Martedì, 10 Gennaio 2017 13:16

Acqua sporca e superficialità dell’informazione

Scritto da Gioacchino Criaco
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«Tutto oggi gira intorno ai soldi», ecco, giusto per dire una banalità, ma tutto, forse, da sempre, ruota attorno ai denari, e si muove per fini egoistici. A chiacchiere, a monte di ogni cosa si pone un principio, un’idea o un ideale; tutta roba buona solo per un alibi.

Eppure, anche se immersi in un sistema da pecunia, ci sono dei pazzi, o dei fessi, che a volte rivendicano diritti collettivi, si battono per principi, senza ritorni monetari, e da che l’uomo è uomo ai puri di spirito si guarda sempre con l’occhio della malizia, che al mondo nessuno è fesso. E l’informazione che è, o dovrebbe essere, l’occhio lungo delle società moderne, quando in ballo ci sono gli interessi generali, spesso, invece di scrutare le notizie, indaga le coscienze. Perché oggi, e forse da sempre, le notizie per vendersi debbono mostrare il loro lato oscuro. La verità, la causa, di ogni moto umano non interessano a nessuno; attirano solo gli ignobili fini e i marci mezzi. E sui media a larga lettura o sconfinata vista non ci si va per un fatto ma per i suoi contorni. Così i contorni sono diventati più importanti del fatto, e la sua verità è un elemento residuale che a galla arriverà dopo lunga lotta. E io che odio premesse e antefatti, con dispiacere, li uso in un caso che si potrebbe spiegare in quattro parole ed è diventato un trastullo di Kafka: nessuno avrebbe saputo a livello nazionale di quale parodia d’acqua siano colmi i rubinetti di Nicotera e del suo circondario, se una giornalista nel fare il proprio mestiere non avesse scritto delle cose che al locale movimento cittadino, per acqua e mare puliti, fossero risultate offensive. Alle presunte offese il movimento ha provato a rispondere con una raccolta firme su un documento che per loro avrebbe dovuto essere una replica ma che per la stampa è diventata una petizione contro la giornalista, contro l’informazione e quindi un bavaglio alla libertà d’informare. Ora, su chi ha ragione o torto, su come siano andate le cose, non m’infilo, e non per pilateria, ma perché ciò non servirebbe al problema reale che ha generato il caso. Noto, invece, che finalmente in ogni angolo della Nazione è arrivata la notizia che Nicotera e i paesi intorno a essa lottano per l’affermazione di un diritto che ritengono violato -acqua e mare puliti. Noto pure che la notizia sia arrivata non come fatto, ma come elemento di corredo al fatto -l’attacco alla libertà d’informazione-. Questo ormai è un fatto, le notizie periferiche al centro ci arrivano solo attraverso un circuito viziato, malsano, nonostante a volte ci siano sforzi considerevoli dell’informazione locale, anche pubblica, per dare loro una visibilità che aiuti la risoluzione dei problemi. Ed è inutile stare a dire o spiegare se ci siano malafede o complotti. Il meccanismo oramai funziona così, e il meccanismo è pericoloso, nelle periferie problematiche di più. La Calabria è metafora di questo, dove una notizia non ha valore se non è immersa in un putridume ‘ndranghetista, dove la speranza è sempre e solo vista in chiave antimafiosa e quasi mai è accettata se tenta di contrastare un sistema vessatorio locale molto più ampio. La stampa nazionale molto di rado si occupa di lotte calabresi, salvo che ci siano movimenti che si definiscano anti piovra, e negli anni gli abbagli giornalistici sono stati parecchi, poche associazioni hanno superato indenni i dileggi del tempo e del bisogno. Quasi mai l’informazione extra calabrese si è accorta di quante numerose fossero le lotte meritevoli di attenzione e supporto, e grazie a Dio la conta è numerosa dai tingiuti di Saline agli agostani di San Ferdinando, dai briganti delle Serre ai lupi dell’Aspromonte. In Calabria si è lottato e si lotta per il no al carbone, contro le trivellazioni, gli inquinamenti, la cattiva sanità. C’è una formidabile speranza che è cresciuta intorno alle questioni ambientali e, unendosi, in futuro può diventare il vero elemento di modifica sociale. Dispiace che solo pochi volenterosi giornalisti nostrani si accorgano della importanza di queste lotte e di questi movimenti. Dispiace perché le lotte in Calabria non sono un fatto straordinario, sono sempre nate, esplose e poi affossate. Ecco, per chi ama la verità, più degli scoop, la luce sul bene è un grande aiuto. E, per chi lotta, la capacità di utilizzare i meccanismi tortuosi della comunicazione andrebbe imparata un po’ di più, sia per non cadere nei tranelli, sia per non sbagliare davvero.

Gioacchino Criaco

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