Venerdì, 02 Novembre 2012 12:12

Madre Courage e i suoi figli

mini enotrio-pugliese-onorata-societa-tre-donne-e-bambino_1Donna, spesso, è sinonimo di madre, e da uomo, ho sempre avuto gran rispetto per la donna. Rispetto in lei, nella natura che la predispone all’essere madre. Nella letteratura calabrese, nella poesia, la donna, sempre è stata trattata come un essere puro, quasi sacro, mai venendo meno, mai dissacrando questo principio di “santità della donna”.  Cosi scriveva mio Sharo Gambino. “Santità intesa come purificazione mediante la maternità, anche quando la maternità è mancata per un difetto della natura o perché non c’è stato il  seme a compiere il miracolo eterno della vita”. La donna dunque protagonista della famiglia e della società. Madre sinonimo di amore e di dolcezza. In Calabria, spesso, donne forti, destinate ad un destino che spesso le ghettizza, le rinchiude, le arresta in casa. Alvaro stesso, spesso parla di donna e di destino, nei suoi romanzi. L’opera tutta di Alvaro, quella letteraria, è da considerarsi palcoscenico di umanità, sulla cui ribalta la donna recita sempre un ruolo di primo piano. L’immagine che ho io della donna in questi giorni, purtroppo, è molto più cruda e triste. La descrizione della madre fatta da Ignazio Buttitta in “Lamento per la morte di Turiddu Carnovali”, di quella santità che da emblema di amore diventa odio e rabbia, l’odio di colei che si vede strappato il frutto del suo grembo, il dolore che solo e soltanto una madre può provare. Di nuovo Alvaro. Quella madre che non esita a mutarsi in “fiera” dalle unghie graffianti a lanciare l’anatema contro chi era stato la causa della rovina degli Argirò. “Maledizione a chi dico io. Maledizione a chi ha voluto il male delle creature innocenti. Che li fascino con l’allume di rocca, che vadano mendicando per i forni, che non abbiano pace, che la madre li vada cercando e non li riconosca” Questa madre, queste madri greche nel sentimento, nel volto, nei costumi e negli atteggiamenti, si legano con un filo conduttore lungo secoli a Medea. Non a quella Medea di Seneca, per il quale ella uccide i propri figli per gelosia verso il marito che l’ha abbandonata, ma alla Medea assai meno terribile de “La lunga notte di Medea”, che uccide i suoi figli non sopportando l’idea che essi debbano soffrire la fame o l’oppressione o l’esilio dell’emigrazione, li uccide per salvarli. Un amore talmente forte che arriva quasi alla perversione, ad una cinica interpretazione della realtà che non lascia spiragli e che vede la morte violenta come l’unica soluzione Le madri di ragazzi innocenti, le madri di ragazzi che sono stati inghiottiti dal fascino perverso della mafia, le madri che si sono trovate in mezzo ad una guerra di 'ndrangheta senza sapere come e perché e piangono mariti morti, figli in galera, figli probabili bersagli.”Fino a che si ammazzano tra di loro….” le donne non sono mai “tra di loro”, perché questi famosi “loro” che si ammazzano selvaggiamente sono figli di donne disperate. A loro il mio pensiero. Oggi specialmente alla madre di Filippo, oggi ancora alla madre di Pasquale.

(Enotrio, Onorata Società - Tre donne e un bambino)

Pubblicato in LO STORTO
Giovedì, 05 Aprile 2012 16:57

E' donna la rivoluzione in Calabria

mini enotrio_1_1Garibaldi aveva unificato l’Italia, i latifondisti, che avevano aiutato lo Stato nella repressione del banditismo, si allearono alla borghesia industriale del Settentrione: la degradazione economica spense le ultime speranze delle masse contadine del Sud. Le rivolte per la miseria in Calabria furono represse con la violenza e un'assemblea di proprietari terrieri aveva addirittura avanzato la proposta al Governo di abolire le scuole per le classi subalterne, cosa che adesso si sta riproponendo con una “scuola per censo”. L'emigrazione segnò, quindi, l'unica via di salvezza, i giovani, gli uomini abili, partivano. All'inizio del secolo oltre mezzo milione di italiani varcò l'Oceano e fino al 1914 circa dieci milioni abbandonarono la Patria, metà dei quali costituita da meridionali in cerca di fortuna negli Stati Uniti e nel Sud America. Il tenore di vita migliorò allorquando incominciarono a pervenire alle famiglie proletarie le rimesse di grandi somme di danaro da parte dei congiunti emigrati e ciò contribuì a risanare pure la bilancia commerciale nazionale. In seguito con il Fascismo, precluso lo sbocco dell'emigrazione, si poté soltanto scegliere l'arruolamento tra i "volontari" dell'Etiopia.

Pubblicato in CULTURA

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