mini mastro_bruno-cimiteroRiceviamo e pubblichiamo:

Chissà cosa avrebbe scritto! Ma forse neppure nella sua facondia avrebbe trovato le parole giuste per descrivere l’immobilismo o meglio l’assenza dell’amministrazione comunale. E si, perché, forse, neppure mastro Bruno Pelaggi sarebbe riuscito a descrivere “cu nu suniettu” lo stato comatoso in cui versa l’attuale maggioranza. Il buio cosmico dal quale sembrano essere avvolti gli inquilini di palazzo Tucci, trova ulteriore conferma nell’assenza di qualunque iniziativa tesa a celebrare il centenario del più grande poeta serrese. Non fosse stato per l’associazione culturale il “Brigante” l’evento sarebbe passato nel più assoluto silenzio. Certo, l’inerzia dell’amministrazione non sorprende nessuno, tanto più che a certificarne l’immobilismo è stato lo stesso sindaco che, nel cercare di dare una motivazione plausibile per mascherare il vero motivo della revoca della delega all’assessore Bruno Zaffino, ha parlano “di necessità di rilancio dell’azione amministrativa”. Un’azione che con tutta evidenza morde il freno in ogni ambito. Non fa eccezione il settore culturale, un settore, come peraltro tutti gli altri, in cui gli impegni assunti in campagna elettorale vengono quotidianamente disattesi. Ci saremmo aspettati, infatti, che in vista del centenario della morte di Mastro Bruno Pelaggi, l’amministrazione comunale si sarebbe attivata per celebrare degnamente l’evento. Ci saremmo aspettati che, sfruttando al meglio la famosa “sinergia comune-regione”, tanto professata in campagna elettorale, quanto disattesa nella quotidianità, cogliendo l’occasione del centenario pelaggiano, l’amministrazione avesse presentato un apposito progetto, all’assessorato regionale al ramo, per valorizzare e promuovere il patrimonio letterario locale. Sicuramente, non ci aspettavamo, maggiore serietà e rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale, da parte di una compagine amministrativa che ha fatto delle promesse da marinaio una delle caratteristiche distintive. Per quanto riguarda la cultura, infatti, il programma sottoposto agli elettori dall’attuale maggioranza, a pagina sette, evidenziava la necessità di valorizzare “argomenti e problematiche specifiche del territorio e del patrimonio culturale locale”. Un patrimonio, oggi, mortificato dall’ignavia di chi avrebbe il dovere di tutelarlo e valorizzarlo. Un patrimonio al quale appartiene a pieno titolo mastro Bruno che, con i suoi versi, ha cantato il disagio, quanto mai attuale, di una terra in cui, ancora oggi, “cu pota si la scappa a novajorca”. Una “novajorca” che si trova in tutti in quei luoghi in cui tanti serresi, oggi come ieri, sono costretti ad emigrare per cercare un’opportunità. Una situazione che non dovrebbe lasciare indifferente la politica; o meglio una politica meno parolaia ed inconcludente come quella che, nel proprio programma elettorale definiva “cultura e turismo un binomio essenziale”. Un binomio che, con tutta evidenza, ha fatto la stessa fine di un altro binomio, quello comune –regione. Peccato che a non scappare a “novajorca” siano quanti dovrebbero andarci, “currijati cuomu cani/ cu frischi, cu lignati, cu bastuni, cu pitrati cu gruossi mazzacani”'. 

Mirko Tassone (consigliere comunale del gruppo "Al lavoro per il Cambiamento")

Pubblicato in POLITICA

mini mastro_bruno_pelaggiAndrà in onda stasera alle 21 su Telejonio, e domani in replica alle 14,30, uno speciale interamente dedicato al poeta serrese Mastro Bruno Pelaggi, di cui quest'anno ricorre il Centenario della morte. La trasmissione, condotta dal giornalista Bruno Vellone, vedrà la partecipazione dello studioso e scrittore Tonino Ceravolo, del giornalista Sergio Pelaia, di Salvatore Albanese (attivista dell'associazione culturale Il Brigante, sodalizio che ha organizzato una due giorni di spettacoli e dibattiti proprio il 6 gennaio, data del Centenario, in collaborazione con Il Vizzarro.it), di Salvatore Costa (attore, attivista del Brigante), e del musicista Michele Vinci, che ha eseguito un brano del suo disco con cui ha messo in musica i versi di Mastro Bruno. Nel corso del programma, oltre a discutere e ad approfondire la figura del poeta dal punto di vista personale, storico e letterario, sono state recitate alcune tra le sue più note liriche, si è discusso della disarmante attualità della poesia di protesta di Mastro Bruno e della necessità di arrivare alla pubblicazione di un'edizione critica delle sue opere attraverso un'attenta analisi delle fonti.

Pubblicato in CULTURA

mini rosi-mastro_brunoScultore della cultura, precursore della questione meridionale. Dal temperamento granitico e con la testa alta, ben dritta sulla schiena. Padre di un lamento irrequieto, bramoso di un riscatto che la sua terra, in realtà, non conoscerà mai. Neanche oggi. Bruno Alfonso Pelaggi, detto Mastro Bruno, a cent’anni dalla sua scomparsa rimane la più pregevole voce poetico-dialettale della Calabria del tardo ‘800. Poeta della protesta contro i mali del Meridione, dalle sue rime passò la denuncia dei sofferenti, dei miseri, di chi appartenendo agli ultimi difficilmente altrimenti avrebbe potuto rendere esplicito il proprio sdegno. Nel suo canto il patimento è patimento reale, la fame è fame vera. Talmente vera che “si pìgghja culla pala!”. Ecco perché a 100 anni dalla sua  scomparsa, è sembrato doveroso proporre una rassegna culturale di ben due giorni che mantenesse vivo l’interesse per questo artista. Ieri cantore della dignità e della miseria dei nostri avi, oggi orgoglio indiscusso per Serra San Bruno tutta. O quasi. Perché, in realtà, c’è chi non gradisce. Anzi rimane del tutto indifferente. In silenzio. Estraniandosi con leggerezza dai fatti come se si stesse celebrando il centenario di “la pitta chìna”. Ed è drammatico che questo silenzio assordante arrivi proprio dal palazzo municipale: nessuno dei membri della giunta comunale si è sentito in dovere di presenziare all’evento o di spendere una parola a riguardo. Unica presenza registrata quella del sindaco (forse perché invitato?), che durante il convegno di apertura ha sostato per circa un quarto d’ora sull’ingresso della sala. Impalato sulla porta, le braccia incrociate sul petto, l’espressione timida e quasi seccata. Come ad una cena a casa dei suoceri: “Ci vado, ma contro voglia!” 

Per di più, agli organizzatori di una manifestazione che ha dato lustro all’intera cittadina e a cui hanno partecipato centinaia di persone, non è stato nemmeno evitato di pagare la quota prevista per usufruire  dell’unica sala convegni disponibile in tutta la città. Supa corna vastunati. Anzi scarpidhati. 

Se davvero si vuole determinare il tanto agognato riscatto, una rinascita per la nostra terra, e non si inizia da quello che già abbiamo, dal nostro splendore, dalla nostra cultura, anche da Mastro Bruno Pelaggi e dal suo ricordo, da che cosa iniziamo? Se c’è l’intenzione reale di avviare un’inversione di rotta che sia oltre che civile ed economica, anche culturale, com’è possibile che giornate del genere passino in sordina? Mastro Bruno non avrebbe avuto riserbo e difficoltà a partorire un doveroso panegirico a riguardo. Magari un elogio all’ignoranza. 

Pubblicato in LO STORTO

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