mini guardia_di_finanzaImportante operazione della Guardia di Finanza di Vibo Valentia che, nel corso di una serie di attività investigative di natura economico-finanziaria svolte nei confronti di una società vibonese operante nel settore della lavorazione del ferro, ha recupero a tassazione oltre 30 milioni di euro di ricavi non dichiarati. 

L’attività si è concretizzata in un’articolata verifica fiscale che ha abbracciato un lungo arco temporale ed ha consentito di individuare delle anomalie nella contabilità tenuta
dall’azienda tanto gravi e ripetute da rendere tutto l’impianto contabile inattendibile e permettere ai militari di ricorre alla ricostruzione induttiva del reale reddito conseguito.
L’investigazione della Guardia di Finanza, che si è sviluppata attraverso i controlli materiali ed i riscontri di carattere indiretto presuntivo di documentazione extra contabile acquisita nel corso delle attività ispettive, ha permesso di individuare una reale capacità contributiva dell’impresa attenzionata pari ad almeno due volte rispetto a quella dichiarata. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia, in particolare, avvalendosi degli ampi poteri conferiti dalle leggi tributarie hanno controllato un arco temporale che va dal 2009 al 2014 recuperando a tassazione € 31.000.000,00 circa di elementi positivi di reddito non dichiarati, constatando, altresì, € 11.500.000,00 di elementi positivi di reddito non contabilizzati, € 8.700.000,00 circa di I.V.A. relativa, € 2.000.000,00 circa di I.V.A. dovuta ed € 31.000.000,00 di IRAP. La specifica attività di servizio svolta, che rientra nei compiti istituzionali del Corpo, si inquadra nell’indirizzo politico di Governo che mira a contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale e quello del sommerso d’azienda.
 
 
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mini centenarioProseguono le iniziative nel paese della Certosa per la ricorrenza del quinto centeneraio della canonizzazione di San Bruno. Sabato 19 luglio, alle ore 10.30, nel piazzale antistante il monastero certosino, è in programma una celebrazione eucaristica presieduta dal priore della Certosa, Dom Jacques Dupont. È la prima volta che il priore avrà modo di presiedere una Messa solenne al di fuori delle mura certosine. 

Il 1514 è un anno particolare, non solo per la proclamazione della santità di Bruno di Colonia, ma anche per il ritorno dei certosini nel monastero dopo il periodo in cui questi luoghi appartenevano ai cistercensi.

Per l'occasione si è ritenuto opportuno ritrovarsi insieme per ricordare quanto la presenza dalla Certosa sia stata significativa per la Calabria e soprattutto quanto il santo fondatore dei certosini abbia segnato in una certa misura, con il suo cammino di santità, in terra calabrese, il corso della storia della fede e della spiritualità in questa terra. 
 
Per celebrare con solennità il momento si è pensato di chiedere la presenza delle comunità calabresi con cui la Certosa ha avuto un rapporto feudale oppure nel cui territorio ricadevano importanti possedimenti terrieri  di proprietà del monastero serrese tra il XVI e il XVIII secolo e che hanno lasciato una traccia evidente in edifici,  risultanze archeologiche, nella toponomastica o nelle tradizioni religiose. Sono stati, infatti, invitati a Serra San Bruno i sindaci dei 59 comuni calabresi, i parroci le parrocchie e le congreghe di questa vasta porzione della Calabria riunita da quel filo comune che riconduce al monastero certosino di Serra.
 
I festeggiamenti per il cinquecentenario inizieranno il 18 luglio alle ore 18:30 nel Museo della Certosa, che si trova all'interno del perimetro del monastero e compie quest'anno i venti anni dall'inizio della sua attività. In questa occasione sarà inaugurata una mostra dal titolo: "Bruno: un cammino di santità. Scene della vita del santo nelle opere di Carmelo Zimatore e Diego Grillo a cura di Mario Panarello". La rassegna, che durerà fino al 6 ottobre, prevede l’esposizione di quattro quadri di grande dimensione raffiguranti alcune scene della vita del santo certosino dipinti da Zimatore con la collaborazione del nipote Diego Grillo tra il 1898 e il 1902. Le quattro opere realizzate  vengono per la prima volta esposte al grande pubblico, che non aveva mai avuto occasione di ammirarle dal vivo. I quattro quadri ritraggono San Bruno e il Conte Ruggero, San Bruno che rifiuta l’Arcivescovado di Reggio Calabria, Morte e apoteosi di San Bruno. Le opere ripercorrono, quindi, con uno stile quasi didattico e naturalistico alcuni momenti della vita in Calabria del santo fondatore per giungere alla glorificazione del santo calabrese che viene accompagnato dinanzi a Dio da quattro angeli.
 
Poi, sabato mattina, la Messa all'aperto presieduta dal priore della Certosa Dom Jacques Dupont.
 
 

 

 

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trasversale delle serreL’eterna incompiuta, la Trasversale delle Serre – il cui progetto originario fu presentato per la prima volta nel lontano 1966 – dopo lunghe fasi di stallo, blocchi dei cantieri, interrogazioni parlamentari, attacchi dinamitardi e innumerevoli varianti progettuali, ora deve misurarsi con una nuova criticità: i furti nei cantieri.

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stadio la querciaDoccia fredda, anzi gelata, per i tanti appassionati di calcio e, soprattutto, per le società sportive di Serra San Bruno. Ormai giunti alle porte della stagione calcistica 2014/2015, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato qualche giorno fa il parere negativo espresso dal Fiduciario della FGIC Calabria, impegnato a valutare le condizioni di agibilità e sicurezza dell’impianto sportivo comunale “La Quercia”, storico ed unico campo sportivo cittadino, divenuto purtroppo nel tempo vittima dell’incuria e dell'indolenza degli enti locali competenti.

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mini corpo-forestaleGEROCARNE - Gli agenti del Corpo Forestale della stazione di Soriano Calabro hanno denunciato due persone per il reato di taglio e furto di diverse piante di alto fusto di leccio all'interno di un'area protetta, ricadente nel Parco delle Serre, in località Morano: si tratta di A.F., 26enne proprietario di una ditta boschiva ed un operario 21enne, V.R., entrambi di Gerocarne. I due venivano intercettati dalla pattuglia della Forestale mentre percorrevano a bordo di un camion carico di tronchi una strada sterrata. Al momento del fermo, il titolare della ditta ha ammesso che il materiale legnoso proveniva da un taglio di bosco privato regolarmente autorizzato.

Dagli accertamenti effettuati nell’area indicata inizialmente da A.F.., gli agenti operanti riscontravano, invece, che non vi era corrispondenza tra le ceppaie presenti, che mostravano segni di taglio non recente, con il materiale legnoso a bordo del camion, dal quale, invece, si palesava il recente abbattimento.

Di conseguenza, ormai alle strette, il titolare della ditta boschiva ammetteva quindi la propria responsabilità sull’accaduto e conduceva i Forestali nella zona esatta dove era stata perpetrato il taglio.

Gli agenti, dopo aver effettuato gli accertamenti del caso, hanno posto sotto sequestro il camion e tutto il materiale legnoso e deferivano a piede libero i responsabili presso la competente autorità giudiziaria. Questi ultimi dovranno rispondere del taglio, del danneggiamento e del furto delle piante, nonché della violazione alla normativa sulle aree protette ed alla normativa sul vincolo paesaggistico.


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processione-oppido-mamertinaNonostante la religiosità ostentata la domenica in chiesa dal popolo calabrese e la “completa” sottomissione alle parole di Papa Bergoglio (dimostrata giusto quindici giorni addietro durante la visita pontificia a Cassano Jonio), sembrerebbe che il rispetto delle cattive convenzioni (non) sociali abbia il sopravvento su tutto. Il singolare gesto di Papa Francesco, che dalla piana di Sibari ha tentato di tracciare un futuro migliore per il popolo di Calabria scomunicando i mafiosi, non ha avuto seguito.

Come tutti oramai sanno, la processione della Madonna delle Grazie ad Oppido Mamertina (2 luglio scorso) è stata teatro di un vile atto che ha allarmato il campanello della cronaca nazionale. Durante il consueto corteo in occasione della festa religiosa, i fedeli al seguito della statua e coloro che la portavano in processione, hanno fatto una sosta sotto la casa del presunto boss Giuseppe Mazzagatti (82 anni, agli arresti domiciliari), in segno di omaggio. Nei giorni trascorsi, sulla scorta delle parole di Papa Bergoglio, tutti hanno cercato a loro modo di denunciare il fatto. Il risultato, in termini di sensibilizzazione è stato alquanto deludente.

Ieri, la figlia di Mazzagatti, con uno sproloquio tra il sacro e il profano, ripresa da Il Fatto Quotidiano, ha smentito tutto, sostenendo che durante la processione non c'è stato nulla di anomalo, che la 'ndrangheta non esiste e che i suoi familiari – ingiustamente detenuti – sono stati condannati «come Giuda ha condannato il Signore». I detenuti del carcere di Larino, in provincia di Campobasso, hanno disertato la messa domenicale per protesta contro la scomunica lanciata dal Papa, quasi come per dire «siamo tutti mafiosi e dunque, colti dalla scomunica, non vale la pena andare a messa». Due giorni fa, durante la celebrazione della messa a Oppido Mamertina, il giornalista Lucio Musolino de Il Fatto Quotidiano è stato allontanato dalla chiesa dopo che il parroco dall'altare aveva intimato i presenti a prenderlo a schiaffi. Gli stessi non hanno mancato di eseguire l'ordine di don Benedetto Rustico quasi aggredendo il giornalista. Nemmeno in veste di fedele, dunque, qualcuno si è risparmiato nell’ostentare comportamenti malavitosi. Certo la gente non ha fatto e non sta facendo la sua parte, ma dal canto suo, la Chiesa dopo la prima uscita sul proscenio, sembra sparire nel nulla. Le parole di Monsignor Milito, che all’occasione cerca di rassicurare tutti promettendo «chiarezza su quanto avvenuto», non convincono per nulla.

Come ha ricordato ieri in un editoriale il direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, quando scoppiò il caso di don Memè Ascone, storico parroco di Rosarno che non ha esitato a deporre in Tribunale in difesa di quei boss mafiosi che Papa Francesco ha inteso, invece, scomunicare, monsignor Milito fece visita al sacerdote e gli diede solidarietà. Davanti ai giudici, nel luglio dello scorso anno, il prete si era accomodato per dire: «Penso che Rosarno sia stata messa in una cattiva luce. È stata chiusa la sede scout per mafia, e siamo passati per razzisti, per cattivi contro i negri, c'è stata una serie di cose che hanno buttato fango su Rosarno e sui rosarnesi, e molti stanno pagando innocentemente penso». Tra gli innocenti, don Memè poneva Francesco Pesce, Domenico Varrà e Franco Rao, tutti imputati nel processo “All Inside” e arrestati nel maggio dell’anno scorso. A suo dire la colpa è dello Stato che non dà il lavoro, mentre i mafiosi sarebbero da elogiare perché il lavoro lo danno. D’altronde la Calabria è così assuefatta a commistioni anche molto più gravi di quelle palesatesi lo scorso 2 luglio a Oppido Mamertina, che, forse, se non fosse stata così recente la scomunica del Papa, l’evento sarebbe passato quasi inosservato.

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mini cartinaDopo un inizio d’estate a dir poco travagliato, con temperature che si sono mantenute abbasta fresche e con consueti temporali pomeridiani,  si è passati nei giorni scorsi ad una fase prettamente anticiclonica, dove il caldo e il clima afoso sono stati i protagonisti indiscussi di un fine giugno e un inizio luglio particolarmente estivo.
 
Ma potrebbe essersi trattato solo di una fuggiasca e piacevole illusione. In base alle ultime indicazioni che forniscono i modelli matematici, sembra infatti che una nuova fase stia per prendere il sopravvento. Si tratterebbe, di una perturbazione nord Atlantica, che ha già raggiunto le regioni del nord, pronta a determinare un brusco stop all’estate del comprensorio delle Serre Calabre. 
 
Da quel che si evince dagli “spaghi”, pare possa esserci una notevole rinfrescata soprattutto nelle temperature massime, mentre le temperature minime, che si registrano tra le 5.00 e le 6.00 del mattino, rimarranno sempre su valori tipici Serresi, ovvero comprese tra i 4 e i 9°C. Tale cambiamento prenderà piede a partire da oggi, martedì 8 luglio, per poi protrarsi per tutta l’intera settimana. 
 
La giornata più fresca sarà quella del prossimo venerdì 11, quando le temperature massime faticheranno a superare i 20°C. Le precipitazioni saranno modeste, con la possibilità di brevi temporali localizzati nel versante sud della nostra catena montuosa, in particolare tra i comuni di Fabrizia e Cassari. 
(Clicca sull'immagine per ingrandire)
mini meteospaghi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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mini memorialdaySERRA SAN BRUNO - Una manifestazione organizzata con lo scopo di tenere alto il nome delle vittime innocenti di mafia, criminalità e terrorismo. È stato questo il fine ultimo del “Memorial day”, evento che viene organizzato ogni anno a livello nazionale dal Sap (Sindacato autonomo di Polizia), tenutosi ieri nella cittadina della Certosa e organizzata dall'ispettore Giovanni Catanzaro, componente della segreteria regionale e responsabile organizzativo del Sap Vibo Valentia. La manifestazione, che ha visto coinvolti oltre trenta appassionati di ciclismo, ha preso il via ieri mattina dalla centralissima piazza San Giovanni, dove i ciclisti sono partiti, percorrendo circa 34 chilometri e facendo tappa anche nei comuni di Mongiana e Fabrizia, per poi fare ritorno a Serra. “Quest'anno – ha detto Catanzaro nel suo discorso introduttivo – abbiamo scelto il ciclismo quale attività sportiva per celebrare il “Memorial day”. Nelle passate edizioni, invece, i partecipanti si sono cimentati nelle attività del nuoto e del calcio. Abbiamo deciso di sponsorizzare questo genere di iniziative, perchè siamo fortemente convinti del fatto che attraverso lo sport i giovani rimangono lontani da quelli che sono gli ambienti della criminalità organizzata”. Al termine dell'iniziativa, patrocinata dal Parco delle Serre e dal Comune di Serra San Bruno, è stata consegnata una targa a Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, in ricordo di Pasquale, il giovane ucciso barbaramente cinque anni fa. Ai ciclisti che hanno preso parte all'evento, invece, è stata consegnata una medaglia.  

 

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miapiSono stati in molti a rimanere incuriositi dallo strano elicottero di colore giallo che nei giorni scorsi ha sorvolato i cieli delle Serre e di diverse altre zone della Calabria. Si è trattato del velivolo di un'azienda di telerilevamento aereo specializzata nella misurazione di parametri fisici e geochimici del suolo terrestre, la “Helica” di Udine, impegnato in un'attività di monitoraggio in alcune zone del Sud Italia. 
L’elicottero, dotato di un sistema laserscan (LiDAR), ha scansionato infatti un’area di 4mila chilometri quadrati di diversi territori “attenzionati”, sparsi in alcune province della Campania, Sicilia, Puglia e, appunto, Calabria.

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finanza 117La Procura della Repubblica di Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione denominata “Tax free”, ha effettuato questa mattina una confisca di beni, per un valore stimato di 4milioni di euro, riconducibili a Rosario Lo Bianco, imprenditore edile di Vibo Valentia. Il provvedimento è stato adottato in attinenza alle nuove disposizioni previste dal Codice antimafia riguardo la pericolosità sociale dell'evasore fiscale. A dare concreta esecuzione al sequestro sono stati gli uomini della Guardia di Finanza che hanno posto i sigilli alle proprietà su disposizione del Tribunale di Vibo.

In particolare, la confisca riguarderebbe una società edile, la “Elle Erre Costruzioni srl”, con intestatario Lo Bianco che, secondo gli inquirenti, risulta «soggetto dedito a traffici delittuosi» e che vivrebbe «con proventi derivanti da attività criminali orbitanti nel campo dell’evasione fiscale e delle violazioni finanziarie in genere».

Oggetto del sequestro, dunque, oltre a patrimoni finanziari, anche beni immobili e mobili di proprietà di soggetti terzi, ma evidentemente riconducibili al Lo Bianco, tra i quali due terreni a Sant'Onofrio, paese confinante con Vibo; 6 fabbricati a Briatico; un terreno, un fabbricato, un capannone industriale ed una villa ubicati a Vibo Valentia; una Porsche Cayenne, un autocarro, il compendio aziendale di una società con sede a Vibo ed operante nel ramo edilizio; i materiali e le attrezzature della stessa società “Elle Erre Costruzioni srl” ed infine tutti i rapporti bancari riconducibili a Rosario Lo Bianco, alla moglie Maria Elena Lo Bianco ed a Carmelo Lo Bianco, 20 anni, figlio dei coniugi Lo Bianco.

L’uomo è stato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale per tre anni, in quanto indicato come evasore “socialmente pericoloso”. L'indagine era stata avviata nel 2010 quando le Fiamme gialle avevano posto l'attenzione sulla “Elle Erre Costruzioni Srl” con la scoperta di un'evasione delle imposte sui redditi per 20milioni di euro e l'impiego di 108 lavoratori in nero e 28 irregolari.

 

 

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