mini conf_stampa_mirko_30_aprile_2012

Riceviamo e pubblichiamo

 

“Entro trenta giorni dal nostro insediamento asfalteremo tutte le strade!”. Questa, la promessa scandita, negli ultimi giorni di campagna elettorale, dai componenti l’attuale maggioranza in consiglio comunale. Come sia finito il proclama enunciato con toni solenni, è sotto gli occhi di tutti. Così come in tanti altri casi, a partire dai cento posti di lavoro al Parco regionale delle Serre, per finire alla creazione del “secondo ospedale”, dopo aver chiuso il primo, l’impegno è rimasto lettera morta. A distanza di quasi due anni dall’inizio della consiliatura, non c’è angolo della cittadina in cui il manto stradale non risulti pericolosamente dissestato. Da San Rocco, a Santa Maria, per gli automobilisti è una continua gincana. E’ sufficiente fare un semplice giro per il paese per constatare le innumerevoli voragini presenti sul manto stradale. Tuttavia, il paradigma dell’ennesima promessa non mantenuta, è rappresentato da via San Brunone di Colonia, dove gli automobilisti sono costretti a veri e propri slalom per evitare le innumerevoli buche. Quella che dovrebbe essere un’arteria di decongestionamento appare come una pericolosissima mulattiera da terzo mondo, puntellata da pericolose transenne non segnalate che, nelle intenzioni di chi le ha collocate, dovrebbero evidenziare le voragini più rischiose. Lo stato di degrado in cui versa la strada rappresenta un autentico attentato all’incolumità di quanti sono costretti a percorrerla. Lo sforzo compiuto dagli automobilisti per evitare i crateri presenti sull’asfalto causa, infatti, continue invasioni di carreggiata con il conseguente rischio di incorrere in incidenti. A ciò si aggiunga il fattore pioggia, a Serra, tutt’altro che raro. Con le precipitazioni, infatti, le tante buche si riempiono d’acqua divenendo invisibili agli ignari conducenti che corrono il rischio di finirvi rovinosamente dentro con le loro autovetture. Ai tanti pericoli corsi dagli automobilisti si aggiunge, quello per le casse comunali, sempre più, oberate di debiti a causa dei continui risarcimenti avanzati per i danni subiti sull’intera rete cittadina. Quanto la situazione sia insostenibile, lo dimostrano, infatti, le continue richieste di indennizzo e le innumerevoli sentenze con le quali il comune viene condannato a pagare i danni subiti dai cittadini. Eppure, mentre tutto ciò si abbatte sulle spalle dei serresi, l’amministrazione comunale, tanto per non perdere l’abitudine, continua ad esercitarsi in un dormiveglia che sta conducendo Serra alla rovina. Non si può perdere altro tempo nell’ignavia, è necessario adoperarsi tempestivamente per scongiurare ulteriori danni ai cittadini ed alle casse comunali. Serve un intervento risolutore, per farlo è sufficiente asfaltare le strade dissestate, così come è stato fatto per una delle poche arterie cittadine rimesse a nuovo, quella che passa davanti casa del sindaco.

 

Mirko Tassone

Consigliere comunale gruppo 'Al lavoro per il cambiamento'

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mini arenaARENA – «Non vogliamo fare inutili dietrologie. Né vogliamo che questo Consiglio si trasformi in un tribunale dell’Inquisizione. Se ci sono stati e ci saranno responsabili saranno gli organi preposti a stabilirlo. Noi, la mia amministrazione intendo, abbiamo davanti soltanto due doveri: dal punto di vista politico, è opportuno fare chiarezza su una questione che avrà inevitabilmente pesanti ripercussioni. Dall’altro lato, dal punto di vista gestionale e quindi amministrativo, abbiamo l’obbligo di affrontare la situazione e la triste realtà. Realtà inoppugnabile: il lungo iter giudiziario si è concluso con una condanna pesante. Con la condanna al pagamento di oltre un miliardo di euro. 1.097.062 euro, per l’esattezza».

Nel corso di un affollato consiglio comunale, convocato in forma straordinaria e aperta, il sindaco Antonino Schinella ha inteso rendere edotta la cittadinanza in merito ad una questione che per lunghi anni ha tenuto con il fiato sospeso cittadini e amministratori di Arena: la vertenza Lorusso. Questione che ha avuto epilogo soltanto nei giorni scorsi con la decisione della Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dal Comune.  

«La storia parte da lontano e ha per oggetto i lavori di costruzione del Carcere mandamentale. I lavori - ha riferito il primo cittadino suffragando le sue tesi con carte e documenti alla mano - furono consegnati alla ditta nel febbraio dell’84. Dopo tre sospensioni nel breve arco temporale di un anno e mezzo, nell’estate dell’85 l’impresa subisce un attentato dinamitardo. E i lavori i fermano. Arrivano i solleciti, si susseguono due ordini di servizio, ma l’impresa riprende i lavori soltanto ad aprile del 1987. Ma sette mesi dopo si ferma di nuovo. Il motivo? Si è resa necessaria una perizia suppletiva e di variante, la cui redazione tra mancati recepimenti e pareri vari ha subito un iter abbastanza lungo. Si pensi, infatti, che soltanto nel 1994, sette anni dopo, la Giunta comunale ha approvato la perizia, dando così avvio ai lavori. Da questi ritardi, dunque, scaturisce il contenzioso. Per l’impresa la responsabilità sono attribuibili all’amministrazione appaltante e all’incapacità di quest’ultima di approvare una perizia. L’arbitrato ha successivamente accolto le richieste di Lorusso, condannando il Comune al pagamento di oltre un miliardo di euro. E dopo le decisioni della Corte di Appello e della Cassazione che hanno rigettato i ricorso presentati a suo tempo dal Comune, l’iter processuale si è concluso con una condanna. E adesso la situazione non è delle migliori. Acuita dal fatto che ci troviamo a fronteggiare una non facile situazione. Si pensi - ha aggiunto il sindaco - che quotidianamente si recano in Comune decine di creditori e diversi professionisti che esibiscono laute parcelle per prestazioni che in alcuni casi risalgono anche a decine di anni addietro. Si pensi, inoltre, che siamo costretti a pagare rate di mutui per un importo che supera i 200mila annui, di cui 70mila assorbite per la chiusura delle controversie legate agli espropri Lombardo e Scalamogna. E, come se tutto ciò non bastasse, aggiungo che a dicembre arriverà la sentenza, un'altra sentenza, sempre inerente un esproprio, questa volta del terreno dove è ubicata la scuola elementare, e le notizie forniteci dal nostro avvocato non ci lasciano ben sperare. Dunque, è evidente che la situazione che abbiamo ereditato è pesantissima. C’è chi in questi giorni ci sta consigliando il dissesto. Forse è l’unica via di uscita, ma sarebbe una iattura per la nostra gente. Significherebbe l’aumento, fino al massimo consentito, dei tributi e delle tariffe per cinque anni. E in un periodo di crisi generale, non possiamo mettere le mani nella tasche dei nostri cittadini. Perciò, stiamo lavorando e lavoreremo con un unico obiettivo: evitare il dissesto. Ci siamo rivolti ai ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture, ai quali abbiamo chiesto di assumersi i maggiori oneri derivanti dalla costruzione del Carcere anche nello spirito dell'articolo 19 della legge n. 119 del 1981, che prevedeva che i maggiori oneri potessero essere saldati attingendo ad un mutuo a totale carico dello Stato. In questa direzione, il deputato Laratta presenterà presto un’interrogazione, portando il nostro caso all’attenzione del Parlamento. Inoltre, siamo in trattativa con il creditore: se riuscissimo ad ottenere una dilazione, a conti fatti saremmo in grado di onorare il debito. E questa - ha aggiunto il sindaco rispondendo alla domanda del consigliere di opposizione Giamba - sarebbe la migliore condizione: ci permetterebbe da un lato di evitare il dissesto e dall’altro di affrontare l’onere senza neppure aumentare la pressione fiscale. Basterà razionalizzare la spesa, sulla falsariga di quello che abbiamo fatto finora, se è vero come è vero che ad oggi siamo riusciti a diminuire sensibilmente alcuni costi: penso, solo per fare qualche esempio, alla gestione e al trasporto dei rifiuti, al riscaldamento dello strutture pubbliche e alla manutenzione dei mezzi comunali». Infine, rispondendo ad una domanda dell’altro consigliere di opposizione Brogna, il primo cittadino ha chiosato così: «Lei mi chiede di chi sono le responsabilità? Leggendo le carte, emerge che il loro arbitrale ha addossato le responsabilità alle amministrazioni che si sono susseguite dal 1987 al 1994 e in parte anche ai progettisti e alla carenze progettuali. Aggiungo che reputo un errore il fatto che la precedente amministrazione non abbia nominato un arbitro, e quindi un difensore del Comune, decidendo di non giocarsi la partita, sebbene questo ultimo aspetto non rappresenti la prova che affrontando il giudizio in modo diverso il Comune ne sarebbe uscito indenne. Comunque, ribadisco che saranno gli organi proposti a stabilire chi sono i responsabili. Posso dirle che alla Procura della Corte dei conti è stato già trasmesso l’intero fascicolo».

Dopo la chiosa del sindaco, gli interventi del pubblico, tra cui quello dell’ingegnere Michele Gerace, assieme al collega Raffaele Schinella progettista e direttore dei lavori del Carcere, e dell’ex sindaco Rosario Pugliese.

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mini MastroianniVibo Valentia – Una sconfitta, quella maturata domenica in quel di Gavorrano, che pesa come un macigno per la Vibonese del presidente Pippo Caffo. Non tanto per la prestazione, quanto per il modo in cui è maturato il tredicesimo ko stagionale : in vantaggio per 2 a 1 a dieci minuti dal termine, l’undici del duo Ferrante –  Viola si è fatto prima raggiungere da Fioretti, per poi subire addirittura la terza marcatura del Gavorrano ad opera di Pucciarelli. Nonostante l’amarezza per il risultato, i dirigenti rossoblu possono ritenersi più che soddisfatti per la prestazione delle giovani promesse. Tra queste c’è anche  Ferdinando Mastroianni (foto), attaccante classe ’92. L' ultima scoperta del direttore sportivo Mauro Beccaria ha avuto la fiducia che cercava dallo staff tecnico e l’ha ripagata con due reti che fanno ben sperare per il futuro. Peccato solo che non siano servite per portare a casa un risultato utile. «Poteva essere una giornata fantastica – ha affermato Mastroianni – ma ci siamo fatti infilare nel finale, compromettendo una gara nella quale abbiamo offerto un’ottima prestazione. Una vera e propria disdetta. Anche un pari sarebbe andato bene, invece siamo tornati a casa senza punti e con tanta rabbia addosso. Sono qui per far bene – sottolinea il centravanti della Vibonese, di proprietà del Bari – e spero di avere altre occasioni per mettermi in luce. Se arrivano i gol è chiaro che sono contento, visto che ricopro il ruolo di centravanti, anche se la gloria personale viene dopo. Qua ci stiamo giocando la salvezza ed è questo l’obiettivo prioritario». L’inserimento nel gruppo è stato comunque ottimo. «Mi hanno accolto bene – sottolinea Ferdinando Mastroianni – e sono felice di far parte di un gruppo unito, fatto di bravi ragazzi. Anche con lo staff tecnico e la società si è creata la giusta sintonia. Bisogna però continuare a lottare, evitare errori e centrare l’obiettivo della salvezza». La prima doppietta nei professionisti con la Vibonese merita una dedica: «I gol fatti a Gavorrano sono innanzitutto per mia sorella Giuseppina, che tra l’altro era presente sugli spalti e quindi è stato proprio bello segnare davanti a lei. E poi dedico questi gol alla mia famiglia, che mi sostiene e mi dà la forza per andare avanti».
NOTIZIARIO – Prima dell’avvio dell’allenamento, il presidente Pippo Caffo ed il vice presidente Francesco Patania nel chiuso dello spogliatoio hanno voluto parlare alla squadra alla presenza dello staff tecnico, invitando tutti a dare di più e ad evitare gli errori commessi a Gavorrano che sono costati parecchio. Come consuetudine, lo staff tecnico rossoblu ha inizialmente analizzato la partita con il gruppo  per poi iniziare la preparazione in vista del prossimo impegno in campionato contro l’ Arzanese. Allenamento leggero per Cosenza, mentre De Filippis, Alletto e Corapi, alle prese con fastidi vari, si sono sottoposti a terapie ed appositi trattamenti ad opera dello staff medico della Vibonese diretto dal dottore Cino Bilotta.

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mini salerno-grilloIl congresso che il Popolo della Libertà si prepara a celebrare il 26 febbraio prossimo sarà un congresso unitario. Questa dunque una delle poche certezze del partito berlusconiano. Una seconda certezza è rappresentata dall’apparente unità ritrovata tra i due consiglieri regionali vibonesi, Nazzareno Salerno che dovrebbe essere eletto coordinatore provinciale e Alfonsino Grillo che ricoprirà la carica di vice coordinatore provinciale. Il primo, della componente che fa capo a Gianni Alemanno, vicino al senatore Franco Bevilacqua; il secondo, invece, è stato eletto nella lista “Scopelliti presidente” ed è vicino alla corrente Gasparri. 

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mini tettoia cadente ospedaleSERRA SAN BRUNO – Una tettoia verosimilmente in alluminio, che si trova sulla parte dell’edificio ospedaliero che ospita la Radiologia, stava per crollare a causa del peso della neve che le abbondanti precipitazioni di queste ultime ore hanno ammassato sulla sua superficie, ormai irrimediabilmente inclinata. Sul posto il sindaco Bruno Rosi, in prima linea durante l’emergenza neve, che ha coordinato le operazioni di messa in sicurezza della tettoia e dell’area sottostante effettuate dagli operai comunali. "Non c’è nessun dirigente che possa coordinare i lavori per evitare il crollo della tettoia, lavori che – ha ribadito il primo cittadino – stiamo eseguendo noi volontariamente con operai e mezzi comunali". Il sindaco ha espresso rammarico nel constatare come nessun dirigente dell’Asp sarebbe stato presente durante l’emergenza neve e come il nosocomio cittadino sia stato abbandonato ad un destino ancora da scrivere ma del quale ormai stanno scorrendo i titoli di coda. Sul luogo anche i Vigili del Fuoco di Serra San Bruno intervenuti per evitare il crollo della tettoia. 

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mini ministero_giustizia_adn--400x300E' stato pubblicato stamattina, sul sito del Ministero della Giustizia, lo schema di decreto legislativo che prevede la soppressione di 674 uffici del Giudice di Pace in Italia, e tra questi c'è anche quello di Serra San Bruno. Già da tempo era stata paventata la soppressione e si erano mobilitati diversi addetti ai lavori, avvocati soprattutto, per valutare le possibili azioni mirate a contrastare un provvedimento che di certo produrrebbe ulteriori disagi ai cittadini delle Serre, che già assistono impotenti alla spoliazioni di servizio essenziali venuti a mancare sul territorio. Per evitare la chiusura dell'ufficio in questione sarebbe necessario che i comuni interessati si accollassero le spese del mantenimento del servizio, o singolaremente o in consorzio, ma ciò dovrebbe avvenire entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto definitivo dopo il passaggio in Parlamento. Sulla paventata soppressione sono intervenuti subito i consiglieri regionali Nazzareno Salerno (Pdl) e Bruno Censore (Pd) e il consigliere comunale serrese Rosanna Federico (Pd).

 

“La notizia della soppressione di 674 Uffici del Giudice di Pace in Italia e, di riflesso, della chiusura di un considerevole numero di Uffici anche in Calabria - ha dichiarato Salerno - desta preoccupazione, soprattutto perché i provvedimenti che possono prendere gli enti locali per evitare la concretizzazione di questo scenario non sono affatto facili da realizzare, specie in un momento in cui le disponibilità finanziarie sono estremamente limitate. Che si andasse verso questa direzione era noto e l’ulteriore conferma arrivata testimonia che le esigenze di razionalizzazione sono talmente stringenti da non poter essere sempre sopportate. Nel caso di Serra San Bruno - prosegue l'esponente del Pdl - e degli altri paesi che si vengono a trovare in situazioni simili il pericolo si riversa su più fronti visto che i centri montani, già costretti a convivere con disagi determinati dalla posizione geografica e dalle carenze infrastrutturali, vengono ancora una volta sottoposti alla cancellazione dei servizi e a privazioni non secondarie. È evidente che le conseguenze sono rilevanti pure sul piano economico e sociale. Già nei mesi passati, le categorie interessate, unitamente ad alcuni Comuni, si erano mosse per individuare le vie percorribili. In quell’occasione – vale a dire durante l’incontro tenutosi presso la sede degli Uffici del Giudice di Pace all’interno della Comunità montana delle Serre -  avevo colto il rischio a cui si andava incontro e, riferendo le informazioni che avevo acquisito grazie all’impegno di alcuni parlamentari del Pdl, avevo auspicato una convinta sinergia per prendere le necessarie contromisure. Considerata l’emergenza e la ristrettezza dei tempi, è indispensabile - è la conclusione del presidente della Commissione Sanità - uno straordinario senso di responsabilità di tutti i Comuni interessati anche se accollarsi tutti i costi non rappresenta un’impresa agevole. Ma adesso è  essenziale garantire la persistenza e la continuità degli Uffici affrontando a viso aperto un problema terribilmente reale”.

Censore dal canto suo ha fatto sapere che lunedì in Consiglio regionale presenterà un ordine del giorno per impegnare la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo e il Ministero della Giustizia per scongiurare la cancellazione di numerosi uffici del Giudice di Pace. L'esponente del Pd si dice contrario all’ipotesi di cancellazione annunciata dal ridimensionamento di tutti gli uffici giudiziari delle sezioni distaccate e previsto dal precedente Governo Berlusconi e portato avanti dall’attuale, che cagionerebbe, solo nella provincia di Vibo Valentia, la soppressione di sei uffici: Nicotera, Arena, Mileto, Pizzo, Serra San Bruno e Soriano Calabro. "La revisione della geografia giudiziaria che, anche in Calabria, comporterà la chiusura di numerosissimi uffici di Giudice di pace si va ad aggiungere ad una lunga serie di altre spoliazioni di uffici e servizi pubblici che continuano a depauperare i territori periferici e più deboli. Per quanto mi riguarda - ha commentato Censore - sono fermamente contrario alla chiusura anche del più piccolo presidio di Giustizia presente sul territorio, per questo auspico che, lunedì prossimo, l’intero Consiglio regionale faccia suo l’ordine del giorno per manifestare contrarietà nei confronti di un provvedimento che risponde soltanto a logiche ragionieristiche e che comporterebbe l’ulteriore allontanamento della giustizia nei confronti del cittadino calabrese».  

"In un momento in cui ci si lamenta circa i tempi della giustizia italiana - ha dichiarato il consigliere comunale Rosanna Federico - è stato pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia lo schema di decreto legislativo recante la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che dispone, all’art. 1, la riduzione degli uffici dei Giudici di Pace. Come già accaduto in tema di sanità, ancora una volta, il nostro territorio si vede costretto a difendersi contro un piano di tagli lineari ed indiscriminati portato avanti dai recenti governi nazionali e regionali che, senza tener conto delle peculiarità di ogni zona, hanno operato e continuano ad operare in maniera ragionieristica e sommaria. Appare infatti, tra gli uffici da sopprimere, anche quello del Giudice di Pace di Serra San Bruno che per anni ha svolto con efficienza e serietà le proprie funzioni rispondendo in tempi rapidi alla domanda di giustizia da parte dei cittadini. Il previsto accorpamento all’Ufficio di Vibo Valentia, oltre a creare disagi ai dipendenti e agli operatori del settore, determinerebbe soprattutto per i cittadini un notevole aggravio dei tempi e dei costi per ricevere giustizia. Questa volta però non ci si può nascondere dietro ostacoli insormontabili derivanti da scelte e decisioni altrui da subire passivamente. Il decreto, infatti, dà la possibilità ai comuni, singoli o consorziati, entro un termine di 60 giorni dalla pubblicazione, di richiedere il mantenimento degli Uffici competenti per i rispettivi territori mettendo chiaramente nelle mani delle singole amministrazioni il potere di salvaguardare i servizi essenziali per le proprie comunità. Si ritiene doveroso, quindi, anche a seguito degli impegni assunti in occasione  di un incontro tenutosi sul tema, che il Sindaco di Serra San Bruno, coinvolgendo eventualmente i Sindaci dei Comuni interessati, intraprenda, immediatamente e senza indugio, tutte quelle iniziative che si rendono necessarie, per poter mantenere l’Ufficio di giustizia territoriale e difendere, con esso, i diritti fondamentali della sua comunità che non può accettare di vedersi gradualmente spogliare di servizi ed uffici  indispensabili per la sua stessa sopravvivenza". 

      

 

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