mini prefettura_viboFABRIZIA - Giuseppe Iennarella e Laura Mamone sono testimoni chiave del processo ‘Business Cars’che, nel novembre del 2011, ha messo alla sbarra diversi soggetti tra Catanzaro, Lamezia, Ardore, Soriano, San Costantino Calabro e Serra San Bruno. Le accuse sollevate nei loro confronti andavano dall’usura aggravata, all’abusiva intermediazione finanziaria, passando per l’estorsione. Da oggi, però, Giuseppe  Iennarella ha deciso di avviare lo sciopero della fame e della sete.

 

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mini piero_aielloSolo ascoltando l’analisi del viceprocuratore Antimafia, Giuseppe Borrelli, ci si rende realmente conto di quale fosse la potenza del clan Giampà e quale influenza esercitasse, incontrastato, su tutto il territorio lametino: «C'era una parte della città che pur senza svolgere attività criminali, approfittava ampiamente delle opportunità di guadagno messe a disposizione dal clan». Una vera e propria rete del malaffare, in cui convergevano, direttamente o indirettamente, diversi soggetti appartenenti alla cosiddetta “società civile”. Borrelli parla di «una struttura al servizio della città», uno sportello di servizio a cui il cittadino - sia forte che debole, sia facoltoso che povero - poteva facilmente fare riferimento per ricevere aiuto. Questa era la cosca Giampà, decimata ieri mattina dalla maxi-operazioni della Dda di Catanzaro. Un’inchiesta di ‘ndrangheta buona quindi a far affiorare anche la cosi detta “zona grigia”, che non era mai emersa in precedenza, neanche nelle due volte in cui venne sciolto il Consiglio comunale lametino per ingerenze con la criminalità organizzata, nel 1991 e nel 2002. Secondo lo stesso Borrelli: «A Lamezia la zona grigia non è in realtà un'area esclusivamente qualificata, costituita da avvocati, imprenditori, politici, ma prescinde piuttosto dalla professione».

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amici mieiUn tesserato medio del Pdl direbbe che la procura di Catanzaro sta perseguitando l’amministrazione Scopelliti. I maligni direbbero invece che si tratta dell’ennesima grana giudiziaria per un gruppo di assessori e consiglieri nato sotto una pessima stella. E con il vizietto delle nomine acrobatiche. Qualunque sia il punto di vista, l’appuntamento in aula è fissato per il 4 novembre prossimo per l’inizio del dibattimento sulla nomina di Alessandra Sarlo a dirigente del dipartimento controlli della Regione Calabria.

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mini polizia-di-statoCosche che si consorziano, mettendo da parte vecchi e nuovi rancori in nome del bene comune. Un bene comune da milioni di euro, che spazia dal business dei parchi eolici, al traffico di stupefacenti, passando per il controllo degli appalti e il racket delle estorsioni. E’ per questo che i Vrenna-Bonaventura-Ciampà di Crotone, hanno deciso di allearsi con i Megna di Papanice. Un sistema sul quale la Dda di Catanzaro aveva messo gli occhi da tre anni. L’operazione, denominata 'Old family', è scattata stamani. 35 i soggetti finiti in manette, 250 gli agenti di polizia impegnati nell’esecuzione dei fermi. Nel provvedimento disposto dal procuratore aggiunto Giuseppe Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni, vengono contestati i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni

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mini SoveratoDodici condanne, a pene comprese tra 8 mesi e 7 anni, e tre assoluzioni. È questa la sentenza emessa dal giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Assunta Maiore, al termine del processo con rito abbreviato nei confronti dei presunti appartenenti della cosca di 'ndrangheta dell'area ionica del soveratese Sia-Procopio-Tripodi coinvolti nell'inchiesta “Show Down” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.
A conclusione della requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto 15 condanne a pene comprese tra i 3 ed i 14 anni di reclusione. A 6 anni di reclusione è stato condannato Vincenzo Alcaro, il brigadiere dei carabinieri in servizio al reparto operativo del Comando provinciale di Catanzaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa; 3 anni e 4 mesi a Bruno Procopio, Vincenzo Bertucci (5 anni e 8 mesi), Patrick Vitale (7 anni 6 mesi), Francesco Vitale e Giuseppina Mirarchi (1 anno), Pannia Salvatore (4 anni), Pietro Danieli (8 mesi), Angelo Procopio (4 anni e 8 mesi), Giuseppe Santo Procopio (6 anni e 8 mesi), Vincenzo Ranieri (6 mesi e 20 giorni), Vincenzo Todaro (1 anno e 4 mesi). Sono stati assolti Daniela Iozzo, Pietro Aversa detto “Mister” e Vincenzo Mirarchi. Per gli altri indagati nell'inchiesta “Show down” è in corso il processo davanti ai giudici del tribunale che riprenderà il 3 giugno. Nei confronti di altre tre persone, Maurizio Tripodi, Michele Lentini e Davide Sestito, si svolgerà il processo davanti alla Corte d'assise perché accusati dell'omicidio e occultamento di cadavere di Giuseppe Todaro.
L'operazione condotta dai carabinieri portò all'arresto di una quarantina di persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, rapine, sequestro di persona e traffico di droga. Le indagini hanno avuto inizio dopo la scomparsa, nel dicembre del 2009, di Giuseppe Todaro, vittima di lupara bianca. 

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mini Carabinieri-sorianelloDovranno rispondere a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, rapina, estorsione, usura, porto e detenzione di arma, intestazione fittizia di beni con l'aggravante della mafiosità. Si tratta di sette soggetti, cinque dei quali già detenuti nella casa circondariale di Palmi, ritenuti membri di spicco della cosca Bellocco di San Ferdinando. Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip del Tribunale di Reggio, sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro. I sette soggetti, Giulio, Berto, Antonio, Domenico, Carmelo, Giuseppe Bellocco, il 40enne Giuseppe Cotroneo e la 66enne Aurora Spanò, sono finiti in manette dopo mesi di indagini coordinate dalla Dda reggina, intraprese nel 2012. Nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta denominato “Tramonto”, che aveva portato all’esecuzione dei primi 5 fermi lo scorso 6 marzo, l’operazione portata a termine dall’Arma ha contribuito a tracciare il quadro delle attività criminose messe in atto da una delle ‘ndrine più influenti della piana, attiva soprattutto nel narcotraffico, nelle estorsioni e nel controllo capillare delle attività commerciali e imprenditoriali nella Piana di Gioia Tauro. Legati a doppio filo ai Pesce di Rosarno, i Bellocco sono alleati dei potenti clan dei Piromalli e dei Molè. Nell’ambito della stessa indagine, i militari hanno posto sotto sequestro un bar di San Ferdinando riconducibile alle disponibilità della cosca.

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mini ccVIBO VALENTIA - Due filoni di inchiesta condensati in un totale di 38 provvedimenti di custodia cautelare recapitati ad altrettanti soggetti - non solo affiliati ma anche professionisti ed imprenditori - legati, a vario titolo alla cosca dei Mancuso di Limbadi. Prosegue così, nell’ambito della seconda tranche dell’operazione Black Money coordinata dalla Dda di Catanzaro, l’offensiva delle forze dell’ordine sugli affari milionari della cosca egemone nel vibonese, ma attiva ben oltre i confini nazionali. In particolare, il filone dell’inchiesta denominata “Overseas”, che ha impegnato soprattutto la Guardia di finanza, ha portato alla luce una truffa transnazionale effettuata tra la Calabria e l’Irlanda. Un meccanismo estremamente sofisticato, basato sulla cosiddetta estero vestizione, che aveva come protagonisti i due titolari della VFI, un’azienda con sede a Dublino

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mini pantaleone-mancuso-150x150Emergono nuovi particolari sull'operazione condotta congiuntamente da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, che ha portato all'arresto di 24 esponenti della cosca Mancuso di Limbadi. Tra coloro i quali sono finiti in manette, infatti, oltre ai vertici storici del clan, anche noti imprenditori vibonesi impegnati nei settori siderurgici e dei servizi turistici, nonchè un funzionario dell' Ufficio tecnico del Comune di Tropea. Questi i nomi degli arrestati, nei confronti dei quali è stata avanzata la pesante accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso: Pasquale Mancuso, 66 anni; Giovanni Mancuso, 72; Giuseppe Mancuso, 36; Antonio Maccarone, 34; Antonio Cuturello, 23; Giovanni D'Aloi, 47; Giuseppe Costantino, 47; Fabio Costantino, 36; Zbigniew Damian Fialek, 36; 

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mini Giuseppe_Demasi_morto_nel_rogo_della_ThyssenkruppIl nome di Giuseppe Demasi, di origine fabriziese, il 30 dicembre 2007 è stato definitivamente aggiunto alla lista delle vittime letali causate dal lavoro. La falce impietosa, in questo caso, è stata la fabbrica torinese Thyssenkrupp, dove Giuseppe svolgeva con impegno un lavoro che, a sua insaputa, presto lo avrebbe brutalmente strappato dalla vita e all'affetto dei suoi cari.  Solo per pochi giorni Giuseppe è riuscito a sopravvivere alla tragedia del 6 dicembre: da lì a poco era destinato a chiudere il cerchio della strage umana perpetrata da un errato modello di capitalismo egoista e noncurante, lasciando nella disperazione più nera le persone che lo amavano e spezzando il cuore di una madre che ancora non sa e non riesce a farsi una ragione per quell’ingiusta fine.

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mini giuseppe_bruno_e_caterina_raimondiUn vuoto di potere dopo omicidi e arresti di boss eccellenti. Un tentativo di espandere il predominio su territori ritenuti scoperti. Il vortice di interessi che sta intorno al business delle pale eoliche. Potrebbe essere questo lo scenario in cui è maturato il duplice omicidio avvenuto l’altro ieri sera a Vallefiorita, piccolo centro dell’entroterra catanzarese. Un delitto brutale: Giuseppe Bruno, 39 anni, e la moglie Caterina Raimondi, 29, investiti da una pioggia di proiettili, almeno 30 colpi di kalashnikov. Stavano uscendo dalla loro villetta di periferia, intorno alle 21, ma non hanno fatto in tempo nemmeno a salire in macchina. Lui è stato colpito all’addome, la giovane donna al volto. I killer – probabilmente uno solo a sparare, certamente affiancato da uno o più complici – hanno lasciato l’arma da guerra appoggiata a terra, vicino ai due cadaveri. Un gesto insolito. Un messaggio. Una sfida.

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