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Sabato, 10 Marzo 2018 09:29

La domenica delle salme

Scritto da Bruno Vellone
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«La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia». De Andrè lo aveva cantato già nei primi anni ’90 quando ormai ad indignarsi e a protestare non rimaneva che un coro di cicale.

Dalle elezioni di domenica scorsa due sono i dati significativi che per chi non vuole offrire analisi a buon mercato non posso essere trascurati. Il primo: la fine del berlusconismo e dell’antiberlusconismo; secondo: la fine del voto ideologico e della "sinistra". Nel primo caso è del tutto evidente il tracollo dei berluscones e degli antiberlusconiani che nel corso degli anni hanno fondato un’intera politica sullo spauracchio di Berlusconi al governo e di una presunta deriva autoritaria, salvo dimenticare che il Cavaliere prendeva voti a iosa in elezioni perfettamente democratiche e non acquisiva potere con metodi dittatoriali. Proprio sulla base di questo spauracchio sono nate e cresciute fortune politiche di diversi uomini di “sinistra” che poi nel tempo hanno dimenticato i valori nei quali hanno creduto o necessariamente fatto finta di credere, per cedere il passo ad un liberismo sfrenato fatto di clientele e fagocitazione di interessi particolari e non generali. Se c’è stato un Renzi che ha rottamato il Partito democratico è venuto dopo un Bersani che è arrivato dopo un D’Alema e cosi via, tutti autori di una politica personalistica all’americana voluta da Veltroni, che oggi s’incensa come padre nobile della sinistra italiana.

Per avere un partito di sinistra realmente rappresentativo bisogna tornare indietro al Pci di Berlinguer che, guarda caso, prendeva esattamente la stessa percentuale di voti dei grillini. Cosa è successo? Al tempo di Robespierre c’era un detto “La rivoluzione mangia i propri figli”. La sinistra ha mangiato se stessa attraverso una mutazione genetica che le ha fatto perdere il contatto col popolo e con la realtà politica. Oggi, in tempi in cui anche i notai si dicono di sinistra, si è assistito alla morte del voto ideologico che ha lasciato il campo a quello di protesta da qualunque parte essa provenga. Certo è chiaro che il M5S ha goduto di questo cambio di passo riuscendo ad incanalare questo stato di cose ma ci voleva ben poco per farlo. Tutto era nell’aria con una Lega che ha, strutturalmente, preso il posto dei partiti radicali acquisendo la capacità di una rappresentanza capillare propria dell’ex Partito comunista. Ed allora cosa fare? Alla “sinistra” non resta altro che trovare nuove forme per proporre i contenuti di uguaglianza sostanziale, dignità e conflitto di classe. Ma con uomini nuovi. Senza paure e senza timori perché l’uomo potrà conquistare anche lo spazio ma alla fine i suoi problemi rimarranno sempre gli stessi, non dimenticando soprattutto, che lo stomaco di un operaio ha bisogno della stessa quantità, se non maggiore, di cibo o calorie di un ingegnere o di un politico. E lo stato sociale osannato da una sinistra inesistente lo deve garantire.