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Michele Altamura, 43 anni, ex sindaco di Gerocarne, coinvolto nell'operazione antimafia "Luce nei boschi", dopo quasi un anno di detenzione è stato scarcerato sabato scorso. Il gup distrettuale di Catanzaro, Gabriella Reillo, ha infatti accolto l'istanza degli avvocati Maria Rosaria Turcarolo e Valerio Mangone tendente a dimostrare la cessazione delle esigenze cautelari a carico dell'ex sindaco. Lunedì scorso Altamura era stato rinviato a giudizio per i reati di associazione mafiosa e turbativa d'asta.
 
Il processo a suo carico, unitamente ad altri 25 imputati, si aprirà l'11 marzo dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia. Secondo l'accusa, Michele Altamura, forte del proprio ruolo istituzionale, prima come assessore e poi come sindaco di Gerocarne, avrebbe fornito complicità e supporto al clan egemone nella "locale di Ariola".
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Il Pm Marisa Manzini ha avanzato nella mattinata di ieri al Gup distrettuale, Gabriella Reillo, una richiesta di rinvio a giudizio per i 43 imputati fermati nell’ambito dell’operazione antimafia "Luce dei boschi", a cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, tentato omicidio e detenzione di armi.
 
 L'inchiesta, scattata nel gennaio 2012, in seguito all’intervento della Dda e della Squadra Mobile di Catanzaro , mira a far luce sulle dinamiche criminali sviluppatesi negli ultimi 20 anni per mano del gruppo mafioso capeggiato dalle "famiglie" Altamura, Loielo, Emanuele, Gallace e Maiolo, con base nella "locale" di Ariola, frazione del comune di Gerocarne. 
 
Solo 16 dei 43 imputati hanno richiesto il rito abbreviato. Nel processo si erano già costituiti parte civile i Comuni di Gerocarne, Arena, Acquaro, Dasa', Pizzoni, Vazzano, Sorianello, Soriano, nonché Confindustria.
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mini ccarabinieriSAN NICOLA DA CRISSA – Si è tenuta ieri l’udienza a carico dei tre fratelli di San Nicola da Crissa, Giuseppe, Nicola e Rosaria Pileggi, rispettivamente di 79, 72 e 65 anni, già  noti alle forze dell’ordine perchè imputati di tentato omicidio ai danni di una vicina di casa, che nel novembre scorso si erano resi responsabili, asce in pugno, di aggressione nei confronti dei carabinieri della locale stazione. I tre, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, avevano violato tale restrizione per uscire, asce in pugno, a tagliare legna da ardere. Una volta fuori di casa, i tre anziani si sarebbero messi ad inveire nuovamente contro la vicina di casa, già loro vittima di tentato omicidio, la quale spaventata si sarebbe barricata in casa. Sul luogo dell’accaduto sono giunti i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e della locale Stazione, coordinati dal capitano Esposito Vangone, che una volta accertatisi di quanto stesse succedendo, avrebbero cercato di far desistere i tre fratelli

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mini SpagnuoloI giudici del tribunale di Vibo Valentia hanno assolto, perche' il fatto non sussiste, quattro imputati coinvolti nell'inchiesta chiamata 'Golden House' accusati di abuso d'ufficio, abusivismo edilizio, e violazione delle ordinanze emesse dopo l'alluvione del 3 luglio del 2006. Si tratta di Giacomo Consoli, ex dirigente comunale del settore urbanistico, gli imprenditori Francesco Mirabello e Pietro Naso, ed il progettista dei lavori Gioele Pelaggi. Dopo quasi sei ore di camera di consiglio è arrivato il verdetto tanto atteso, che scatenato la gioia degli imputati. Si chiude quindi con l'assoluzione degli imputati il processo Golden House. Con le indagini partite tre anni fa, erano stati ipotizzati i reati di abuso in concorso e abusivismo edilizio per tutti, mentre a Consoli veniva inoltre contestato, in qualità di dirigente della ripartizione urbanistica del Comune, l'omessa revoca dei permessi a costruire dopo la pubblicazione dell'ordinanza n. 61 con la quale veniva adottato il piano Versace 2.

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mini Facciolla-PmIl sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla (foto), a conclusione della requisitoria nel processo d'appello per 16 tra politici, funzionari regionali ed imprenditori coinvolti nell' inchiesta Why Not, ha chiesto la condanna degli ex presidenti della Regione Agazio Loiero (1 anno di reclusione), del centrosinistra, e Giuseppe Chiaravalloti (1 anno e 6 mesi), del centrodestra. Il pg ha chiesto la condanna anche di altri sette imputati che erano stati prosciolti dal gup, tra i quali l'ex assessore regionale di centrodestra Gianfranco Luzzo (1 anno e 4 mesi). L'accusa ha anche chiesto l'aumento delle pene inflitte in primo grado a tre imputati tra i quali Antonio Saladino (4 anni e 2 mesi), considerato il principale imputato dell'inchiesta ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria. Gli altri sette imputati che erano stati assolti in precedenza e per cui è stata richiesta la condanna sono: Nicola Durante, 1 anno e 2 mesi di reclusione; Tommaso Loiero, 8 mesi di reclusione; Franco Nicola Cumino, 8 mesi; Pasquale Anastasi, 10 mesi di reclusione; Giuseppe Fragomeni, 6 mesi; Enza Bruno Bossio, 1 anno e 4 mesi.  

Loiero ha subito diramato una nota stampa sulla vicenda: ''Premesso, come ho sempre detto, il mio estremo rispetto nella sostanza e non per la sola forma, nei confronti della giustizia, intervengo sull'odierna richiesta del sostituto procuratore generale che mi riguarda nel processo d'appello per l'inchiesta Why Not perche' una richiesta di condanna puo' impressionare l'opinione pubblica e sento il dovere di chiarire ai calabresi questa vicenda. La Procura generale - aggiunge Loiero - ha chiesto a mio carico la pena di un anno per il reato di abuso in atti d'ufficio dopo che nel primo grado era stata chiesta, per una serie di reati, l'assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal Gup. Oggi resta in piedi questo reato e sento la necessita' di spiegare bene ai calabresi come sono andati i fatti''.
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