aulaÈ stato di recente ufficializzato il Piano per l'edilizia scolastica annunciato dal presidente del governo, Matteo Renzi, al momento del suo insediamento durante il discorso di fiducia alle Camere dello scorso 24 febbraio 2014. Un piano, composto da tre principali filoni, che coinvolgerà complessivamente 20.845 edifici scolastici in tutta Italia, per investimenti pari a oltre un miliardo di euro a favore di quasi il 50% delle scuole nazionale, nell’arco del biennio 2014-2015.

Si tratta della costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni da apportare a quelli già esistenti, grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del patto di stabilità per un valore di 244milioni di euro (#scuolenuove) e del finanziamento per 510 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione, dopo la delibera Cipe del 30 giugno, per interventi di messa in sicurezza (#scuolesicure), di decoro e piccola manutenzione (#scuolebelle). Al lavoro su questo obiettivo c’è una specifica Unità di missione istituita dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca per mettere in sicurezza le strutture scolastiche.

Già nel corso di questa settimana, a beneficio di alcune strutture, potranno essere effettuati i primi interventi di piccola manutenzione per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici. Gli istituti interessati quest’anno sono un totale di 7.751 plessi in tutto Italia (dato aggiornato al 18 luglio). Per i lavori di messa in sicurezza ed abbellimento degli edifici, il Miur – sottolinea una nota diffusa dallo stesso ministero – verserà gli importi direttamente alle scuole, saranno poi i dirigenti scolastici a ordinare i lavori attraverso gli appalti Consip o ricorrendo ai vecchi appalti dove quelli nuovi non sono ancora stati attivati.

Il maggior numero di istituzioni scolastiche coinvolte nell'anno in corso riguarderà la provincia di Napoli (860 su 1.776) con un finanziamento di quasi 37milioni di euro. Seguono la provincia di Cosenza con 451 plessi scolastici (su un totale di 967) coinvolti nel progetto già da quest’anno per un investimento di 7,6milioni di euro. Sul terzo gradino del podio la provincia di Roma, con 322 plessi (su 1.887) con una somma a disposizione di 4,7milioni.

Saranno invece 2.525 i plessi calabresi interessati dai lavori, 982 dei quali finanziati già nel 2014: 480 per la provincia di Catanzaro (di cui 211 finanziati), 967 a Cosenza (451), 209 a Crotone (39), 604 a Reggio (273) e 265 a Vibo (8). Proprio per quel che riguarda il comprensorio delle Serre, nel progetto “#scuolesicure” vengono indicati fondi a favore dei plessi di Brognaturo (150mila euro), Fabrizia (125mila euro), Gerocarne (200mila euro), Pizzoni (150mila euro), San Nicola da Crissa (150mila euro), Sorianello (165mila euro), Soriano (250mila euro) e Spadola (150mila euro). Mentre per i fondi elargiti nell’ambito del progetto denominato “#scuolebelle” è previsto un ulteriore finanziamento a favore di Soriano (10mila euro) e Fabrizia (10mila euro) e due a favore di due diversi istituti di Serra San Bruno (rispettivamente per 13mila e 14mila euro).

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mini guardia_di_finanzaDalle prime luci dell'alba, i militari dei Comandi provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Vibo Valentia, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, stanno eseguendo in diverse regioni d'Italia un provvedimento di applicazione di misure di prevenzione ai sensi della normativa antimafia, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia nei confronti della cosca Tripodi, operante nel territorio di Portosalvo di Vibo Valentia.

L'attività, denominata "Libra Money", costituisce il prosieguo dell'indagine "Libra", portata a termine nel maggio dello scorso anno e che aveva visto, in quella occasione, l'esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip della Procura della Repubblica di Catanzaro, nonché la contestuale esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di beni dellla DDA di Catanzaro per complessivi 40 milioni di euro. Il provvedimento odierno, eseguito in Calabria, Lazio, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia, aggredisce patrimoni riconducibili al clan per complessivi 45 milioni di euro, tra cui 25 aziende, 42 tra terreni e fabbricati e 16 autoveicoli . Per dieci soggetti è stata inoltre richiesta l'applicazione di misure di prevenzione personali degli appalti pubblici. 

 

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mini michele_trematerraL'assessore all'Agricoltura della Regione Calabria, Michele Trematerra, da questa mattina risulta tra i quindici indagati nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro su alcuni appalti pubblici assegnati illegittimamente tra il 2010 ed il 2013.

Trematerra è dunque indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, assieme ad un ex consigliere del Comune di Acri, per aver agevolato la cosca ‘ndranghetistica dei Lanzino di Cosenza, guidata da Giuseppe Perri nella sua articolazione territoriale di Acri. L'indagine intende fare luce su presunte irregolarità connesse all'affidamento di appalti pubblici da parte della precedente amministrazione comunale di Acri, guidata, all'epoca dei fatti, dal sindaco Luigi Maiorano, anch’esso inscritto agli atti per concorso esterno.

Gli appalti a cui fa riferimento l’indagine riguardano svariate attività afferenti alle competenze di Trematerra, assessore regionale all'Agricoltura e alla Forestazione dal 2010, già consigliere regionale, giunto al secondo mandato consecutivo ed eletto per la prima volta nel 2005 in quota Udc, partito nel quale milita attualmente. Tra i lavori presi in riferimento dagli inquirenti, quelli per la pulizia delle rete viaria cittadina dalla neve, nonché, soprattutto, alcune attività di disboscamento e la conseguente cessione del materiale legnoso. Secondo l'accusa, gli indagati avrebbero condizionato enti pubblici, quali la Regione e il Comune, facendo fulcro sull'apporto di «figure istituzionali come l'assessore al ramo Michele Trematerra e l'ex sindaco Luigi Maiorano» proprio per assegnare illegalmente appalti nel settore del disboscamento e della vendita di legname a favore dei Lanzino. Come già detto, tra gli indagati risulta anche un ex consigliere comunale di Acri, Angelo Gencarelli, attuale componente della segreteria di Trematerra.

Nel dettaglio a Trematerra, indagato quindi per concorso esterno in associazione mafiosa, è imputato di aver posto in essere una serie di «condotte materiali e procedimentali amministrative a favore dell'associazione mafiosa dei Lanzino e in particolare a favore degli imprenditori facenti parte della cosca e delle rispettive società», oltre che a favore dell'ex consigliere comunale Angelo Gencarelli. 

Contestualmente, questa mattina, i carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Rende hanno effettuato numerose perquisizioni direttamente nell'abitazione dell'assessore Michele Trematerra, nonché nel suo ufficio regionale e negli uffici del dipartimento Agricoltura in uso a Trematerra e a Angelo Gencarelli, componente della segreteria dell'assessore ed ex consigliere comunale ad Acri.

 

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mini sorical_2Sedici persone agli arresti domiciliari, 12 società e beni per 40 milioni di euro posti sotto sequestro, un’interdizione all’esercizio di attività d’impresa: è il bilancio di “Ceralacca 2”, operazione scattata stamattina nel solco tracciato dall’inchiesta sulla gestione degli appalti di Sorical, società che gestisce le risorse idriche calabresi, che già nel marzo 2012 aveva portato all’arresto di 9 persone accusate di associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio. Oggi gli inquirenti hanno sgominato un “cartello” composto da imprenditori e “colletti bianchi” che, secondo l’accusa, si erano associati per spremere gli appalti pubblici legati alla gestione dell’acqua in Calabria.

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mini SoveratoQuindici custodie cautelari nei confronti di altrettanti presunti affiliati alle cosche Sia-Procopio-Tripodi operanti nel Soveratese, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati c'è anche Vincenzo Alcaro, brigadiere dei carabinieri in servizio al reparto operativo del comando provinciale di Catanzaro, mentre l'ex vicesindaco di Soverato, Teodoro Sinopoli, è indagato in libertà: entrambi sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. L'operazione, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dai carabinieri del Ros, del comando provinciale di Catanzaro e della compagnia di Soverato, mira a fare luce sulla faida

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mini U-tiradrittuI Carabinieri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 indagati, appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche: “MORABITO - BRUZZANTI - PALAMARA”, “MAISANO”, “RODÀ”, “VADALÀ” e “TALIA”, operanti nel “mandamento jonico” ed in particolare nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo, responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di matreiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Già nel giugno del 2008 i carabinieri in provincia di Reggio Calabria ed in RHO (MI), avevano esegiuto di provvedimenti di fermo a carico di 33 soggetti, nonché  notifica d’informazione di garanzia nei confronti di altre 9 persone, a vario titolo gravemente indiziati del delitto di associazione di tipo mafioso ed armata finalizzata all’acquisizione della gestione e/o controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, all’infiltrazione in pubbliche amministrazioni, al procacciamento di voti ed altro (cosche “MORABITO – BRUZZANITI - PALAMARA”, “MAISANO”, “VADALÀ”, “TALIA”) nell’ operazione “BELLU LAVURU”.

“È proprio un bellu lavuru”, con queste parole i parenti di Giuseppe MORABITO (foto), meglio conosciuto come “il Tiradritto”, annunciavano all’anziano capomafia, recluso nel carcere di Parma in regime di 41 bis, l’appalto per i lavori di ammodernamento della Strada Statale 106 jonica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi. Da quel momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria sono riusciti a monitorare l’intervento parassitario della ‘ndrangheta in ogni segmento dell’appalto. In particolare, le cosche che operano in quella parte del territorio del mandamento jonico, confermando l’unitarietà della ‘ndrangheta, hanno superato tutte le rivalità che in quell’area in passato avevano dato luogo anche a sanguinose faide e si sono suddivise gli ambiti di intervento (arrivando addirittura a federarsi tra loro mediante apposito organismo direttivo denominato “base”), presentandosi ai responsabili della società appaltatrice come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell’appalto. Ne è scaturito un quadro investigativo che ha documentato come le cosche si sono infiltrate in ogni settore produttivo, hanno imposto: le assunzioni, le forniture di ogni tipo di materiale - finanche la cancelleria per ufficio - i contratti di subappalto e nolo.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, infatti, hanno accertato che il campo d’azione della ‘ndrangheta era rappresentato: per un verso, dall’infiltrazione diretta, mediante l’impresa di famiglia I.M.C. di STILO Costantino & C. S.n.c., ed indiretta, tramite la D’AGUÌ BETON S.r.l., nella fornitura del calcestruzzo dell’appalto pubblico per l’ammodernamento della S.S. 106; per altro verso, dalla gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della A.T.I. capeggiata dalla ditta CLARÀ e sotto un ultimo profilo, dalla sostanziale gestione di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri della grande opera. Per quanto riguarda il calcestruzzo, è emerso che la ‘ndrangheta, attraverso dei prestanome vicini per vincoli di parentela alle cosche, ha monopolizzato l’intero ciclo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre del calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l’uso anche se non rispondente al vincolo progettuale, fatturarne falsi quantitativi e falsificarne, attraverso dei propri contigui, i risultati dei controlli.

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