mini bruno_tassoneSERRA SAN BRUNO - Bruno Tassone (foto), rappresentante del comune di Simbario di cui è stato anche sindaco, è il nuovo presidente della Comunità montana delle Serre. La votazione del nuovo consiglio dell’ente ha dato questo esito pochi minuti fa, andando a confermare ampiamente le previsioni della vigilia. Tassone, esponente del Pd, è già stato presidente dell’ente montano alcuni anni fa, dunque il suo è un ritorno alla guida di una Comunità montana che ormai da tempo sopravvive a stento nella giungla dei tagli riuscendo a malapena, e non sempre, a garantire gli stipendi ai dipendenti. Dal punto di vista puramente politico l’elezione di Tassone, che succede a Pasquale Fera, è il frutto evidente di un accordo tra le anime del centrosinistra vibonese che fanno capo all’assessore provinciale Fera, al consigliere regionale Bruno Censore e al presidente della Provincia Francesco De Nisi. In linea con le firme poste sul documento programmatico che era stato presentato prima del consiglio per proporre la candidatura di Tassone, ad appoggiare il neo presidente sono stati il suo predecessore Fera (sindaco di San Nicola da Crissa)

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mini palazzo campanellaIl consiglio regionale della Calabria riunitosi ieri ha approvato a maggioranza il nuovo Piano casa. Totalmente contraria, e unanime, la posizione della minoranza di centrosinistra. Con la nuova legge urbanistica sulla casa è stata modificata la precedente normativa regionale poichè è stato esteso il campo di applicazione della legge anche agli edifici non residenziali. Con il nuovo Piano Casa, la maggioranza di centrodestra a Palazzo Campanella punta a dare una scossa all’economia regionale attraverso l'abolizione di alcune restrizioni in ambito edilizio. Secondo l'opposizione, invece, le nuove norme favorirebbero la speculazione selvaggia. Le modifiche approvate in Consiglio mantengono invariati al 20% gli indici di incremento volumetrico per gli edifici a uso residenziale, al 35% per gli interventi di demolizione e ricostruzione e includono il recupero di seminterrati a fini commerciali. Il Piano, illustrato in aula dal presidente della IV Commissione (Assetto del territorio) Alfonso Dattolo (Udc), introduce inoltre nuove regole sulla sicurezza antisismica, la salvaguardia idrogeologica e per il miglioramento energetico. "La legge - ha affermato Dattolo - è una completa guida all'esecuzione delle opere, definisce la tipologia degli interventi ammissibili in funzione dell'entità dei medesimi e promuove precisi indirizzi in materia di risparmio di energia. È previsto l’obbligo di esibizione dei contratti per gli incarichi professionali, del Durc delle aziende, nonché le osservanze in materia sismica e idrogeologica. Le attività edilizie promosse - ha continuato il consigliere Udc - sono ben lontane dal concetto di cementificazione selvaggia, bensì possono appieno definirsi come attività di riqualificazione del patrimonio esistente, con una qualità frutto di una regolamentazione precisa e completa in termini estetici, urbanistici, di salvaguardia e sicurezza". Soddisfazione e' stata espressa dall'assessore ai Lavori pubblici, Pino Gentile (Pdl). ''Si tratta di uno strumento - ha dichiarato Gentile - che contribuira' a stimolare un rilancio dell'economia mediante norme in grado di dare impulso all'attivita' edilizia, attraverso la rigenerazione e/o sostituzione del patrimonio edilizio esistente''.

Contrario, come il resto dell'opposizione, il Pd, che ha manifestato la volontà di investire della questione il governo Monti alla luce di un provvedimento "pericoloso" e non in grado di far ripartire l'economia calabrese. "Porteremo le nostre perplessità in consiglio dei ministri - ha dichiarato il capogruppo democrat Sandr Principe - La Calabria finora non è riuscita a pensare a uno sviluppo che si basasse sui suoi punti forti, lasciandosi influenzare da ipotesi di sviluppo pensate da altri. Bisogna invece riqualificare le città, i centri storici, i beni culturali: queste sono le politiche che aiutano la crescita. Con questa norma invece la regione diventa produttrice di degrado". Sulla stessa linea anche Mario Franchino, Bruno Censore e Carlo Guccione, che hanno parlato di "assalto al territorio", di "rischio  idrogeologico e di "speculazione selvaggia". Voto contrario anche di Agazio Loiero (Mpa), che ha sottolineato come la nuova legge "permette un eccesso di volumetria in una regione dal forte dissesto idrogeologico e deroghe ai regolamenti comunali e regionali". Secondo Idv il provvedimento sarebbe "una resa culturale alle ragioni del cemento".

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Rocco PistininziVIBO VALENTIA - L'assessore provinciale Rocco Pistininzi (foto) è pronto a presentare le sue dimissioni dalla giunta De Nisi. L'esponente del Pd, entrato in giunta in quota Riformisti, potrebbe già in queste ore protocollare l'atto di dimissioni, anche se ancora nulla trapela circa le motiviazioni della scelta che, secondo quanto ci risulta, è stata confermata anche dal diretto interessato. Se con le dimissioni di Pistininzi si aprirà l'ennesima fase di crisi politica dell'amministrazione De Nisi non è ancora dato saperlo, ma di certo la stabilità della giunta provinciale è sempre stata una chimera e si è tradotta in una scarsa maggioranza in Consiglio. Un consiglio provinciale a porte girevoli, quello vibonese, con continui cambi di casacca da parte di singoli rappresentanti che passano con facilità dalla maggioranza all'opposizione e viceversa.

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mini 260px-Simbolo_Rifondazione_creato_con_Paint.netRiceviamo e pubblichiamo

"Sono trascorsi otto mesi da quando l’attuale amministrazione comunale di centrodestra, guidata dal sindaco, Bruno Rosi, ha vinto le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Ed in questi otto mesi di governo, la coppia formata da Rosi – Salerno, ha disatteso gli impegni presi in campagna elettorale. Pur essendo coscienti e consapevoli del fatto che, in meno di un anno, è difficile risolvere le problematiche presenti in città, il primo cittadino dovrebbe rendersi conto che, la sua maggioranza, non sta facendo alcunché per migliorare l’immagine della nostra cittadina. Anzi, i problemi piuttosto che diminuire, aumentano di giorno in giorno. E non è necessario vivere nei palazzi del potere per rendersi conto del fallimento di questa amministrazione comunale. Basterebbe soltanto vivere il quotidiano per capire che le tante difficoltà già presenti in passato (acqua, rifiuti, randagismo, tanto per citarne qualcuno) ad oggi permangono e, in alcuni settori, si sta addirittura facendo passi indietro. Ma andiamo al dunque. Con una delibera datata mercoledì  11 gennaio, il Comune avrebbe rinunciato ai giudizi pendenti con la Sorical (la società che gestisce gli acquedotti calabresi) in cambio di uno sconto di 30mila euro sui debiti. Il Comune, infatti, sarebbe in debito con la Sorical per un importo pari a 321 mila euro e, così facendo, il debito scenderebbe a 291 mila. Quindi, la Sorical concede al Comune uno sconto sulla somma che quest'ultimo dovrebbe versare alla società e l' ente, in cambio, rinuncia ai giudizi in corso contro la Sorical. Quali sono i motivi di questa operazione? Perché il sindaco Rosi e la sua maggioranza hanno rinunciato ai giudizi pendenti con la Sorical alla misera cifra di 30.000 euro (dei 321mila totali)? Già nei mesi scorsi, avevamo invitato il sindaco Rosi a chiudere ogni rapporto con la Sorical o, quantomeno, ad avviare un processo di distaccamento che si possa attuare in un determinato lasso di tempo. Il sindaco, invece, né si è degnato di rispondere alle nostre richieste, né tantomeno sembra si stia adoperando per far si che questa collaborazione si concluda nel più breve tempo possibile. Noi, come Rifondazione Comunista - Giovani Comunisti abbiamo più volte ribadito la nostra posizione: bisogna chiudere ogni rapporto con le società private e tornare ad una gestione pubblica del servizio idrico. È impensabile, ma soprattutto inaccettabile che, ad oggi, l’acqua che sgorga dalle nostre case sia maleodorante e nessuno interviene per cercare di risolvere il problema. Per questo motivo, ci chiediamo perché affidare il servizio ad una società che, come tante altre, pensa soltanto ad aumentare i profitti, disinteressandosi dei bisogni della gente?"

 

Alessandro De Padova
Responsabile serrese del Partito della Rifondazione Comunista

 

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Domenica, 08 Gennaio 2012 15:32

Comune, minoranza in catalessi

mini consiglio_comunale_serraSERRA SAN BRUNO - Menti assopite dall’ebbrezza dello spumante o catalessi procurata sulle note di "scurdammoce ‘o passato?". Di fronte alle molteplici disinvolture politiche della maggioranza pidiellina che si sono riprodotte nel corso di questo primo scorcio di consiliatura, la minoranza sembra non saperne - o forse volerne - approfittare. Ma che nemmeno con la revoca di Bruno Zaffino, l’assessore più pesante dell’esecutivo comunale, l’opposizione non prendesse la palla al balzo quantomeno per ricordarsi, nel bene o nel male, di rappresentare circa il 60 % degli elettori serresi, molti non se lo sarebbero aspettato. Oppure, come direbbe qualcuno, è tutto normale, accade pure nelle migliori famiglie e anche in quelle delle compagini politiche serresi, se non fosse per il fatto che in esse accade in contemporanea. Accade sia nel Partito democratico che non riesce a trovare la via per rialzare la china dalla batosta elettorale e che nel consiglio comunale è rappresentato dall’ex candidato a sindaco Rosanna Federico, accade nei frammenti che sopravvivono della lista “La Serra” divisa in due dalle differenti scelte politiche dei consiglieri comunali Raffaele Lo Iacono e Giuseppe Raffele, ed infine accade anche nella lista “Al lavoro per il cambiamento” con un Mirko Tassone inspiegabilmente “assente”. Cosa succede? Dal tutti contro tutti della campagna elettorale si è passati al “tutti amici” di questi giorni, eppure qualcosa non torna. Nessuna uscita pubblica dei quattro consiglieri comunali a rimarcare quanto successo nelle fila della maggioranza, un fatto politico che non trova precedenti nella recente storia della cittadina montana. Neppure il patron del centrosinistra, il consigliere regionale Pd Bruno Censore, è intervenuto a sottolineare il momento di difficoltà del centrodestra serrese, che ora è alle prese col toto assessori - a proposito del quale il sindaco Rosi è stato chiaro: nessun assessorato esterno. Una spiegazione ci sarebbe e potrebbe essere la seguente. Tra i big del centrosinistra che potrebbero trarre vantaggio da una defaillance della maggioranza ci sarebbero gli acerrimi avversari Lo Iacono e Censore. Entrambi tacciono, forse pensando che l’uscita dell’uno a sfavore della maggioranza, la cui caduta non gioverebbe a nessuno dei due, non farebbe che avvantaggiare la posizione dell’altro in grado di veicolare su se stesso il malcontento popolare esistente, per questo meglio tacere e limitarsi a galleggiare. Un’altra ipotesi, che riportiamo solo come tale, potrebbe essere ben più beffarda: chissà che la Befana non abbia voluto regalare ai serresi una maggioranza comunale un tantino più allargata. 

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mini Agazio-Loiero_1Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria ed attuale coordinatore politico nazionale della federazione tra Mpa ed Autonomia e Diritti, non sembra avere alcuna intenzione di placare la polemica sulle presunte assunzioni nella Sanità e anzi controbatte piccatamente alla nota congiunta dei capogruppo di maggioranza. ''Ormai da un anno e mezzo è invalso l'uso di rispondere ai rilievi dell'opposizione (o di alcuni membri di essa) solo a tarda ora, il che non consente grande spazio di risposta. E' un vezzo che un'istituzione in genere non dovrebbe praticare. Eppure ci siamo adeguati, o tentiamo di farlo''. ''Non ci possiamo però adeguare a certe bugie messe oggi in bocca ai capigruppo di maggioranza. Io, o meglio ancora i manager delle aziende, hanno stabilizzato quando ancora non c'era il Piano rientro. Si è trattato di una stabilizzazione di medici ed operatori sanitari precari da anni ed anni (alcuni da oltre un decennio), realizzata mediante un'apposita legge regionale bipartisan, voluta da tutti e votata da Cherubino, De Gaetano, M. Tripodi, Adamo, Gentile, Pacenza, Nucera, Guerriero, Feraudo, Borrello, Nicolo', Serra, Stancato, Trematerra, P. Tripodi, Sarra e Chiappetta. Di questi stabilizzati, posso affermare con certezza che non ne conosco neanche uno''. L'ex governatore aggiunge ''Diversa è invece la situazione di Scopelliti perché il Piano di rientro impone, com'è noto, il blocco del turnover. Aspettiamo pertanto di poter accedere al verbale dello scorso mese del Tavolo Massicci. Vedremo, a parte le dovute eccezioni dei diversamente abili, chi è stato assunto e, come è inevitabile, se saranno applicate delle sanzioni''. ''In verità il problema che io avevo posto era un altro. Ed è quello di un metodo ormai ricorrente, una contraddizione mostruosa: quella di voler scaricare le colpe su altri, talvolta politici e talvolta i dirigenti. Ma questo è un argomento che avremo occasione di riprendere prossimamente con dovizia di particolari''.

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mini decretoSERRA SAN BRUNO - E’ datato 21 dicembre 2011 l’atto di revoca con il quale il sindaco Bruno Rosi ha estromesso l’assessore Bruno Zaffino dalla giunta. Il decreto con il quale il Capo della Giunta che guida palazzo Tucci  ha notificato la revoca dell’assessorato al diretto interessato, contiene le motivazioni ufficiali formulate dal sindaco per spiegare la sua decisione. Nel decreto, in merito, si legge: “Ritenuto di dover dare maggior incisività all’azione politico-amministrativa e considerato che ricorrono motivi di opportunità relativi all’attuazione del programma politico-amministrativo che impongono la necessità di rimodulare la Giunta Comunale al fine di dare maggior impulso all’attuazione dello stesso programma e raggiungere gli obiettivi prefissati”. L’ormai ex-assessore, che nei giorni scorsi era uscito allo scoperto dichiarando che “è doveroso che il sindaco spieghi ai cittadini i motivi per i quali mi ha revocato dall’esecutivo comunale” sembra aver accettato, seppur non certo di buon grado, la decisione, dicendosi comunque pronto a “continuare a sostenere la maggioranza e il PDL senza precluderne i rapporti”.

Una scelta, quella del sindaco, che agli occhi di molti appare ancora tanto improvvisa quanto sorprendente, visto che proprio il primo cittadino di Serra San Bruno, in una nota stampa diramata non più di un mese adddietro, si era detto “sorpreso” dal fatto che alcuni organi di stampa avessero riportato notizie riguardanti un rimpasto di giunta che a suo dire “non hanno fondamento a livello politico e nemmeno a livello di semplice pettegolezzo”, aggiungendo inoltre che “non esiste al momento nessuna ipotesi di rimpasto. E’ scontato - aggiungeva il sindaco - che gli assessori abbiano delega piena ed ampia autonomia d’azione nell’ambito dell’attuazione del programma politico-amministrativo”. Un cambio radicale di rotta, dunque, che non allontana i venti di guerra, che qualcuno prevedeva o forse percepiva, all’interno della maggioranza, ma anzi li alimenta, dando la sensazione che la parola fine a questa storia debba ancora essere scritta.

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mini il_sindaco_di_Serra_San_Bruno_Bruno_RosiSERRA SAN BRUNO - Ha atteso diversi giorni prima di esprimere il suo pensiero. Si sarebbe aspettato delle spiegazioni di natura politica, l'ex assessore Bruno Zaffino. Il sindaco Pidiellino Bruno Rosi, da un giorno all'altro, lo ha estromesso dalla giunta, una decisione improvvisa e traumatica proprio alla luce dello spessore del personaggio, un imprenditore alla prima esperienza politica che è stato il secondo candidato più votato su 48 aspiranti consiglieri. Ma queste spiegazioni non sono arrivate, e allora Zaffino ha deciso di uscire allo scoperto. "E’ doveroso che il sindaco spieghi ai cittadini i motivi per i quali mi ha revocato dall’esecutivo comunale - ha dichiarato proprio stamattina a Il Vizzarro.it l'ex assessore - ma non c’è nessuna rottura con l’amministrazione comunale serrese, e quanto successo in ogni caso non preclude i rapporti tra me e la maggioranza Pdl che comunque continuerò a sostenere". Nessuna separazione dal Pdl, quindi, e nessun passaggio nelle fila dell’opposizione: una posizione molto chiara che cozza con alcune interpretazioni, stranamente forzate, che cercavano in ogni modo di dare l'idea di un taglio netto tra Zaffino e l'amministrazione comunale. L'ex assessore continua a sostenere la maggioranza, ma rimane in attesa di spiegazioni dal sindaco, poichè è doveroso dare una connnotazione chiara alla sua rumorosa defenestrazione. I serresi infatti, e in particolare i 224 elettori di Zaffino che è stato uno dei maggiori artefici della vittoria del Pdl, si chiedono il perchè di questo distacco improvviso, e legittimamente si attendono dal sindaco delle motivazioni circa l'emarginazione politica del loro punto di riferimento nell'amministrazione. Intanto è già partito il totoassessori per la sostituzione di Zaffino in giunta: pare che la scelta del sindaco potrebbe ricadere su un interno, e a questo punto non è da escludere che entri in giunta qualcuno che, specie dopo il "caso Zaffino", avrebbe bisogno di un riconoscimento politico per dissipare qualche eventuale dubbio sul sostegno alla maggioranza stessa.

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Martedì, 27 Dicembre 2011 18:33

Bruno Zaffino fuori dalla giunta. Ma perché?

mini bruno_zaffinoSerra San Bruno. Lunedì 17 maggio. Undici e mezza della sera. Piazza mercato si riempie in fretta. Con le urne ancora calde la folla inneggia all’uomo comune che trionfa. Clark Kent si trasforma in SuperMan. Bruno Rosi si veste di sindaco. Baci e abbracci. Il palco gigante e le bandiere al vento: il Pdl è in festa. Si respira un clima da assemblea di istituto, un’atmosfera da tempo delle mele. Tutti si vogliono bene e tanti si sentono in dovere di salire sul palco ed incitare la folla, come per narcotizzarla: “Risorgeremo!”. Volano tappi di spumante. Qualcuno credeva fosse champagne.

Venerdì 23 dicembre. Undici e mezza della mattina. Sono passati 6 mesi dalla lunga notte di Piazza Mercato, e tutto è cambiato. Il sindaco non prova più nemmeno a nascondere la rabbia e l’amarezza che lo accompagnano dall’inizio di quest’altra drammatica giornata. Rimane in silenzio, seduto dietro la sua scrivania. Scruta fuori dalla finestra un paese difficile da amministrare, soprattutto se lo si intende fare con una maggioranza impossibile da tenere attaccata tutt’insieme. Le cattive notizie si accumulano ed il comune sembra un palazzo che crolla più velocemente di quanto ci si impieghi a ristrutturarlo. Il ghiaccio imperversa, la città brucia e gli assessori cadono.

Bruno Zaffino è uscito dal giro. Il ruspante imprenditore che più di molti altri contribuì alla causa piddiellina non è più assessore. 230 elettori, croce più croce meno, gli avevano dato fiducia incoronandolo come la più grande sorpresa delle passate amministrative. Oggi viene spinto ai margini dal suo stesso gruppo consiliare. Ma perché?

In men che non si dica, comunque, l’amministrazione sbatte la porta in faccia a Zaffino dopo aver sfruttato il suo enorme potenziale elettorale, i suoi numeri, per poi relegarlo all’angolino buio del semplice consigliere. Lo accantona senza tanti fronzoli, e ciò che ne rimane è un quadro dai confini troppo sfumati. Sedotto, usato ed abbandonato. Nessuno della maggioranza finora è riuscito a spiegare quale sia la motivazione reale di questo allontanamento. Una motivazione che, a questo punto, deve essere psicologica, filosofica e, ci sforziamo, potrebbe essere anche politica. Sabato 24 sulle pagine di un quotidiano locale una nota striminzita affidata alla penna del giornalista di fiducia. Tante parole roboanti, pochi contenuti. Leggo l’articolo, ma il dubbio rimane: perché quest’urgente esigenza di discostarsi completamente da chi fino a poco tempo fa fu determinante per la vittoria di Bruno Rosi? Che cosa è successo? Se lo chiedono tutti i serresi. In particolare i 224 elettori dell’ex assessore Zaffino. Sarebbe anche opportuno capire cosa accade all’interno della maggioranza ora che il tassello scomodo è caduto dal puzzle. Le convinzioni, le incertezze, le strategie personali calibrate da cariche e segreti. I piccoli errori che si ingigantiscono e diventano irrimediabili, i ricatti. La trama si infittisce, si macchia della necessità di scendere a compromessi solo per dare adito a malcelati complotti correntizi. In un gruppo in cui tutti credono allo stesso obiettivo qualcosa comunque non funziona. Un viaggio su un filo troppo sottile. 

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Giovedì, 22 Dicembre 2011 17:12

Silurato l'assessore Zaffino

mini Pdl_Serra_San_BrunoSERRA SAN BRUNO - 221 giorni or sono una nuova squadra, questa volta targata PDL, saliva i gradini di palazzo Tucci e, tra le molte aspettative figlie delle faraoniche promesse fatte in campagna elettorale, si apprestava a sedere sui banchi della maggioranza. Una maggioranza legittimata da 1803 preferenze, assegnate da altrettanti cittadini che hanno deciso di dar credito al tanto sbandierato vento di cambiamento ed alla tanto ostentata sinergia comune-regione. 1803 persone che, tramite il loro candidato di fiducia, hanno consegnato le chiavi della casa comunale a chi prometteva discontinuità col passato ed una nuova, trasparente ed attenta attività amministrativa. La formidabile compagine veniva presentata agli occhi degli elettori come una squadra eterogenea, fatta da un mix, a loro dire perfetto, di altisonanti amministratori regionali e provinciali con tanto di garanzie alle spalle, di giovani leve pronte con il loro entusiasmo a dare nuovi imput e di affermati imprenditori disposti a mettere la loro esperienza a disposizione dell’intera cittadinanza. Una squadra, insomma, capace di dar voce ad ogni strato sociale nella nostra comunità, vogliosa di carpire i problemi che affliggono la cittadina ed i suoi abitanti e smaniosa di risolverli. 

Oggi, sette mesi dopo, alla notizia della revoca della nomina di un assessore, Bruno Zaffino, c’è chi dice “c’era d’aspettarselo”.

Se è vero, come è vero, che le urne hanno attribuito 1803 voti al PDL, è altrettanto innegabile che la maggioranza assoluta dei cittadini serresi, 2791 persone, abbia deciso di bocciare la lista dei berluscones. Durante la campagna elettorale, in molti consideravano quella del consigliere regionale Nazzareno Salerno una presenza più che ingombrante per la futura amministrazione. Si mormorava che in caso di vittoria sarebbe stato lui a gestire le fila dell’amministrazione, condizionandone l’intero operato. Le voci di corridoio non passarono in sordina e dai palchi pidiellini arrivarono le prime smentite. Tuttavia, il detto latino “vox populi vox dei” ha trovato la sua ennesima conferma già dal primo consiglio comunale, quando, in un clima di guerriglia urbana, il neo eletto capogruppo di maggioranza, dopo aver dispensato nomine e deleghe, ha preso il posto di comando per condurre la sua solitaria battaglia. Da solo ha iniziato a relazionare sull’ordine del giorno, da solo continua ad attaccare la minoranza, da solo si difende mentre il resto dei suoi rimane in silenzio, a guardare e forse sentire. Il copione non cambia, fino all’ultimo consiglio comunale, quando interviene per menar vanto degli assessori e della giunta. Intanto nel prosieguo della nuova stagione amministrativa, tra strafalcioni burocratici e presunte illegittimità, si arriva a silurare uno degli assessori, Bruno Zaffino appunto, l’imprenditore che, con i suoi 223 voti, è stato senza dubbio uno dei protagonisti della vittoria.

Un mese e mezzo fa, il nostro collaboratore Bruno Vellone, dalle colonne de “il Quotidiano”, aveva anticipato gli scenari di una possibile rottura tra gli assessori Polito e Zaffino ed il resto della maggioranza. Anche in quel caso arrivò puntuale la smentita. Il duo, dalle pagine dello stesso giornale, bollò come “insinuazioni prive di fondamento” le indiscrezioni. “Insinuazioni” divenute fatti. Fatti per i quali è lecito attendersi una spiegazione politica.

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