Lunedì, 14 Gennaio 2019 17:58

Rifiuti, è caos sul destino dell’Eco distretto di Sant’Onofrio

Scritto da Redazione
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Si fa sempre più aggrovigliata la vicenda relativa alla realizzazione dell’Eco distretto provinciale: l’impianto destinato al conferimento dei rifiuti prodotti dai Comuni del Vibonese che, in virtù della nuova normativa vigente in materia dovrebbero individuare un sito unico provinciale da destinare al deposito e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Per la realizzazione dell’impianto vi sarebbe la pronta disponibilità di circa 35 milioni di euro, ma sul tema fino ad ora i cinquanta primi cittadini dell’Ato vibonese non sono mai riusciti a trovare la quadra giusta con le sedute della Conferenza dei sindaci saltate spesso per l’assenza del numero legale. Una situazione di stallo legata alla presa di posizione di diversi primi cittadini che, in aperta polemica, si sono più volte rifiutati di dare seguito al provvedimento.

Ciononostante, quantomeno la discussione relativa all’identificazione del sito in cui realizzare la struttura aveva conosciuto – anche in tal caso con non pochi patimenti – un “grande” passo in avanti: delle 4 potenziali soluzioni si era optato per Sant’Onofrio, che aveva dunque avuto la “meglio” sulle alternative Vallelonga, San Calogero e Vibo Valentia.

Da qui, dopo una lunga fase di blocco dettata da “strategie politiche del rimando” e cavilli burocratici di ogni genere, ecco che la Conferenza dei sindaci si è tornata a riunire lo scorso 10 gennaio, ma ciò che ne sarebbe venuto fuori, a quattro giorni di distanza, resta un mistero. Nell’ambito dell’incontro diversi sarebbero stati infatti gli interventi da parte di primi cittadini che avrebbero avanzato l’idea di accantonare definitivamente il progetto di realizzazione dell’Eco distretto di Sant’Onofrio, per associarsi piuttosto a quello di Catanzaro. Gioco forza, i 50 Comuni vibonesi avrebbero così conferito i propri rifiuti nell’impianto di Lamezia Terme, finanziando l’operazione con parte dei 35 milioni di euro originariamente destinati al Vibonese. A capo della cordata favorevole a questa soluzione vi sarebbe il sindaco del capoluogo di provincia Elio Costa che anche nei giorni successivi alla riunione con i colleghi sindaci avrebbe evidenziato ancora su diverse testate la possibilità di disporre dell’impianto di Lamezia, finanziarne l’ampliamento con parte dei 35 milioni di euro e destinare la restante quota alla realizzazione di tre stazioni di conferimento per lo stoccaggio temporaneo e il successivo trasferimento: una per la zona delle Serre, una per la zona collinare e una per quella afferente alla costa tirrenica. In attesa della definizione di tale iter la Regione Calabria avrebbe dovuto prorogare l’appalto con la Ecocall, già attiva sul territorio provinciale, di ulteriori tre mesi.

L’uscita pubblica di Costa, condivisa anche dal primo cittadino di Pizzo, Gianluca Callipo, e da quello di Filadelfia, Maurizio De Nisi, ha suscitato però pronte reazioni dal “fronte” opposto. In particolare, a mettere i punti sulle “i” rispetto a come realmente si sarebbero svolti i fatti durante l’ultima assemblea della Conferenza dei sindaci, è stato il sindaco di Gerocarne, Vitaliano Papillo, che a sua volta si è prodotto in una nota stampa utile a smentire la rinuncia da parte dell’Ato vibonese alla realizzazione dell’Eco distretto di Sant’Onofrio. «Con riferimento alla notizia che nelle ultime ore sta rimbalzando sui vari organi di stampa – ha chiarito Papillo – mi preme sottolineare senza temere smentite che non corrisponde alla realtà dei fatti. L’Ato si è già espressa in passato a larga maggioranza per la realizzazione del suddetto impianto, di cui la nostra provincia ha assoluto bisogno; nella riunione dei giorni scorsi si è discusso e si è votato esclusivamente sui punti iscritti all’ordine del giorno, e tra questi non vi era la rinuncia alla realizzazione del progetto. Vi è stato qualche collega che, ai margini dell’incontro tra noi sindaci, ha espresso sull’argomento un proprio parere personale – ha spiegato ancora Papillo –. Ma, una cosa è esprimere la propria idea su un determinato tema, tutt’altra è discuterne e decidere su essa in una riunione ufficiale. Circostanza che, ribadisco, non è avvenuta. Come ribadisco a chiare lettere che la nostra provincia ha bisogno di rendersi autonoma nell’ambito della gestione dei rifiuti e, quindi, che abbia necessità di un proprio impianto, ovunque si decida di realizzarlo nel nostro territorio. Per la concretizzazione dello stesso, tra l’altro, la Regione ha già stanziato un cospicuo finanziamento, che non è saggio accantonare. Tutto il resto di cui si dibatte è inesistente».

In pieno accordo con Papillo il primo cittadino di Sant’Onofrio, Onofrio Maragò, che ha sottolineato: «Rinunciando all’ecodistretto nel proprio territorio e optando per un impianto di trattamento di maggiori dimensioni situato a Lamezia, l’Ato di Vibo, e quindi ciascuno dei comuni aderenti, dovrebbe sostenere minori costi per la fase di trattamento ma di gran lunga superiori per i trasporti e lo smaltimento dei rifiuti, con una somma totale a tonnellata sfavorevole. In ogni caso, a tutti risulta chiaro che un conto risultano essere i costi sostenuti per la gestione dei rifiuti che rimangono comunque in ambito territoriale generando variabili economiche positive, ben altra cosa è la continua emorragia di risorse economiche da questo territorio verso altri, seppure della stessa Regione, in conseguenza della rinuncia agli impianti propri. Sebbene si sia certi delle suddette valutazioni, per avere un’analisi dei costi precisa è comunque necessario provvedere a realizzare il Piano d’ambito con i dati puntuali di ciascun comune e una progettazione preliminare degli impianti di trattamento. Poiché – ha concluso Maragò – né Vibo Valentia e, a quanto risulta, né Catanzaro, si sono ancora dotati di un tale strumento di pianificazione diventa inverosimile proporre valutazioni di tipo economico e improponibile invitare a prendere delle decisioni determinanti per i bilanci dei Comuni e le tasche dei cittadini».

Intanto – almeno questo pare certo –, nel corso della stessa Conferenza dei sindaci dello scorso giovedì si è provveduto a modificare il regolamento nel capitolo afferente al numero di primi cittadini necessari per aprire le riunioni, ridotto adesso ad un terzo dei componenti complessivi in seconda convocazione. Ciò al fine, quanto meno, di evitare che le sedute vadano sistematicamente a vuoto.

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