La testimonianza del pastore oggi si incrocia con una nuova, poco rassicurante, scoperta, fatta ancora una volta dagli attivisti dell’associazione Il Brigante e del Comitato civico Pro-Serre. La scoperta è la conferma fotografica delle parole di Maurizio Remo Reale, ex collaboratore di Sorical che conosce molto bene l’impianto dell’Alaco, che, sempre in “Acquaraggia”, spiega come il compattatore dei fanghi fosse malfunzionante e, per questo motivo, fosse spesso utilizzato lo scarico d’emergenza, attraverso cui i fanghi arrivavano – e probabilmente arrivano tuttora – direttamente nel fiume. E il fiume scende a mare. L’Alaca si butta nello Jonio, proprio all’altezza di San Sostene. Le foto che il Vizzarro pubblica in esclusiva, scattate nel primo pomeriggio di oggi nelle immediate vicinanze dell’impianto di potabilizzazione Sorical, testimoniano inequivocabilmente lo stato del fiume che si trova proprio sotto il potabilizzatore, a pochi metri. Il che lascia presagire che potrebbe trattarsi dello scarico dei fanghi reflui provenienti dal compattatore. Un’altra immagine lugubre che arriva dall’Alaco: acqua nera, pietre annerite, una puzza indescrivibile, come “un misto di fogna e candeggina” - racconta chi ha visto da vicino quest’ennesimo scempio. Oltre alle foto a breve verrà caricato su youtube un video che testimonia la situazione del fiume e l'immediata vicinanza con l’impianto. Dalle foto è evidente la differenza tra una fiumara poco distante, con l’acqua limpida e il muschio cresciuto sulle pietre, e il fiume in cui, probabilmente, vengono scaricati i fanghi residui dal trattamento di potabilizzazione. Un "fiume" che ha ben altro aspetto. Dunque non serve ripetere per l’ennesima volta che l’Alaco è un cancro che si dirama fino ad arrivare nei rubinetti delle nostre case - e forse, purtroppo, anche nel nostro mare… -, bastano le immagini a capire lo stato delle cose. Le immagini e il racconto diretto di chi le ha realizzate.
"L'odore acre e nauseabondo che proviene da quello scarico a cielo aperto, ci ha fatto avvicinare a stento, tutto intorno la faggeta è una discarica di latte e fusti, parecchi ancora visibili tra le foglie e i rami secchi che presumibilmente ne nascondono degli altri. Lo scarico arriva direttamente al fiume le cui pietre sono annerite come se fossero state immerse nel petrolio. Un panorama spettrale".