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Martedì, 19 Novembre 2019 13:07

La denuncia: «L'avvocato dell'imputata attacca la vittima di stalking a processo finito (in prescrizione)»

Scritto da Redazione
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VIBO VALENTIA - Un caso «clamoroso»: un giudice che «autorizza un’arringa (lunga e offensiva) contro la vittima di gravi reati», episodio reso singolare soprattutto dal fatto che sarebbe avvenuto «dopo la conclusione del processo». A denunciarlo è l’avvocato Giuseppina Sibio, che nel processo in questione assisteva il serrese Vincenzo Carchidi, già volto noto di giornali e tv (fondatore e direttore de “La Schedina”, settimanale divenuto leader del settore negli anni ’90 con una tiratura di oltre 100mila copie e recentemente rinato sul web), nonché imprenditore e scrittore. Carchidi era parte civile nel processo a carico di una donna da lui denunciata per stalking. L’avvocato Sibio si dice «infuriata» per l’accaduto e lo stesso Carchidi, spiega il legale, alla fine si è «ribellato all’ennesima grave ingiustizia che stava subendo nell’aula penale del Tribunale di Vibo Valentia». Il giudice, in sostanza, dopo aver dichiarato il processo concluso per intervenuti termini di prescrizione, avrebbe «permesso all’avvocato della difesa di pronunciare una vera e propria arringa, infarcita di menzogne chiaramente contrastanti con gli elementi acquisiti e di contenuti calunniosi nei confronti della vittima, e peraltro ormai privi di qualsiasi utilità per l’imputata».

La vicenda ha avuto un iter processuale farraginoso ed è iniziata con la denuncia presentata da Carchidi a fine 2011, poi integrata da un’ulteriore querela nel marzo del 2012 e da altre circostanze segnalate nel corso degli anni all’Autorità giudiziaria. «Il Tribunale di Vibo Valentia – prosegue l’avvocato Sibio – ha archiviato letteralmente tutto, con motivazioni spesso discutibili (e in qualche caso palesemente errate), ed un giudice di pace è andato addirittura oltre, ignorando tanto l’esplicita confessione dell’imputata quanto l’eloquente ordinanza di rinvio a giudizio emessa dal dottor Antonio Battaglia, autorevolissimo Gip del Tribunale di Catanzaro, che evidentemente ha valutato la vicenda in maniera diametralmente opposta rispetto ai colleghi di Vibo». Nel luglio del 2017 il Tribunale di Catanzaro aveva ritrasmesso gli atti a Vibo «evidenziando l’opportunità di una prosecuzione veloce dell’iter processuale» ma, dopo una mezza dozzina di rinvii e altri ritardi, alla fine è stata dichiarata la prescrizione. «Nella penultima seduta (tenuta appena un mese prima) la stessa giudice – prosegue il legale di Carchidi – non aveva voluto ascoltare né la vittima né i testimoni, assicurando che il processo si sarebbe comunque concluso nei termini, mentre in data 14 novembre 2019 ha sentenziato che invece era stato prescritto». Nonostante ciò però il giudice «ha permesso» che l’avvocato che difendeva l’imputata «pronunciasse una lunga, ormai inutile e alquanto menzognera arringa contro il mio assistito». Un episodio che l’avvocato Sibio definisce «assurdo» perché avrebbe consentito di «umiliare ulteriormente la vittima perfino dopo la conclusione di un processo».