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Domenica, 11 Novembre 2012 15:20

Censore e Salerno: le allegre comari di Palazzo Campanella

Scritto da Salvatore Albanese
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mini censore-salernoSerra San Bruno è un centro di fermento politico. E’ l’epicentro di una forza capace di mandare due suoi ex sindaci a governare la regione. Due nostri conterranei consegnati con prepotenza agli scanni più alti della Calabria: gli albori di una rinascita attesa da tempo. E visto che bene o male ci abbiamo contribuito quasi tutti, per un momento ci siamo sentiti arrivati. Quasi appagati.

Poi i giorni passano, i gettoni di presenza si accumulano ma le cose stentano a cambiare, anzi peggiorano e ti accorgi che era tutto un bluff. Azzerano un ospedale, smantellano i servizi, affogano le speranze di lavoro e continuano a mandarti a casa acqua avvelenata. E tutti, compresi loro due, rimangono indifferenti. Muti e scabrosi come dei cactus.

Ma c’è un punto di rottura. C’è un momento in cui il silenzio crolla e si aguzzano le armi. Peccato che siano coltelli affilati dal ridicolo. L’8 novembre in commissione Sanità viene proposto il nuovo riassetto territoriale-ospedaliero. Tra i firmatari oltre a Salerno (Pdl), c’è Claudio Parente (Scopelliti Presidente), uomo della sanità privata calabrese. Il risultato è che il nostro distretto sanitario decade. Sarà assorbito da una grande “Area Centro” con il volante a Catanzaro e le briciole a Vibo, terra di periferia definitivamente scippata della sua Asp.  La proposta passa con un voto risicato. Il dado è tratto. Giusto preludio al batti e ribatti senza esclusione di colpi. Al duello buffo che di politico ha ben poco. Una farsa all’ultima accusa degna dei “Capponi di Renzo”.

Con le poltrone di Palazzo Campanella ancora fumanti, Censore (Pd) attacca: “una proposta di legge presentata senza prima neanche essere letta”. “E’ un ulteriore raggiro ai calabresi”.

Si innesca la polemica. Ferito nell’orgoglio Salerno ribatte: “lo sprovveduto Censore vive fuori dal mondo”. “E’ incapace di leggere e comprendere gli atti”. “Parla senza documentarsi”. Allora il battibecco degenera. La sfida prosegue a colpi di grottesche note stampa. Si rasenta il ridicolo. È di nuovo il turno di Censore: “Al consigliere Salerno vorrei ricordare che, a differenza sua, ho acquisito i miei titoli attraverso ordinarie frequenze dei corsi di studio, questo basta per attestare la mia capacità a leggere ed interpretare atti che evidentemente sono disconosciuti da chi, invece, li propone e presenta”. “Parla con astio e rabbia…”

Il teatrino sembra non volersi sciogliere. Si arriva quindi all’imbarazzante atto finale, in cui è Salerno a rispondere ancora: “Censore ogni giorno si pone alla stregua di Pulcinella, un “grande politico” che non è neppure riuscito a farsi eleggere consigliere comunale nel suo paese”. “Delle conquiste della mia vita parlano gli altri, vantarsi da sé non ha il benché minimo valore”.

Insomma per entrambi discorsi di alto profilo ideologico e politico. Un operato, il loro, svolto con il bene del territorio sempre al centro, per due animali da palcoscenico che ogni giorno si sfidano coi guanti bianchi, argomentando con raziocinio, classe ed eleganza senza mai perdere di vista i problemi reali. Assorti a preservare ognuno la propria immagine, a farla emergere a danno dell’altro. Mentre il territorio affonda, soccombe e si spopola. Due serresi consiglieri regionali. Se questo è tutto quel che abbiamo, quel che abbiamo allora è nulla.

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