de raffele giuseppe2Già nell’aprile 2012 vennero resi pubblici i dettagli dell’operazione “Resort”, che portò all'iscrizione nel registro degli indagati di ben 63 persone, imputate di aver commesso una maxi-truffa ai danni dell’Unione Europea, per i quali i reati contestati vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici, al falso ideologico, alla dichiarazione fraudolenta mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Come riportato questo pomeriggio dall'Agi, a circa un anno e mezzo di distanza, il pm della Procura di Vibo Valentia, Santi Cutroneo, ha avanzato al gup una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 56 indagati, stralciando di fatto le posizione di soli sette soggetti, per i quali i relativi atti sono stati trasmessi alla Procura di Lamezia Terme, territorialmente competente.

L’attività investigativa è stata condotta dalla Guardia di finanza che ha fatto luce sui fatti inerenti alla realizzazione di 23 strutture ricettive diffuse sull’intero territorio provinciale (diverse di queste non furono però mai realizzate). Per finanziare i Bed & Breakfast in questione, secondo gli inquirenti, fu percepita illecitamente la somma di 1,3milioni di euro. Fra le richieste di rinvio a giudizio arrivate questo pomeriggio, oltre a quella che interessa l’ex presidente del Consiglio comunale di Serra San Bruno, Giuseppe De Raffele, oggi semplice consigliere di maggioranza passato di recente da Ncd a Forza Italia, vi sono altre 18 posizioni riguardanti i tecnici inviati dalla Regione Calabria per le operazioni di collaudo dei Bed & Breakfast.

Nel dettaglio l’ex presidente del Consiglio comunale, nonché amministratore di una società operante nel campo dell’informatica con sede a Catanzaro Lido, Giuseppe De Raffele, è accusato di aver emesso una fattura per un'operazione considerata inesistente dall'accusa, conseguente all’acquisto di computer da parte di un titolare di una struttura di ricezione turistica. L’emissione della fattura, secondo l’accusa, avrebbe permesso al beneficiario dei fondi per l’approntamento di un Bed & Breakfast, di documentare una spesa mai realmente sostenuta. Secondo le risultanze investigative, le persone destinatarie dei finanziamenti europei non solo non avrebbero realizzato le strutture ricettive, ma avrebbero speso i fondi percepiti per ristrutturare le proprie abitazioni o, peggio ancora, per l’acquisto di regali di nozze a congiunti, amici e conoscenti. Regali di una certa entità come, ad esempio, camere da letto o vasche idromassaggio.

In una nota inviata alla nostra redazione, De Raffele ha precisato di risultare coinvolto nell'inchiesta solo in maniera marginale rispetto ai fatti, «non già per una pluralità di fatture, ma per un'unica fattura di appena euro 874,00 oltre iva, per la quale, peraltro, vi è stata regolare registrazione e consegna del computer nonché tracciabilità dei pagamenti in quanto saldata con bonifici bancari, per come documentato e certamente il Gup rileverà».

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carabinieri 124Quella del gasolio, a Simbario, non è certo l’ultima frontiera del furto. Non è infatti la prima volta , che ignoti - armati di “pompa elettrica” artigianale - tentano di vampirizzare il “prezioso liquido” aspirandolo direttamente dai serbatoi degli automezzi comunali o dai depositi delle infrastrutture pubbliche.

Già l’anno scorso analogo furto era stato infatti operato a danno delle cisterne di approvvigionamento dell’impianto di riscaldamento della scuola elementare e dell’automezzo della nettezza urbana di proprietà comunale. E proprio sullo stesso, durante la scorsa notte, si sono ancora una volta concentrate le attenzioni della “banda del gasolio” di Simbario. Il mezzo - parcheggiato come sempre durante le ore notturne, nei pressi del Calvario, in via Ceraso - poco prima delle 22.00 è stato nuovamente preso di mira da ignoti che, armati di tubo in gomma e pompa elettrica, hanno tentato di asportarne più carburante possibile. Operazione questa volta rimasta incompleta, visto che i ladri sono stati sorpresi e costretti alla fuga a bordo di un’autovettura, allarmati dalla presenza di un passante, lo stesso che tempestivamente non ha mancato di segnalare il fatto agli uomini della stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno. Le forze dell’ordine, una volta giunti sul posto, proprio all’altezza del bocchettone del serbatoio del mezzo, hanno rinvenuto gli utensili - di fattura artigianale - utilizzati dai ladri per portare a compimento il furto.

Come detto non è la prima volta che a Simbario si verificano furti di carburante a danno di mezzi o edifici di proprietà comunale, ma a questi vanno sommati - oltreché gli atti intimidatori più volte inscenati all’indirizzo del sindaco Francesco Andreacchi (ultimo la testa di capra mozzata di domenica scorsa) e del vicesindaco Caterina Bertucci – anche altri atti vandalici come il furto di due batterie a danno dello stesso automezzo per la raccolta dei rifiuti solidi urbani o come, peggio ancora, l’incendio colposo che tempo fa aveva devastato un autocarro con cestello, custodito all’interno dell’autorimessa comunale.

 

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Martedì, 17 Aprile 2012 19:27

Salvate il soldato Rosi

mini dovere_moraleRimane in panne, infangata fra verità supposte e bed & breakfast fantasma, la macchina amministrativa serrese targata PdL. In barba a quel tanto ostentato slogan pre-elettorale, “Un dovere morale: voltare pagina!”, che nel maggio scorso campeggiò deciso in ogni dove. Sui manifesti, sui muri, perfino su un paio di gigantografie mobili che per un mese tranciarono in lungo ed in largo le vie del paese. Per Terravecchia, a Spinetto, nelle piazze, sul lungo fiume, sui palchi alle spalle di oratori e cabarettisti.

Qualcuno pensò “il circo è arrivato in città”.  Altri, circa 1.800 persone invece ci credettero, ed armati di buone illusioni regalarono il consenso proprio a quei paladini che raccontavano di avere in tasca la ricetta utile alla diffusione di quell’etereo “dovere morale”.

Neanche il tempo di soffiare sulla prima candelina e tutto è cambiato. Anzi quella moralità non è mai esistita. Spazzata via a colpi di esposti ed inchieste.

Le guance della maggioranza serrese si colorarono di rosso già nei mesi scorsi, quando un ambiguo rimpasto di giunta fece fuori Zaffino, l’ex assessore spodestato per motivi ancora del tutto ignoti alla cittadinanza, ma non alla questura. Poi il caso della targa smarrita, quella con su impresso “Qui la 'ndrangheta non entra”, da inchiodare all’uscio del palazzo municipale e che ancora oggi tarda a raggiungere Serra. Ultimo il caso del presidente del Consiglio De Raffele finito, per una strana fattura, nella lista dei 63 indagati dell’Operazione Resort, della Guardia di Finanza, su un giro di 1,3 mln finanziati per la costruzione di strutture di ricezione turistica e spesi in ville private e regali matrimoniali.

Troppe incognite. I programmi politici saltano e l’attività amministrativa ristagna. A pagarne le spese sembra sia il sindaco, ormai additato da tutti come unico responsabile di quest’annata amministrativa che di amministrativo ha avuto davvero poco. Forse nulla, al di là di un paio di aiuole date in adozione a qualche commerciante.

Si va verso un epilogo già scritto. A tempo dovuto il PdL scaricherà Rosi, valvola di sfogo su cui ripiegare colpe, danni e fallimenti, e continuerà a cavalcare indisturbato verso nuovi orizzonti di gloria. Sempre che non ci siano ulteriori intralci, visto che oggi quel bramato “dovere morale” è finito dritto dritto sulle scrivanie di giudici e magistrati.

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mini SpagnuoloUn fenomeno di diffusa illegalità che rispecchia un'abitudine consolidata da parte di certi individui secondo la quale il rispetto delle regole riguardi gli altri ma non se stessi". Sono state queste le parole pronunciate dal Capo della Procura di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, nell'odierna conferenza stampa tenutasi per illustrare i dettagli della maxi-operazione, "Resort", condotta dagli uomini della Guardia di Finanza che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di ben 63 persone.

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