mini ospedale_serraSERRA SAN BRUNO - Ha atteso per dieci lunghissime ore prima che qualcuno riuscisse a trovarle un posto per subire un delicato intervento chirurgico. Protagonista, suo malgrado, di uno dei tanti casi spiacevoli che hanno come teatro l'ospedale ''San Bruno'' è stata un'anziana residente a San Nicola da Crissa che, nella giornata di ieri, si era recata presso il locale nosocomio accompagnata da una parente per un presunto caso di pancreatite acuta. Vista la situazione, i medici del Pronto Soccorso hanno subito provveduto a cercare un posto altrove, in ospedali più attrezzati che fossero in grado di garantire le cure necessarie all'anziana.
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polizia alt2Si è, probabilmente, data alla fuga la straniera che da qualche tempo aveva preso in affitto una casa ubicata sul centralissimo Corso Umberto I a Serra San Bruno. Ma prima di abbandonare l’alloggio e dileguarsi senza lasciare alcuna traccia, la donna ha ben pensato di svaligiare la stessa abitazione.

Il proprietario dell’appartamento, G.V., 50 anni, del luogo, appena accortosi del misfatto, ha prontamente contattato gli uomini del locale Commissariato di Polizia. Poche ore dopo, gli agenti - diretti dall’ispettore Giovanni Cosentino e coordinati dal dirigente Giovanni Gigliotti - sono riusciti a ritrovare la refurtiva, rinvenuta nell’abitazione di R.B., 47enne, anche lui residente a Serra San Bruno. Quest’ultimo è stato denunciato per ricettazione, mentre la straniera - al momento ancora in libertà - è accusata di furto e danneggiamento.

 

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mini polizia-1A sei anni dal duplice tentato omicidio di Romana Mancuso, 69 anni, e del figlio Giovanni Rizzo, 42, avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera, gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, guidati dal dirigente Rodolfo Ruperti, hanno tratto in arresto un esponente della famigerata consorteria mafiosa di Libadi: si tratta di Giuseppe Antonio Mancuso, 25enne, accusato appunto del tentato omicidio della prozia e del figlio. 

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AmbulanzaUn’anziana signora residente sul centralissimo corso Umberto I a Serra San Bruno, ha accusato – nella tarda mattinata di oggi - un malore ed è svenuta riversa sul pavimento della propria abitazione, pare priva di conoscenza. La donna, G.B. di 90 anni, sola in casa, è stata soccorsa dopo che la badante - attorno alle due del pomeriggio - dopo aver suonato ripetutamente al campanello del portone di ingresso, aveva allertato le forze dell’ordine insospettita proprio dal fatto che non aveva ricevuto alcuna risposta dall’interno dell’abitazione, dove l'anziana vive sola da tempo.

Sul posto sono intervenuti dapprima gli uomini della locale Stazione dei Vigili del Fuoco e subito dopo quelli del Commissariato di Polizia di Stato, che hanno fatto intrusione nell’abitazione. I soccorsi medici invece sono giunti con un ritardo di circa 45 minuti. L’ambulanza afferente al nosocomio serrese era infatti occupata nel trasporto di un altro paziente verso l’ospedale di Catanzaro. Pare tuttavia che il caso si sia risolto per il meglio, tanto che il personale medico - dopo essersi accertato delle condizioni della donna – non ha ritenuto necessario il ricovero.

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mini libro_rubbettinoIn una notte buia e senza luna, dopo un viaggio estenuante e con lo stomaco in subbuglio per il tragitto in corriera lungo la vecchia statale 110 (che, rispetto agli anni in cui è ambientato il romanzo, è persino peggiorata n.d.r.), Bruno Randò fa ritorno a Fabrizia, il paese dal quale era partito tre anni prima in cerca di fortuna. Sono tempi duri. Il fascismo governa il paese e chi come Bruno non ha voglia di chinare la testa non se la passa certo bene. E così che il giovane calabrese è costretto a tornare a bussare alla porta di quel tugurio che aveva lasciato con la bisaccia carica di belle speranze. Insieme a lui Ornella, la giovane moglie del Nord che, impaurita e preoccupata, gli si stringe accanto. L'incontro tra la famiglia d'origine di Bruno e la graziosa signora settentrionale non poteva essere dei peggiori. La madre piange come per un figlio morto, il padre dimostra al giovane tutto il suo astio per quella scelta che gli appare sciagurata. Chi era quella donna? Che voleva da loro? Doveva essere certamente «una ballerina... di quelle che fanno la magia. Robe da romanzi, da far atterrire tutto il paese, da far rivoltare persino i santimorti del Camposanto, uno schifo».
 
Inizia così C'è ancora una stella, romanzo dello scrittore di origini fabriziesi Serafino Maiolo (1911-1964), noto ai più per essere stato il padre di Tiziana Maiolo, dapprima giornalista del Manifesto, poi militante radicale e infine ex deputata di Forza Italia e assessore della giunta Moratti al Comune di Milano; opera che Rubbettino manda in libreria a gennaio con un'originale introduzione dello scrittore Gioacchino Criaco.
 
È un incipit che sorprende, un esempio da manuale di xenofobia intesa nel senso etimologico del termine, di paura dello straniero di chi è diverso da noi. Sono due mondi che si confrontano in modo spietato e crudele. Ornella è bella, colta, raffinata. Di fronte a tanto squallore non può non pensare al suo paese «con i vertici dei sei campanili, i portici allineati sullo stradone principale, il convento dei cappuccini e la bella chiesa di San Lorenzo, disteso nell'ubertosa pianura, in una delle anse del Po, doviziosa di messi di bietole, di quei ciliegi che quando fioriscono, in aprile, a maggio, offrono un colpo d'occhio fiabesco e sembra tutta una serra profumata, uno sterminato paradiso». Come rassegnarsi invece a quella nera miseria che, come spesso accade a chi ha lasciato il proprio paese, nel ricordo di Bruno era invece più vicina a una modesta agiatezza?
 
Ecco che i due pregiudizi si incontrano o, meglio, si scontrano. Ad Ornella tornano in mente le parole delle sue amiche che le dicevano che «i "napoletani" sono sudici, che dalle loro parti non si conosce il sapone e che quando Garibaldi ce l'aveva portato, i "napoletani" se l'erano mangiato». I reciproci stereotipi formano una barriera tra la "forestiera" e i genitori di Bruno, barriera che tuttavia si infrange quando Ornella, stanca, spaventata e depressa comincia a piangere. Ecco allora che la madre di Bruno intuisce che in fondo quella donna non è un'astuta poco di buono, pronta a portare il figlio sulla via della perdizione, e appronta con quel poco che c'è in casa una cena. La giovane donna, dal canto suo, capisce che gli anziani genitori del marito non sono dei selvaggi ma due poveri contadini che hanno sul viso, sulle mani e sulle spalle gli anni di dura fatica nei campi.
 
C'è ancora una stella vide la luce nel 1959 presso l'editore Ceschina di Milano. È il secondo romanzo di Maiolo di ambientazione fabriziese. Il primo, Ciaramaca, è del 1949. Ambedue i romanzi possono essere ascritti a pieno titolo al filone neorealista, seppure C'è ancora una stella vi entri un po' tardivamente. Erano gli anni in cui si scopriva un'Italia marginale, diversa, fino ad allora sconosciuta. Il cinema, la letteratura e l'antropologia si interessavano sempre più alle "indie di quaggiù", come già nel Seicento i gesuiti definivano quella costellazione di piccoli mondi contadini sparsi soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
 
Quegli anni di lavoro ci hanno regalato una mole altrimenti impensabile di ricostruzioni, filmati, documentari, romanzi e racconti spesso di straordinaria qualità letteraria (si pensi ai "grandi" calabresi, come Perri con i suoi Emigranti, Seminara con Le baracche o al Corrado Alvaro di Gente in Aspromonte per citarne solo qualcuno) e, tuttavia, non sono serviti, in molti casi, a conoscere meglio la realtà ma sono stati funzionali, come ha spiegato di recente Vito Teti in Maledetto Sud alla costruzione di un nuovo stereotipo speculare a quelli che avevano circolato fino ad allora.
 
Al mito del meridionale ozioso, sudicio, infingardo si sostituiva quello del Buon Selvaggio, del meridionale capace di sentimenti sinceri che si contrapponevano a quelli della borghesia del resto d'Italia fatta di opportunismo e falsità. A questa trappola non sfugge nemmeno Maiolo. Il suo è un romanzo in cui Nord e Sud diventano due modi di vivere, di intendere la realtà e i sentimenti umani.
 
Fabrizia, il paese di Bruno, è un paese cupo, un paese "che non sa cantare", nel quale persino la religione sembra risentire degli echi dei lugubri misteri orfici che si celebravano in queste terre in epoca remota. Gli stessi santi appaiono lontani e capricciosi. San Vito la cui effigie viene portata in processione per chiedere la grazia della fine della siccità, risponde alle preghiere dei fedeli con un'alluvione che devasta il paese. Su tutto incombe il senso del fato.
 
Eppure Ornella, con gli occhi del cuore, con quegli stessi sentimenti che le avevano permesso un punto di incontro con i genitori del marito, riesce ad andare oltre quella spessa corazza fatta di secoli di soprusi, disgrazie e ignoranza e, di fronte alla possibilità concreta di lasciare il paese per tornare alla sua vita di prima, sceglie di rimanere accanto al marito, a quella che considera ormai la sua gente. «È meravigliosa questa gente – dirà al suo spasimante del Nord insieme al quale aveva progettato la fuga – ha un cuore grande e se anche soffre, non abbandona la fiducia nella terra e nel cielo».
 
Sbaglierebbe tuttavia il lettore che vedesse nel romanzo di Maiolo unicamente una sorta di Libro Cuore calabrese. Il "paese che non sa cantare" di Maiolo è al tempo stesso luogo di disperazione e di speranza, di tragedia e di nuova vita, oggetto d'odio e di amore. È un paese dal quale gli abitanti sono spesso costretti a fuggire ma ovunque essi vadano c'è sempre una «piccola stella che ogni notte lampeggia sul Monte Pecoraro e li vigila da lontano per le vie del mondo».
 

Antonio Cavallaro (Rubbettino Editore)

 
(articolo pubblicato su ''Il Quotidiano della Calabria'')
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cani cimiteroC’è voluto l’intervento di alcuni residenti della zona, nel quartiere ‘Spinetto’ a Serra San Bruno, per evitare il peggio. Nella mattinata di ieri, una donna è stata sorpresa da un branco di cinque cani randagi – tutti tra l’altro di grossa taglia – che l’hanno assalita facendola stramazzare al suolo. La passante, una volta aggredita dai cani, ha iniziato ad urlare terrorizzata, destando quindi l’attenzione di molti residenti del luogo che si sono subito precipitati in strada costringendo i cinque animali alla fuga e salvando quindi la donna dall’aggressione. La stessa è stata poi accompagnata nel locale presidio ospedaliero, dove gli sono state diagnosticate ferite lievi.

Un rapporto decisamente complicato quello tra gli abitanti della cittadina della Certosa ed i randagi. Una problematica dalla doppia faccia, dove a volte ad avere la peggio è l’uomo ed altrettante volte sono invece gli animali a subire soprusi e violenze. Come nel caso del cucciolo trovato – poco meno di un mese fa – letteralmente impiccato in piazza Mercato, poi fortunatamente salvato in extremis da un passante. Altro caso di maltrattamento, quello di quest’estate in piazza Guido – che destò anche le ire dell’ENPA provinciale, quando alcuni bambini furono sorpresi a giocare utilizzando un piccolo cucciolo di meticcio come pallone.

Caso a parte resta quello del locale cimitero, divenuto oggi domicilio fisso per molti randagi, liberati in branco – si sospetta – da qualche azienda, poco ‘diligente’, operante nel settore ‘accalappiacani’. Operazione agevolata dal fatto che il parcheggio afferente allo stesso camposanto è un luogo del tutto fuori mano e chiaramente poco frequentato nelle ore notturne. I cani, circa una ventina, hanno così finito per stanziarsi definitivamente tra le mura del cimitero, incutendo panico fra i visitatori che, sempre più spesso, con i fiori in mano – decisi a far visita ai propri cari defunti – sono costretti a fare dietrofront, intimoriti dalla presenza, appunto, di numerosi randagi, alcuni ancora cuccioli, altri dall’aria non proprio benevole.

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mini furto-repertorioFABRIZIA – E’ accaduto e potrebbe accadere ancora. Un anziano di 86 anni è stato derubato da una giovane donna che avrebbe approfittato della solitudine del poveretto. L'episodio è accaduto nella giornata di mercoledì ma soltanto ieri pomeriggio, la vittima del furto si è deciso a denunciare l’accaduto ai carabinieri della locale Stazione. Secondo quanto riferito ai militari dell’Arma, una donna, si sarebbe presentata presso l’abitazione dell’86enne e fingendosi interessata a fargli visita  si sarebbe introdotta nella casa dell’uomo che, rimasto ingannato dalla genuinità della ragazza, l’avrebbe fatta entrare, ignaro di quello che sarebbe successo poco dopo. Di li a pochi minuti, infatti, la giovane donna, non si sa come, avrebbe approfittato della distrazione dell’ignaro signore e si sarebbe appropriata, derubandolo, di un buono fruttifero di 2 milioni delle vecchie lire, per un valore di circa 1600 euro. Insomma lingua sciolta, modi di fare convincenti, la giovane donna sarebbe riuscita così a entrare nell’abitazione dove ha iniziato a parlare e a confondere il poveretto, per poi allontanarsi, giusto il tempo di rubare quanto di valore possedesse l’86enne. Raccolto il bottino, la donna, si sarebbe quindi dileguata. La vicenda, che è stata raccontata ai carabinieri proprio dalla vittima del presunto furto, è stata denunciata ai militari della stazione di Fabrizia che hanno avviato le indagini, coordinate dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno, capitano Stefano Esposito Vangone.

 

(articolo pubblicato su ''Il Quotidiano della Calabria'')

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mini Carabinieri-sorianelloUn’anziana signora 85enne, Lucia Joppolo, è stata trovata morta questa mattina verso le ore 10.30, nella propria abitazione a Soriano. Alcuni vicini, allarmati da strani rumori e dalla presenza di sconosciuti che si aggiravano attorno all’abitazione della donna, avrebbero contattato prontamente i parenti che, una volta giunti sul posto, avrebbero trovato il corpo esamine dell’anziana e la casa completamente messa a soqquadro – probabilmente – in seguito ad un furto. È atteso, nel primo pomeriggio di oggi, il sopralluogo del medico legale, per effettuare gli accertamenti del caso e rilevare eventuali tracce di violenza sul corpo dell'anziana. Non si esclude comunque la possibilità che la donna abbia accusato un malore proprio in seguito allo spavento per il furto subito.
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Lunedì, 28 Ottobre 2013 13:55

Serra, celebrati i funerali di Silvana Ricca

 

mini silvanariccaSERRA SAN BRUNO – Commozione e tanti fiori. I funerali di Silvana Ricca, la 55enne deceduta all’alba di lunedì scorso a causa di un presunto caso di malasanità per il quale indaga la Procura della Repubblica di Vibo Valentia, si sono celebrati ieri pomeriggio nella Chiesa Matrice. Quella “madre di tutte le chiese” che ha accolto in grembo una figlia sfortunata, dal destino beffardo e crudele e che, nella penombra dell’Eucaristia, ha soffocato il singhiozzo dei pochi che di Silvana Ricca ne hanno conosciuto la storia e la profonda umanità. La signora Silvana era catanzarese e per quell’equivoco della ragione che si chiama amore, si era trasferita nella cittadina della Certosa, dando alla luce due figli. Ma la sua vita, sin dalla giovinezza, fu segnata dall’insulto di quella malattia che, prende compagne di giochi e restituisce incubi e fantasmi. Così, per un fragile vascello come lei, affrontare la burrasca della vita fu terribile, ogni giorno il peso dell’anima, ogni giorno un nuovo giorno da buttare nella pattumiera. Poi la svolta ed un bagliore di luce. 

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mini silvana_riccaSERRA SAN BRUNO - Nell'immagine della signora Silvana Ricca seduta nel corridoio dell'ospedale di Serra San Bruno c’è tutto. C'è la sofferenza di una donna che porta i segni di una vita ingrata. Ci sono gli attimi di incertezza, di paura, di speranza. Di quella speranza che tutto possa risolversi. Ma c'è – anche e soprattutto – la sensazione che qualcosa non vada per nulla nel sistema sanitario calabrese e vibonese in particolare. Se vi siano delle responsabilità in capo a qualcuno lo accerterà la magistratura. Tuttavia rimane il dolore della famiglia, un dolore enorme causato da situazioni ancora tutte da spiegare. Intanto si sa che questa mattina si è svolto l'esame autoptico sul corpo della donna, eseguito dall'anatomopatologa forense Katiusca Bisogni su disposizione del pm Michele Sirgiovanni ed in presenza del perito di parte Massimiliano Cardamone. I responsi di tutti gli esami effettuati saranno disponibili non prima dei prossimi 90 giorni. 
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