sotto la pioggia battente e nel gelo dei più rigidi inverni – dall’altare, la statua del Bambinello, in mano al parroco del paese, faceva puntualmente capolino nelle case dei brognaturesi illuminate a giorno per l’occasione. Una suggestiva processione che, allietata dal suono delle zampogne, vagava fra le porte del paese per portare ovunque la tanto agognata consacrazione divina, utile a redimere e proteggere le abitazione ed i rispettivi abitanti.

Secondo quanto riportato nel Vangelo di Luca, il parroco - una volta varcato l’uscio - al cospetto di tutta la famiglia alloggiata, proferiva il consueto auspicio: «Pace a questa casa», per poi impartire la santa benedizione. Una tradizione che durava forse da secoli, ma che ha ricevuto nel tempo qualche “leggera” variazione. Infatti, tanto scalpore aveva già suscitato all’inizio del 2012, la dura presa di posizione dell’ex parroco di Brognaturo don Alessandro Iannuzzi (poi destinato ad altra sede in seguito alle note e concitate vicissitudini) che si era rifiutato di assecondare le aspettative dei fedeli più avvezzi al rito, decidendo di effettuare la benedizione itinerante - non più durante la notte del primo dell’anno - ma, piuttosto, nella mattinata del giorno successivo. Scelta che naturalmente aveva sollevato un polverone inaudito, non condivisa da molti cittadini pronti a difendere a tutti i costi una storica tradizione di Brognaturo. Un rito che da anni si tramandava di generazione in generazione, fino a radicarsi non solo nell’animo dei più fedeli, diventando quindi patrimonio di tutta la collettività.

Anche quest’anno la statua di Gesù Bambino non ha fatto visita alle case dei brognaturesi durante la notte dell’1 gennaio, ciò nonostante di recente don Alessandro fosse stato sostituito con il serrese don Gerardo Letizia (inviato in missione pastorale proprio a Brognaturo dall’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone). Allora, come di consueto, il paese si è rapidamente spaccato in due: da una parte i fedeli addolorati dal mancato rispetto della tradizione e che anche quest’anno avrebbero tanto desiderato inchinarsi a baciare la scarpetta bianca del Bambinello in piena notte, dall’altra i “progressisti” – tacciati di blasfemia – che invece parlano di un rito ormai obsoleto di cui non se ne sente più la ragione. Secondo quest’ultimi, infatti, la visita di Gesù Bambino alle prime luci dell’alba dell’1 di gennaio era dovuta al fatto che in passato gran parte dei soggetti appartenenti alla comunità locale - peculiarmente dedita all’agricoltura e alla pastorizia - proprio a causa dell'attvità svolta, erano costretti a recarsi nei campi di buon’ora, sfruttando le primissime luci dell’alba per iniziare la dura e lunga giornata di lavoro che si consumava presto tra semina e raccolto, pascolo e mungitura del bestiame, fino alla produzione dei formaggi. Nessuno di conseguenza poteva permettersi di iniziare a lavorare tardi. Spesso a riversarsi nelle campagne, anche prima dell’alba – sostengono i più informati - erano interi nuclei familiari, ecco perché diventava una comodità ricevere la statua del Bambinello nelle ore notturne. Una decisione utile anche per il parroco che preservava così la possibilità di trovare tutti in casa, non rinunciando ai lauti doni e alle cospicue offerte che la generosa cittadinanza di Brognaturo offriva in cambio della benedizione domestica. Secondo, quindi, i meno feticisti della tradizione, oggi non ci sarebbe alcuna necessità di mantenere il rituale della visita notturna.

La controparte - quella che vorrebbe ricevere parroco e Bambinello alle ore piccole - però non desiste. Infatti, al di là della funzionalità o meno delle tradizioni, soffermandosi sull’accaduto, in molti sentenziano: «Quest’anno è stato un triste risveglio, soprattutto per i giovani che avrebbero tanto bisogno di avvicinarsi a Dio e che dopo il tradizionale cenone di fine anno, consumato con i propri cari, hanno preferito divertirsi in luoghi di perdizione e di spregiudicata trasgressione».

Insomma una diatriba assai difficile da sbrogliare, per quella che senza ombra di dubbio – a torto o a ragione – rimane la comunità più passionale di tutto il Vibonese.

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