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Giovedì, 31 Maggio 2012 15:08

Pane, olio, terra e pomodoro

Scritto da Sergio Gambino
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mini contadine-1-Analizzando le Serre sotto un profilo economico, vorrei porre all’attenzione di quanti abbiano la pazienza di leggere queste mie riflessioni, un quadro di quanto in questo momento è il potenziale produttivo del territorio e della sua popolazione. Negli ultimi trent’anni in particolar modo, l’indotto di danaro viene soprattutto dal terziario e cioè dalla produzione di servizi, cosa che ha fatto da volano per quel periodo di cementificazione selvaggia che ha permesso l’arricchimento di pochi, la devastazione del paese dal punto di vista urbanistico e la sopravvivenza nel mondo edile di qualche impresuccia satellite. Intanto, perché la televisione ci ha detto che eravamo tutti uguali, che tutti potevamo diventare Ridge Forrester o una velina, abbiamo abbandonato quella che era la nostra ricchezza, per rincorrerne un’altra, frivola e inconcreta. Nel momento poi, di totale smantellamento dei servizi in Serra, l’Ospedale, a prescindere dalla vitale importanza sanitaria, era diventato la nostra “fabbrica”. Servizi azzerati e azzerata l’edilizia, la situazione è al collasso.

Disse una volta un nostro onorevole, in un suo intervento sulla situazione economica calabrese, dimostrando una grande conoscenza e dialettica, avendo molto probabilmente studiato il “Capitale” di Marx: “L’economia è ferma e lo potete notare cà non ava sordi ‘ntralli libretta”. La sua formazione di sinistra è complice di un’analisi forse troppo di parte, l’influenza Schumpeteriana è profondamente marcata nel suo parlare. Dunque a prescindere da queste perle di saggezza dalle quali trarre insegnamento e legge, quello che era il tessuto economico delle Serre è smantellato. La grave mancanza,la grande assente del mondo produttivo serrese è l’agricoltura, seguita a ruota dall’artigianato d’eccellenza. “Le associazioni dei contadini, regolarmente costituite in cooperative o in altri enti, possono ottenere la concessione di terreni di proprietà privata o di enti pubblici che risultino non coltivati o insufficientemente coltivati in relazione alle loro qualità, alle condizioni agricole del luogo e alle esigenze culturali dell'azienda in relazione con le necessità della produzione agricola nazionale”. Questo il primo punto della legge Gullo. Lo statista dal quale la legge prende il nome, già dal 1922 dalle righe del suo giornale “Calabria proletaria”, metteva in evidenza la disparità economica delle classi sociali calabresi, incriminando, come responsabile dell’arretratezza del Mezzogiorno, la grande disparità di distribuzione della terra coltivabile. Dopo la guerra e i vari movimenti contadini - è emblematica la rivoluzione di Caulonia - la legge di cui si parla, cercò di dare tregua a questa annosa battaglia. Della vicenda Caulonia, vorrei sottolineare questo pezzo di intervista di Sharo Gambino a Pasquale Cavallaro:

Sharo Gambino: "Professore i contadini cosa si aspettavano da voi?
Pasquale Cavallaro: "Una vita migliore..."
Gambino "La terra?
Cavallaro: "Anche a terra perchè io avevo predicato in questo senso."
Gambino: "Nelle riunioni che avete fatto si agitò questo problema?"
Cavallaro: "Perbacco! Sempre.
Gambino "Dopo la conquista del potere?"
Cavallaro "Prima!"
Gambino: "E gli operai, gli artigiani secondo voi, che cosa si aspettavano?
Cavallaro: "Erano largamente fiduciosi in me, aspettavano un mondo migliore, quel tale mondo migliore promesso nelle trincee durante la guerra del 1915-18 e via dicendo".  Aspettavano un mondo migliore, lo aspettiamo tutti, e forse, potremmo avere una qualità della vita ottima, ma siamo offuscati da quegli stereotipi di ricchezza che sono dati dal denaro”.

“Alzarsi la mattina e mangiare un pomodoro con l’olio, appena raccolto dal proprio orto: questa è la vera realizzazione del comunismo”, ci disse Franco Piperno.

(foto: Le contadine, Albino Lorenzo)

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