Mercoledì, 30 Dicembre 2015 10:47

Vibo, confiscati beni per 40 milioni di euro al clan Tripodi - LE FOTO -

Scritto da Redazione
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Dalle prime luci dell'alba, in diverse località della provincia di Vibo Valentia - nonchè in quelle di Roma, Milano, Bologna, Monza, Padova e Messina - i militari del Comando provinciale dei Carabinieri e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, supportati dai Reparti locali, nonché dai Finanzieri dei Nuclei di Polizia Tributaria di Milano e Bologna e del Gruppo di Monza, stanno eseguendo un provvedimento di confisca di beni, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia - Sezione Misure di Prevenzione - su proposta della Dda di Catanzaro, nei confronti di esponenti e sodali della cosca Tripodi di Vibo Marina, ritenuti responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione, illecita detenzione di arma comune da sparo e frode nelle pubbliche forniture.

Il provvedimento riguarda, nello specifico, 13 aziende, tra cui alcuni bar e ristoranti nel centro di Roma ed in provincia di Milano ed imprese edili operanti a Milano, Padova, Roma e Vibo Valentia; quote di società operanti in provincia di Bologna, Roma e Vibo Valentia; 31 immobili, di cui 10 fabbricati di pregio a Milano e Roma e 21 terreni ubicati in parte in provincia di Roma ed in parte in quella di Vibo Valentia e 13 tra automezzi industriali ed autoveicoli.

Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa 37 milioni di euro.

L’operazione è arrivata al termine di una complessa e prolungata attività investigativa, che ha permesso di accertare l’operatività dei Tripodi, ricostruendone le attività illecite nell’arco temporale 2006-2012, le dinamiche interne ed esterne, nonché i variegati interessi economici in diverse regioni. Il quadro che ne è emerso è quello di un’organizzazione dedita all’infiltrazione, attraverso società direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca o intestate a prestanome, perlopiù operanti nel settore dell’edilizia, nei lavori pubblici lungo la costa vibonese e in opere pubbliche realizzate in altre località del territorio nazionale; all’utilizzo di numerose società riconducibili alla cosca, che costituiscono lo strumento per la commissione dei reati e in particolare per l’accaparramento degli appalti, tanto da poter far ritenere il sodalizio una vera e propria Holding di ‘ndrangheta; all’usura, accertata in particolare nei confronti di un commerciante di autovetture vibonese ed alle estorsioni ai danni di altri operatori economici, attuate anche attraverso l’imposizione del pagamento di fatture per prestazioni in realtà mai eseguite nonché dell’acquisto di beni e prestazioni d’opera dalle ditte riconducibili al sodalizio.

Tale attività investigativa ha registrato il fermo di 20 indagati nel maggio del 2013 (operazione “Libra”) seguito nel luglio 2014 dall’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo dei beni - ora sottoposti a confisca - e dal riconoscimento in sede giudiziaria dell’esistenza della cosca Tripodi avvenuta per effetto della sentenza del Tribunale di Catanzaro n. 30/2015 del febbraio 2015.

Con il provvedimento di confisca, inoltre, è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di dimora nel comune di residenza a carico di sei indagati residenti nel Vibonese.

I particolari dell’attività saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, presieduta dal Procuratore Aggiunto della Dda, Giovanni Bombardieri, che avrà luogo nella mattinata odierna presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

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