Martedì, 27 Novembre 2012 14:48

Non datecela a bere!

Scritto da Angelo De Luca
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mini incontro_Non_datecela_a_bereVIBO MARINA - C’è un capitolo di un film che torna sempre di moda, quasi come se fosse divenuto un cult. E la visione è ogni volta diversa da quella precedente, scoprendo a poco a poco quei particolari che erano passati inosservati. A Vibo Marina, per esempio, i ragazzi del “Facciamo Rumore” hanno scoperto la totale disinformazione della cittadinanza sulla saga dell’acqua sporca. La maggior parte dei presenti, per  esempio, era convinta che l’acqua era sporca solo per via della rete colabrodo del Comune e che le analisi dell’Asl erano attendibili solo perché erano loro stesse ad emanarle. E mentre per alcuni, vedi magistratura e associazioni  varie, la pellicola è quasi consumata, per  altri invece si tratta di una prima visione assoluta.

Nel pomeriggio di domenica sera, infatti, alcuni cittadini delle marinate si sono riuniti nella sede della fondazione “Federica per la vita” per ascoltare con le proprie orecchie gli interventi di alcuni relatori che sul caso “Alaco” hanno fatto piena luce già prima dell’inchiesta giudiziaria di maggio. Sentendo Sergio Gambino, i presenti hanno finalmente capito perché l’acqua che entra nelle loro case non può, a dispetto di quello che sosteneva e sostengono tutt’ora i soci della Sorical, essere potabilizzabile. “Noi che conosciamo bene i boschi delle Serre – ha spiegato l’attivista de “il Brigante” – sappiamo bene la morfologia del terreno in cui insiste l’invaso. Avevano assicurato ad esempio la bonifica e invece con il calo di piogge – e di conseguenza con l’abbassamento delle acque – sono tornate alla luce le radici e le piante che altrimenti non sarebbero dovuti esistere”. Ma la cosa per certi versi più grave, l’ha spiegata l’ex dipendente della società che oggi gestisce il sistema idrico calabrese. Maurizio Reale ha così spiegato il business che da anni si è consumato attorno alla vicenda Alaco. “Prima dell’entrata in scena delle società misto pubblico-private – ha detto Reale – l’invaso era sotto tutela della Regione Calabria, che comunque garantiva una certa qualità. Successivamente l’impianto è stato ampliato e Sorical, dichiarando i pozzi comunali non potabili, ha pensato bene di mandare più acqua ai Comuni, aprendo di fatto la diga e mischiando l’acqua proveniente da sorgenti con quelle stagnanti, passando così da 150 litri per secondo a 600”. E ovviamente, come di consueto, più acqua si manda, più acqua si paga. Il tutto per un semplice fatto di contenimento dei costi da parte di Sorical e Veolia, che per recuperare credito hanno evitato garanzie sanitarie e meccaniche, così come si evince per esempio dalla mancanza di documenti attendibili sulla potabilità delle acque, a danno dei cittadini ignari. Una storia che, come ha dichiarato Sergio Pelaia, “è figlia del matrimonio tra Sorical e politica, dove non a caso, con l’inchiesta della magistratura, sono venuti fuori una serie di nomi riconducibili a questi intrecci”. Ma la popolazione tante cose è parsa non saperle davvero, altrimenti non spiegherebbe questo strano silenzio generale. Giusto perché si sta parlando di acqua, ovvero di bene naturale e di prima necessità. Giulia Zanfino, curatrice dell’inchiesta giornalista di Rai 3 “Acquaraggia”, ha raccontato i retroscena del suo lavoro, spiegando ai presenti l’incredulità dei redattori del programma “Crash” alla visione del documentario e le velate minacce dei dirigenti Sorical dopo l’uscita pubblica. “Quello che più ho notato – ha detto la giornalista – è la tranquillità dei vibonesi allo stato di cose. In altri posti sarebbe scoppiata la guerra civile”. Dunque, fare rumore e informare sempre di più la gente è il percorso da seguire per non rimanere vere e proprie vittime di un raggiro pericoloso. Non a caso, ha ricordato il presidente del comitato Pro-Serre, Salvatore Albanese, “sarebbe la prima volta in Europa che 8 indagati verrebbero puniti per avvelenamento di massa”. Il che chiarisce ancor più la gravità della situazione. 

Angelo De Luca

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