Ma cosa assilla le nostre acque è proibito saperlo. Troppo ferro? Manganese? Cloro in quantità industriale? Sostanze tossiche? Inquinamento batterico? Sarebbe bene allegare all’ordinanza anche le analisi batteriologiche, fisiche e chimiche dettagliate. Perché certe cose non si possono più nascondere. Perché sono finiti i tempi della domestica frivola che scopa la polvere e la nasconde sotto al tappeto per farla sparire. Ora la gente deve sapere la verità. Una verità taciuta troppo a lungo. Che emerge stranamente 10 giorni dopo il sequestro della diga Alaco che, secondo Nas e Forestale, potrebbe aver mandato per anni acqua inquinata nelle tubature di mezza Calabria, comprese quelle di Serra.
Mentre ancora su facebook campeggia indisturbato il gruppo che invita i cittadini a bere acqua dal rubinetto. Un gruppo fondato dal presidente del consiglio comunale in persona, Giuseppe De Raffele, che ha ben pensato di nominare fra gli amministratori della pagina Domenico Lagadari, dipendente SoRiCal iscritto nel registro degli indagati dal Procuratore Spagnuolo. Quello, per intenderci, che cercava di seminare gli inquirenti per correre a togliere un po’ di fanghi dal sedimentatore dell’Alaco. La trama si infittisce.
Maggio. Un mese che ha stravolto tutto. Siamo passati dai giorni in cui pochi ci tenevano a darla vinta ai “reazionari” del Comitato Pro Serre o del Vizzarro, che da mesi pubblica titoli indignati e foto di lavandini pieni di fango, a quelli del servizio idrico sostitutivo. Infatti proprio da oggi per le vie del paese gira un’autobotte per fornire acqua da bere ai cittadini. Come nel Corno d’Africa: in piena emergenza idrica. Un’emergenza che per il Comune è scoppiata solo ieri. Nei bar, sul Corso o dal barbiere, ovunque i discorsi si concentrano sull’acqua e sulla SoRiCal. Avversaria in campagna elettorale, amica già dal primo giorno dopo il voto. E parlarne significa anche giudicare come l’amministrazione ha gestito il caso. E lì c’è poco da essere comunisti.