Mercoledì, 23 Gennaio 2013 17:35

Cavalli di razza e bardotti

mini scilipoti_2Dei tanti parcheggi politici dell’ultim’ora di sicuro la Calabria è quello più abusivo. Come se non bastasse già Rosy Bindi, eletta plebiscitariamente manco fosse nata in Aspromonte nelle scorse primarie democrat, adesso il Piddielle ha calato l’asso di bastoni. Che in gergo locale, da non confondersi, anche se sembrerebbe, con “lato Berlusconi”, significa “metterlo prepotentemente nel lato B”. Scilipoti finalmente ha preso la cittadinanza ultra meridionale. Un vero primato. Roba da porcellum. Porcellum e promesse mantenute. Perché se è vero, com’è vero, che il cosiddetto “responsabile” (o “salva-culi” che dir si voglia) è riuscito nell’impresa di tenere a galla per qualche altro mese il governo ante-Monti, è altrettanto vero che il tornaconto richiesto per tale gesto è stata senza dubbio la riconferma parlamentare. Anzi, Quirinale.

La notizia di Scilipoti l’Africano in Calabria circolava già dalle prime ore del mattino. I big locali, con in testa il governatùr Giuseppe Scopelliti, hanno improvvisamente messo mano ai telefoni per bestemmiare in faccia ad Angelino Alfano, contestando l’inatteso regalo del loro principale. Addirittura, il cosiddetto “responsabile di fine seconda repubblica”, avrebbe dovuto posizionarsi nella prima piazza regionale, davanti a pezzi da 90 come il mammasantissima Tonino Gentile e l’assessoressimo “rrriggitanu” Antonio Caridi. Poi, finalmente, lo scatto d’orgoglio del popolo oppresso. “Eh no – avranno bisbigliato bestemmiando sottovoce gli scalzati pidiellini – a tutto c’è un limite. Scipilo, Scilito, Scilicomecazzosi chiama no. Almeno si fosse portato la Tommasi, giustu u ndi facimu l’occhji”. Breve riunione del coordinamento, presa di coraggio e via. “Governatùr pensaci tu”. Ed ecco la magia. Alle ore 20 in punto il buon Mimmo viene piazzato in sesta posizione. Utile ancora certo, perché in Calabria, evidentemente, gli Scopelliti and friends hanno certezza scientifica dei loro consensi.

Storie quotidiane di sottomissioni meridionali. Succede così da 150 anni. E pensare che Scopelliti ce l’aveva messa tutta per ridare un filo di dignità e moralità al partito, regalandosi appena qualche giorno fa una Scopelliti buona che, per l’appunto e a dispetto del cognome, non è neanche lontanamente parente. Rosanna, figlia del giudice Antonino Scopelliti ammazzato dalla ‘ndrangheta su ordine di Cosa Nostra nel 1991, è ad honoris cause nelle liste per la Camera al secondo posto. Praticamente con due piedi in Parlamento. Lei, da ingenua inesperta qual è, ha dichiarato felicemente di “voler dare voce alla parte onesta della Calabria ad oggi poco considerata”. E aggiunge, disconoscendo totalmente la sua blindata elezione, “qualora lo vorranno”. Intanto, per far capire al mondo intero la sua posizione in merito al conflitto di interessi, la Scopelliti buona si licenzia subito dal coordinamento del movimento antimafia “E adesso ammazzateci tutti”.

Ma ritornando all’uomo per tutte le stagioni, ovvero Mimmo “ ‘o responsabile ”, capace in un attimo di offuscare la verginità ritrovata del Pdl calabrese, è davvero troppo facile intuire come lo stesso sia il vero scheletro negli armadi della nascitura Terza Repubblica. Persino più di Dorina Bianchi nota esponente del “PddL” (Partito democratico della Libertà) e nata politicamente per caso nel 2001 all’interno di una lista civetta chiamata niente meno che “Abolizione Scorporo”. Un centro-destra, insomma, che – malgrado alcuni lo pensassero incapace di stupire gli italiani – ha nuovamente stupito il bel Paese, piazzando sul mercato elettorale alcuni personaggi. Più simili a dei bardotti che a dei cavalli di razza.

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mini Serra_San_Bruno_centro_storicoSERRA SAN BRUNO - Pare che abbiano forzato a calci la porta d'ingresso i ladri che, oggi pomeriggio, sono tornati in azione nella cittadina della Certosa. A finire nel mirino dei malviventi, questa volta, è stata l'abitazione di un orefice del luogo. Ad accorgersi del furto sono stati i vicini di casa dell'uomo, insospettiti del fatto che l'entrata secondaria dell'abitazione fosse aperta. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, i ladri sarebbero riusciti a portare via una pistola legalmente detenuta. Sul luogo del furto, l'ennesimo, sempre nel centro storico, sono intervenuti i Carabinieri della locale Compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone. Pare che l'episodio di oggi sia stato preceduto da altri analoghi verificatisi a Serra nei giorni scorsi.

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mini consiglio_com_30_nov_2012SERRA SAN BRUNO - Il sole timido che filtra dalle finestre di sala Chimirri non può bastare a riscaldare gli animi fragili di una maggioranza agonizzante, ormai giunta agli ultimi affanni di un cammino tutt’altro che glorioso. Un’amministrazione in balia della tempesta che fra qualche mese potrebbe non esistere più. Sarà probabilmente sostituita da tre commissari prefettizi freddi ed ordinari: una sorta di punizione multipla in un tempo già da carestia. Aspettiamoci il peggio. 

Al I punto si discute assai confusamente della sostituzione dell’ex consigliere Bruno Zaffino. La maggioranza si affretta a sciogliere il nodo. Ma Lo Iacono affonda

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Sabato, 27 Ottobre 2012 17:34

La mattanza degli innocenti

mini filippo_ceravoloSERRA SAN BRUNO – A 19 anni credi che nulla possa intaccare la tua felicità. Ti senti quasi onnipotente. Sai di avere tutta una vita davanti, e quindi ti godi a pieno la dolcezza di quell’età. E’ giusto che sia così. E Filippo Ceravolo era così. Stava vivendo la sua giovinezza in un angolo di Calabria in cui nascere, purtroppo, è una sfortuna. Si divideva tra il lavoro, che lo portava in ogni angolo della regione a vendere dolciumi insieme al padre, e la fidanzata. Probabilmente proprio da lei stava andando giovedì sera. Era tranquillo, come al solito, perché a 19 anni non pensi di rischiare la vita se chiedi in prestito l’auto ad un conoscente. Ed è giusto che sia così. Invece a Soriano, nell’Alto Mesima, nelle Serre, non è così. Si muore a 19 anni, assassinati, senza nessuna colpa. Filippo è stato scambiato per un altro, e gli hanno sparato a pallettoni, alla testa. L’auto su cui viaggiava è intestata a Danilo Tassone. Pare che gliel’avesse prestata il fratello di Danilo, Domenico, 27 anni. Ancora non è chiaro se Domenico fosse insieme a Filippo al momento dell’agguato, se gli avesse dato un passaggio o se gli avesse solo prestato la macchina, fatto sta che Filippo è stato trovato sul ciglio della strada

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mini Carabinieri-sorianelloSERRA SAN BRUNO - Probabilmente Filippo Ceravolo non era l'obiettivo dei sicari, entrati in azione ieri sera intorno alle 22 sulla strada che da Soriano porta a Pizzoni. Il 19enne, morto stanotte all'ospedale 'Jazzolino' di Vibo, dove era stato trasportato per le gravi ferite da arma da fuoco riportate alla testa, era insieme ad un'altra persona al momento dell'agguato. Si tratta di Domenico Tassone, 27 anni, anche lui di Soriano Calabro, già noto alle forze dell'ordine, rimasto ferito. Probabilmente anche la Fiat Punto su cui viaggiavano i due, ritrovata in una scarpata, era di proprietà o quantomeno nella disponibilità di Tassone. Non è ancora chiaro chi fosse alla guida, ma secondo una prima ipotesi, ancora da confermare ma comunque fondata, Tassone era il vero obiettivo dell'agguato. A perdere la vita è stato però Ceravolo, che non ha mai avuto problemi con la giustizia e che pare non fosse legato ad ambienti contigui alla criminalità.

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santa mariaSERRA SAN BRUNO - A sentire il sindaco Rosi dai palchi della campagna elettorale, a Serra, negli anni avvenire avremo mangiato pane e cultura. Un sentiero vergine da battere con l’ausilio di tanti assi nella manica: il vecchio carcere da ristrutturare e da adibire a biblioteca comunale, il mercato coperto convertito in teatro, l’ex kursaal trasformato in centro convegni. Per un paese, tutt’ intero, che sarebbe divenuto presto capitale spirituale d’Europa. Che poi a dire il vero, in che cosa sarebbe consistito questo tanto sbandierato titolo mistico continentale, nel concreto non lo ha mai saputo nessuno. Forse neanche lui.

Poi passano i mesi e le linee di demarcazione si fanno più sottili, i dubbi si sciolgono, i proclami si scoloriscono. Oggi tutti ci vedono chiaro. E le promesse si sono rivelate eloquenti bugie: a Serra della ‘cultura’ non s’è vista neanche l’ombra. Ma quel che è peggio è che proprio da parte dell’amministrazione stessa, con cadenza quasi quotidiana, arrivano pesanti contributi a sostegno di questo inarrestabile sprofondo intellettuale che sta inghiottendo tutto il paese. Sempre più in basso.

La scorsa domenica, il 26 agosto, immerso nel suggestivo scenario del santuario di Santa Maria si è tenuta un’interessante rassegna volta a valorizzare oltre che le risorse artistiche, anche quelle letterarie, culturali e spirituali del nostro territorio. L’evento, organizzato dal caffè letterario ‘Civitas Bruniana’ presieduto dal professor Bruno Tozzo, ha riunito pittori, scultori, fotografi, poeti, scrittori e molti altri artisti serresi. Un lodevole contributo volto a stimolare il risveglio della cultura cittadina, partendo proprio dai propri nomi. Da quello che già abbiamo in casa.

La mostra ha ricevuto il patrocinio del comune di Serra San Bruno, ma solo sui manifesti. Infatti il sindaco si è reso latitante per tutta la giornata, e quindi il suo intervento atteso e previsto in scaletta, non è mai arrivato. Oltre al danno la beffa. Gli artisti invitati all’iniziativa, una ventina di giovani mossi dall’estro e, soprattutto, dalla passione artistica, e per cui chiaramente non era previsto alcun rimborso spese o cachet, hanno trovato un’amara sorpresa ad attenderli alla fine dell’evento. Una multa ciascuno schiacciata sotto al tergicristallo delle rispettive auto. Divieto di sosta. Euro 40.

Inizialmente gli artisti avevano avuto il libero accesso alla zona pedonale per agevolare le manovre di carico e scarico delle stampe, delle sculture, dei quadri e dei cavalletti su cui esporre le opere, poi senza ricevere alcun preavviso o invito a spostare le auto, si sono appunto ritrovati con le contravvenzioni in bella mostra sul lunotto. Per evitare questa ennesima figuraccia, a discapito di ragazzi che dopo tutto si stavano solo impegnando a valorizzare il buon nome della città agli occhi dei molti visitatori e turisti presenti ai piedi del Santuario di Santa Maria, sarebbe servito solo un pizzico di buon senso e di raziocinio. Sarebbe bastato un avviso, un accenno da parte dell’addetto della polizia municipale e le auto sarebbero state presto sgombrate ed anche questa disavventura si sarebbe evitata. A nulla sono servite le contestazioni da parte di chi comunque stava semplicemente agendo per dare lustro al buon nome di Serra, di quella ventina di artisti serresi capaci, in un solo pomeriggio, di contribuire alla diffusione della cultura locale molto più di quanto abbia saputo fare l’intera classe dirigente in un anno e tre mesi di amministrazione.

Forse è arrivato il momento di iniziare a pensare che la ‘cultura’ non è per noi serresi. Non ci appartiene, anzi non la meritiamo. Perché le amministrazioni non le impone nessuno. Si scelgono. E questa è quella che abbiamo scelto. Basti pensare che nell’anno del primo centenario della morte di Mastro Bruno Pelaggi, nessuno degli amministratori si è ancora preoccupato anche solo di pronunciare il nome del ‘poeta scalpellino’. Di spendere una parola a riguardo. Come se non fosse mai esistito. Anzi come se fosse stato un criminale, una piaga sociale da dimenticare, una pagina nera da nascondere. Di cui meno se ne parla e meglio è. Invece, in realtà, è Mastro Bruno, una delle voci poetiche dialettali più interessanti e meritevole di attenzione della storia letteraria e sociale dell’intero Meridione.

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mini 182190_399472416756152_1924496783_nScorre sangue d’artista nelle vene del piccolo Giuseppe Manno. Classe 1998, che il suo futuro sarebbe stato immerso nella pittura lo si intuì già alle elementari, quando a soli 10 anni, partecipò ad un concorso di disegno indetto da una famosa catena di distribuzione di giocattoli, in occasione del V centenario della morte di San Francesco da Paola. Giuseppe, come tutti gli altri compagni di classe, presentò il suo disegno che la giuria però rigettò puntualmente: “è impossibile che un bambino così piccolo sia capace di fare un disegno del genere!”.  Allora le maestre, che ancora conservano gelosamente i primi disegni di Giuseppe, sfidarono gli organizzatori della gara a raggiungere il giovane artista direttamente a scuola, in classe, per sincerarsi di persona di che cosa il bambino, una volta afferrata la matita in mano, fosse capace. Ma questi si scusarono e fecero immediatamente marcia indietro. Avevano compreso a pieno che quella piccola opera d’arte sul Santo paolano era davvero farina del sacco di Giuseppe. Un sacco che col passare del tempo è diventato ancora più intrigante, capiente e profondo. Sono infatti più di una ventina le opere che Giuseppe esporrà in una tre giorni, dal 3 fino al 5 agosto, nei locali di Sala Chimirri a Serra San Bruno. Opere straordinarie in cui magistralmente i volti ei paesaggi diventano arte.

Mentre visitiamo la mostra Giuseppe scorazza fra i suoi quadri con leggerezza e disinvoltura, così come lo immaginiamo con il pennello in mano. Capelli biondi, occhi azzurri e lo sguardo di chi la sa lunga. Una sicurezza disarmante, degna di un artista navigato, mentre spiega ai numerosi visitatori che si tratta solo della sua prima esposizione personale di pittura e che non vuole assolutamente fermarsi. È solo agli esordi. Come una pregevole Ferrari che scalda il motore verso chissà quali altri orizzonti di arte e di soddisfazione.

Il piccolo Giuseppe Manno, assieme a Rocco Giancotti, appartiene alla ‘generazione terribile dei nuovi artisti serresi’, pronti a spodestare prematuramente i maestri che li hanno preceduti e in qualche caso guidati. Fin da bambino Giuseppe nutre una particolare attrazione per il disegno, una voglia incontenibile di tramutare in immagine tutto ciò che è visibile, tangibile o pensabile. Nelle sue opere emerge infatti un connubio perfetto ed inscindibile che trova spunto dall’amore per i luoghi dell’infanzia, sono diverse infatti le tele con squarci di Serra e Brognaturo (rispettivamente il paese del padre Bruno e della madre Teresa), ed i volti già di per sé affascinanti di zie e cugine, dipinti in opere che da questa soluzione acquistano un significato ancora più intimo e profondo. Un immenso affetto immortalato sulla tela.

La mostra ha già fatto registrare un grande successo di pubblico scandito dalla visita di centinaia di persone. Giuseppe, seppur ancora giovanissimo, ha l’aria dell’artista che se gli fosse toccato vivere in qualche luogo altissimo, sospeso su un dirupo o su uno scoglio così stretto da poterci posare soltanto i due piedi, avrebbe portato con sé anche un cavalletto su cui adagiare una tela da trasformare magicamente in opera d’arte, solcandola in lungo ed in largo con il carboncino, la china o il pennello. Un’arte respirata a tuttotondo, in tutte le sue sfaccettature ed espressioni. Un’inclinazione che diviene fin da piccolo passione e che si sta man mano affinando sempre più, come un bocciolo che cresce lento a primavera e che presto si trasformerà in uno splendido fiore di cui si avverte già il meraviglioso profumo. Tanto che nell’ultimo anno la voglia di esprimere il suo modo particolare di intendere la pittura, il disegno e l'arte hanno spinto Giuseppe a concentrarsi su tecniche, fino ad ora, per lui inesplorate come ad esempio la china, da cui riesce, fra gli altri a ricavare una splendida Marilyn Monroe. Quindi, ancora una volta vi ricordiamo, per chiunque voglia apprezzare le doti di questo straordinario artista in erba, che le sue opere rimarranno esposte ancora fino a domenica 5 nella centralissima Sala Chimirri, nei pressi del Cinema Aurora, a Serra San Bruno. 

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Martedì, 26 Giugno 2012 14:46

Il mio regno per un cucchiaio

mini 20120625_pirlo2C’è qualcosa di anomalo in Andrea Pirlo. Uno a cui, a vederlo passeggiare pigro in mezzo al campo, non daresti neanche un euro. Sembra assente, quasi spento. Con le braccia flaccide lungo i fianchi e gli occhi semichiusi come se si fosse appena svegliato. Ma quando il pallone gli rotola addosso Andrea lo raccoglie e si trasforma, sale di livello come Goku Super Sayan. Accarezza la sfera elegante e raffinato, ubriaca gli avversari, illumina il gioco. Squadra magicamente il campo, traccia assist, cross e punizioni al bacio. Un genietto. L’Einstein del calcio col cervello grosso, i piedi di cristallo e le spalle robuste di chi sa di essere il leader anche se non lo dice. L’uomo delle responsabilità.

L’Italia avrebbe meritato già nei tempi regolamentari, se non fosse stato per la sterilità di quel ragazzaccio centravanti che gioca bene ma non segna e del Cassano ballerino, troppo lontano dalla porta inglese. Ma alla fine bravi tutti. Damianti, Bonucci, Nocerino, Abate, Buffon passato in pochi giorni da scommettitore milionario ad eroe annunciato e Danielino De Rossi, un guerriero che in campo ci lascia il cuore ed il nervo sciatico. I ragazzi di Prandelli hanno giocato una signora partita contro un'Inghilterra troppo timorosa per essere vera. Ma se non sei in grado di segnare, una gara già vinta può trasformarsi in un’amarissima delusione: ai rigori, si sa, può succedere di tutto. Sennonché con l'Italia sotto di un rigore, un signore col 21 sulle spalle decide di fare il cucchiaio, atto di estro e follia utile a far girare la partita. Soprattutto a livello mentale. Per gli inglesi si mette male: traversa di Young, errore di Cole anzi parata di Buffon e i Leoni, domenica in versione agnelli, sono domati. Ridotti a maggiordomi da tè delle 5. La ‘patria del calcio’ prende l’aereo e torna all’ombra del Big Ben.

Allora tutti pazzi per Pirlo e per quel cucchiaio, che nel traffico della lotteria dei rigori ha il sapore della follia che non ti aspetti ma ti piace. La freddezza nel momento che conta, che soddisfa ogni sportivo tanto da farti credere che tutto è possibile, perfino vincere. Un rigore al rallentatore. Una parabola lenta e sofferta. Da cardiopalma. Il giusto suggello a 120 minuti colmi di emozioni ma avari di gol.

L’Italia avanza. Che la leadership spettasse di diritto al nostro metronomo lo sapevamo già da tempo. Ora lo sa anche il resto del mondo. Soprattutto l’Inghilterra. La sua qualità fa paura, lo eleva su chiunque altro, compreso Gerrard, tanto per fare un nome, che l’altro ieri sera al confronto sembrava un mediano da oratorio. Lo hanno capito anche i pluridecorati Xavi e Iniesta nella partita d’esordio contro la Spagna o, meglio ancora, l’estremo difensore polacco Pletikosa, bucato sul primo palo da una punizione avvelenata del nostro regista. Speriamo giovedì lo capiscano anche i temibili tedeschi.

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Venerdì, 18 Maggio 2012 10:48

Tassone sul sequestro dell'Alaco: 'Era ora!'

mini conf stampa mirko 30 aprile 2012Riceviamo e pubblichiamo:

Finalmente! Era ora! La notizia del sequestro dell’invaso dell’Alaco che rifornisce di acqua 80 comuni calabresi, tra i quali, anche, Serra, consente, da una parte, di tirare un sospiro di sollievo, dall’altra, fa lievitare l’apprensione e le preoccupazioni dei cittadini/consumatori che, ormai, da anni, utilizzano quell’acqua per bere, cucinare, lavarsi etc. Ora, è necessario attendere l’esito delle indagini, anche per sapere cosa Sorical e soci ci abbiano propinato. In ogni caso, l’intera vicenda pone, ancora una volta, in evidenza il ruolo marginale e subalterno della politica. Eppure, che l’acqua non fosse buona, ormai, lo sapevano tutti o quasi, forse, anche, qualche amministratore comunale che, di giorno, invitava i cittadini a bere dal rubinetto e di sera andava a rifornirsi alla “scorciatina”. Che il problema fosse maledettamente attuale, lo si era intuito anche nella passata campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, allorquando tutti i candidati avevano assunto impegni precisi per “staccare il comune da Sorical”. Il più originale, quello con la ricetta più persuasiva e convincente era stato, però, l’attuale sindaco, il quale aveva promesso un carico di picconi da consegnare ad “esperti boscaioli”, i quali, nelle vesti di rabdomanti avrebbero dovuto trovare l’acqua, incanalarla e portarla nelle case dei serresi. Ma parafrasando Rino Gaetano, gli attuali amministratori “partiti incendiari e fieri, sono arrivati pompieri”, nel senso che appena si sono insediati, non solo, non hanno affrontato il problema, ma lo hanno addirittura negato, in perfetta sintonia con quanto fatto, anche, prima del 2011. A ciò si aggiunga il silenzio pressoché assordante dei vari protagonisti politici degli ultimi anni. Eppure, come spesso accade, c’è sempre qualcuno che, pur non avendo mai proferito parola, alla fine dice “l’avevo detto!”. La verità, però, è un’altra, a sollevare il caso, facendolo entrare nell’agenda politica è stato un solo consigliere comunale, ovvero sottoscritto, il quale, in tempi non sospetti e in particolare il 9 luglio 2008 presentava una richiesta di accesso agli atti relativi alle analisi delle acque erogate nel territorio comunale. In data 5 agosto dello stesso anno, presentata un’interrogazione indirizzata al sindaco, dopo qualche giorno è stata diramata un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua. Le altre interrogazioni, portano le date del 2 settembre 2009; 20 luglio 2010; 1 agosto 2011. A ciò si aggiunga che, nell’indifferenza di molti, il 16 dicembre 2011 ho denunciato pubblicamente il contenuto della convenzione con la quale in cambio di 30 mila euro il comune rinunciava a tutte le controversie pendenti con Sorical. Potrei, inoltre, citare i moltissimi comunicati stampa, gli articoli o i servizi televisivi nei quali ho richiamato l’attenzione sul problema. Il tutto è chiaramente documentato e documentabile ed a disposizione di chi, eventualmente, volesse prenderne visione. Eppure a fronte di tutti questi interventi, delle continue ordinanze di non potabilità, nessuno, tra gli amministratori, si è mai preoccupato di guardare al di là del naso, al contrario, sindaci, assessori e consiglieri comunali succedutesi si sono sempre limitati ad esibire il, semplice, risultato delle analisi, anche, quando era evidentemente contraddetto dal colore e dall’odore dell’acqua. Che dire poi dei big della politica, come i consiglieri regionali, i quali, nonostante, Sorical sia una società le cui azioni sono detenute al 51 % dalla Regione Calabria, non si sono preoccupati di presentare neppure una semplice interrogazione per cercare di far luce su una vicenda che riguarda, in fin dei conti, la salute dei cittadini. Non solo, la politica si è fatta notare, ancora una volta, per la sua assenza e quando è intervenuta ha perso una buona occasione per tacere. Chi in passato ha minacciato di denunciarmi, chi ha, subdolamente, insinuato che l’acqua fosse artatamente colorata per screditare l’amministrazione, chi, irresponsabilmente, ha invitato i cittadini a bere dal rubinetto dovrebbe avere il pudore di chiedere scusa e dimettersi o per lo meno di tacere.

Mirko Tassone (consigliere comunale 'Al Lavoro per il Cambiamento')

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mini ospedale_finestra_cadutaSERRA SAN BRUNO - Potevano essere molto più serie le conseguenze dell'incidente capitato stamattina presso l'ospedale "San Bruno". A causa del forte vento che in queste ore sta sferzando l'entroterra montano vibonese, una finestra intera (foto) è volata giù da un piano dell'ospedale e si è infranta sulla balconata che sovrasta l'entrata del pronto soccorso. Per fortuna non c'è stato nessun danno a cose a persone, ma l'incidente poteva essere ben più pericoloso se fosse volata giù una finestra situata su un altro lato dell'ospedale. L'episodio, ad ogni modo, la dice lunga sulle condizioni strutturali in cui versa il nosocomio.

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