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Domenica, 19 Maggio 2013 14:28

Lamezia, 36 condanne per il clan Giampà

Scritto da Loredana Colloca
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mini tribunale136 richieste e 36 condanne, con risarcimento alle parti civili, incluso il comune di Lamezia. Il giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Giovanna Mastroianni, ha confermato l’impianto accusatorio a carico degli imputati nel processo nato dall’operazione "Medusa" del 26 giugno 2012. Condotta dalla Dda catanzarese, l'inchiesta ha portato all’individuazione di esponenti di spicco e gregari del clan Giampà di Lamezia. Con accuse che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, passando per i reati di estorsione, usura, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e favoreggiamento. La condanna più alta, 13 anni e 8 mesi, è stata comminata ad Aldo Notarianni, ritenuto la figura apicale della cosca. 12 anni al capo del gruppo criminale, Francesco Giampà, detto "il professore". Sei anni e otto mesi al figlio Giuseppe Giampà, diventato collaboratore di giustizia, e cinque alla moglie, Pasqualina Bonaddio. Per gli altri imputati coinvolti le pene variano dai dieci anni all’anno e otto mesi di reclusione.

Ridimensionate, in parte, le richieste del pubblico ministero, Elio Romano, che aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a pene tra 15 anni e due anni e quattro mesi. "Speriamo che questo possa rappresentare un punto di partenza - ha commentato il sindaco di Lamezia, Gianni Speranza - per una vita più libera e senza condizionamenti per gli operatori economici e per tutti i cittadini e per le istituzioni di Lamezia". Dalla Dda di Catanzaro, nel frattempo, arrivano rassicurazioni sui possibili sviluppi futuri. Il prossimo obiettivo, dopo lo smantellamento del clan, è la zona grigia. Il terreno di appoggio sul quale per decenni la cosca lametina ha fondato il suo potere.

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