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Venerdì, 20 Maggio 2016 12:09

Il gip accoglie le richieste della Dda e archivia l'indagine sulla morte di Filippo Ceravolo

Scritto da Redazione
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Il gip distrettuale di Catanzaro, Domenico Commodaro, ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo di regione, archiviando di fatto il caso relativo all'uccisione di Filippo Ceravolo, il giovane rimasto vittima di un agguato per errore la sera del 25 ottobre del 2012, sulla strada che collega Soriano a Pizzoni.

La morte di Filippo, dunque, è al momento senza responsabili anche se, tuttavia – secondo quanto riportato dall'edizione odierna del Quotidiano del Sud – nel fascicolo frutto della corposa informativa messa a punto dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, all'epoca guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, compaiono alcuni nomi di persone che, ovviamente, rimangono secretati, così come la loro appartenenza – vera o presunta – a gruppi criminali della zona, come quello degli Emanuele e dei Loielo, clan da anni al centro di una sanguinosa faida per il controllo del territorio dell'Alto Mesima. Ovviamente, su questo e molti altri aspetti hanno lavorato senza sosta i militari dell'Arma e i sostituti procuratori della Dda, Simona Rossi prima e Camillo Falvo poi, alla ricerca di un qualche elemento che potesse, in sostanza, evidenziare un coinvolgimento degli indagati nella vicenda della morte di Filippo. Ma c'è di più: gli inquirenti, infatti, sarebbero al lavoro su un filone molto più ampio, che riguarda la faida tra il clan degli Emanuele e quello dei Loielo da un lato e quella tra i Patania di Stefanaconi ed i Piscopisani dall'altro. Entrambe unite da un filo conduttore, che porterebbe dritto a Pantaleone Mancuso, meglio conosciuto come “Scarpuni”, legato sia ai Loielo che ai Patania.

Filippo, però, non aveva alcun tipo di legame con i gruppi criminali della zona. L'unica sua “colpa” è stata quella di trovarsi nel luogo sbagliato, al momento sbagliato. Da anni i familiari, assistiti dall'avvocato Maria Rosaria Turcaloro, hanno avuto il coraggio e la tenacia di andare avanti e di lottare affinché si facesse definitivamente luce sulla morte di Filippo.

 

 

 

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