Mercoledì, 22 Agosto 2012 15:34

L’Udc: una grande risorsa per tutti (?). Le incoerenze dei partiti e dei loro componenti

Scritto da Bruno Greco
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bersani e_casiniChe la linea di demarcazione tra i vari "partiti" politici, come quella ideologica, non costituisse più una differenza sostanziale tra gli stessi è oramai chiaro da tempo. Di conseguenza non si fa sorpresa ad alcuno se si sostiene che "non esiste più nè la Destra nè la Sinistra". Infatti, oggi, l’unica differenza tra i vari schieramenti è percepibile nei nomi, che benissimo potrebbero essere mischiati in un grande ed unico calderone, ambiziosi nel loro insieme di applicare alla luce del sole una dittatura ora solo celata.

La cosa che però fa più rabbia è l’insulto che la "politica", quella attuale, mina nei confronti dell’intelligenza umana.

A livello nazionale, la grande coalizione che sostiene il governo dei tecnici è stata ampiamente ostentata nell’appoggio incondizionato dei partiti principali del paese, Pdl, Pd e Udc, alle scelte di Monti. Ma cosa succedeva prima dell’avvento dei tecnici?

Il Pdl, troncato del fondatore Fini ma forte della sua maggioranza con la Lega aggrappata alla tetta del Federalismo, portava avanti il suo show, "ostacolato" (se così è giusto dire), da Pd, Udc (altro ex alleato) Idv e quant’altri, tutti accomunati dall’antiberlusconismo ma poco interessati al bene del Paese.

Alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2012, l’Udc vibonese sostiene Giuseppe Scopelliti (Pdl), presentando come candidato l’imprenditore Francescantonio Stillitani, altro stinco di santo, impegnato politicamente a levare i sigilli del suo futuro centro commerciale (socio Plumeria) costruito con l’ausilio della bacchetta magica all’entrata dell’imbuto autostradale di Pizzo, sotto il cavalcavia ferroviario e sulla valle del lago Angitola… non usciamo fuori tema.

Quindi, si registra già da subito un’incongruenza tra politica locale e nazionale… ma cosa importa, sono i numeri che contano. Nel frattempo, in casa Pdl, Maria Limardo, scontenta della vittoria di Nazzareno Salerno (suo collega di partito), lascia la compagine berlusconiana per passare a Fli. E se invece avesse vinto? Il fatto è che si cerca sempre lo scranno più alto e nel Pdl la Limardo s’è vista fuggire la possibilità di scalata. Ma forse il rammarico della stessa fu quello di aver perso al fianco di un politico ormai al tramonto, risorto solo con i "voti" che note intercettazioni telefoniche attesterebbero. Si ricorda che alla presentazione dei candidati del Pdl alla Regione, il coordinatore provinciale Valerio Grillo parlava così dei suoi uomini (Crupi compreso): «Persone di primissima qualità, per i quali rivendichiamo il primato della legalità, dell’onestà e della trasparenza, che con l’impegno hanno lasciato, nella nostra provincia, un segno significativo della loro presenza». Sicuramente Stillitani avrebbe preferito la Limardo a Salerno, ma non si può avere tutto e in una volta. E poi, non dimentichiamo che lo stesso Salerno fu al fianco di Casini nel fu Ccd.

Stillitani nel frattempo diventa assessore al lavoro, formazione professionale e politiche sociali, niente male per un indagato per abusivismo edilizio. Col suo potere e la sua "credibilità" comincia a fare un lavoro certosino, reclutando una miriade di giovani che credono nel suo savoir faire. Nascono sezioni (fantasma) Udc su tutto il territorio provinciale. Vengono organizzati convegni attraverso i quali l’assessore lancia fumo negli occhi sventolando i primi bandi regionali che portano la sua firma mentre a palazzo Campanella si decide la fine della Sanità calabrese.

A Serra San Bruno per esempio, i rappresentanti del partito di centro, finiti in liste diverse alle ultime amministrative, gridavano, ognuno da parte loro, lo stretto rapporto con l’assessore Stillitani, decretando però una spaccatura del partito a livello comunale: con due rappresentanti, Antonio Andreacchi e Pisani Davide, finiti nella lista "Al lavoro per il cambiamento" (con candidato a sindaco Mirko Tassone esponente della lista "Scopelliti Presidente" ex Pdl) e con uno, Biagio Vavalà, nella lista "La Serra" (con candidato a sindaco Giuseppe Raffele, allora in rottura col Pd, passato da poco nelle file dell’Udc).

Udc dappertutto, in accordo con tutti ma sempre più diviso al proprio interno. E la divisione si fa ancora più interessante quando decide di spostarsi all’interno del partito centrista un altro "colosso" della politica provinciale e regionale, Ottavio Gaetano Bruni, eletto al Consiglio Regionale sotto il simbolo di Autonomia e Diritti. Uno stile che oramai non scandalizza più nessuno, nemmeno l’elettorato gregge, che dopo aver votato per un candidato, da una parte lo vede passare all’altra.

Questo passaggio causa una nuova spaccatura all’interno delle sezioni Udc locali. Ad esempio, a Capistrano, il giovane esponente di Autonomia e Diritti Marco Martino, fedele a Bruni, comunica il suo passaggio all’Udc. Alle ultime amministrative di Capistrano si ripete dunque ciò che è successo a Serra: Martino sostiene l’ex sindaco e consigliere provinciale Renato Arone (eletto alla Provincia sotto il simbolo del Pd, passato dopo le elezioni regionali al gruppo consiliare "Scopelliti Presidente", e non lontano da un salto nell’Udc) mentre l’altro esponente locale, Domenico Mesiano, si ricandida a sostegno del sindaco uscente Caputo, che riconferma nella squadra i pidiellini Manduca e Potami.

Comunque, nonostante le spaccature locali, l’Udc continua a crescere a vista d’occhio, ma questa volta sono 2 i leader e non più 1, e, nonostante i malumori e le paure di Stillitani, non si può certo dire di no a Bruni. Due uomini così, pur rivali nella leadership possono però spartirsi belle fette della torta. Che ne so, tra i due per esempio può esserci stato un discorso del tipo "Facciamo crescere il partito, prendiamo reclute in ogni dove, a destra a manca, sopra, sotto… la posta in gioco potrebbe essere la presidenza della provincia e il parlamento…". Ipotesi? Bah! E se così fosse, con i giorni contati della provincia di Vibo, cosa succederà nel futuro prossimo?

Il partitino di Casini ha preso una rampa di lancio che dalla vetta rischia di finire nuovamente a valle per mano dei suoi stessi vertici. E ce ne sarebbero politici attualmente intenzionati ad entrare nell’Udc, a conferma del fatto che Pd e Pdl sono oramai snobbati da tutti, giustamente.

Ad esempio, il passaggio di Raffaele Lo Iacono, ex sindaco di Serra, nel Mpa, appare a mio avviso una scelta alquanto forzata, e il non passaggio all’Udc è stato magari ponderato forse per il ritaglio di una certa rilevanza all’interno di un gruppo e per non tenere inutili contropiedi all’amico Giuseppe Raffele.

Altro esempio, pur avendo sostenuto di abbandonare la politica attiva, se ce ne fossero i presupposti, la leadership regionale nell’Udc potrebbe vedere l’arrivo di Loiero, completamente lontano dal Pd e dal suo caro ed innocente amico Adamo. Ma i cani all’osso sono troppi e non conviene più. Meglio essere opinionisti del Quotidiano.

In ultimo, ci mancava il connubio tra il consigliere regionale del Pd Bruno Censore, e il capogruppo dell’Udc alla Regione Alfonso Dattolo. Matrimonio annunciato sabato scorso a Serra San Bruno alla chiusura della 2 giorni di incontri organizzati dal Pd locale. Ma Censore (l’amministrazione comunale guidata da Lo Iacono insegna) non è nuovo a questi sodalizi trasversali.

E chi più ne ha più ne metta…

Alla fine dei conti, tutti gli altri come si comporteranno: corrente Bruni o corrente Stillitani? Iconio Massara (segretario provinciale del partito di Casini) tra gli screzi vibonesi avviati in seno al Comune e la Babilonia provinciale, avrà un bel da fare per tenere a bada tutti gli umori. E a quale prezzo?!

Siete d’accordo o no che la politica, per come praticata oggi, è veramente un’offesa all’intelligenza dell’essere umano?

 

 

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    Mentre in effetti Russo e compagni affastellavano argomenti e ricercavano giustificazioni per definire un inciucio politicamente inqualificabile, il consigliere Stefano Luciano li scavalcava a sinistra sul tema che di più mette a nudo le incoerenze e le timidezze del gruppo: la sfiducia a Costa.

    Dalle chiacchiere ai fatti, già oggi in sede di approvazione del DUP abbiamo verificato quanto regge il patto di potere sancito - officiante Vito Pitaro, con Mangialavori e il centrodestra - sulle elezioni provinciali di Vibo. Gli eroici tutori dell'ortodossia democratica in salsa vibonese hanno fatto ancora una volta da stampella a Costa e dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quali erano i contorni del baratto politico stipulato in sfregio al Pd di tutto il territorio vibonese.

    Repentinamente chi, per qualche giorno, quando il proprio voto valeva 8, ha fatto il leone, è tornato a farsi pecorella in consiglio comunale quando è tornato valere 1, esattamente come accade da 3 anni. Del resto, la clamorosa incoerenza del gruppo dei "lanciatori di segnali" e cacciatori di incarichi in astinenza, oltre che nella totale infondatezza dell'assunto secondo cui per rafforzare il partito a Vibo bisogna votare Forza Italia, sta nella faccia tosta di presentarsi in federazione sedendo allo stesso tavolo con un consigliere che appena sei mesi fa si è candidato alle politiche in altra coalizione e che è già automaticamente decaduto dell'anagrafe degli iscritti.

    Peraltro il segretario di Federazione, diversamente da quanto ritenuto dalla banda degli onesti, mi risulta abbia già avviato la procedura presso la commissione di garanzia per la violazione dell'art. 4 del codice etico per come conclamata e dagli stessi ieri pubblicamente certificata.

    Pino Pellegrino

    Dirigente del Partito democratico

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