mini nardodipaceRomano Loielo riconquista la poltrona di sindaco col 57,37% delle preferenze nonostante su di lui penda un giudizio del tribunale di Vibo Valentia, che il 21 ottobre scorso ne ha decretato l'incandidabilità. Per quasi due anni, l'attuale sindaco (uscente e appena rieletto), era stato sostituito da una terna commissariale insediatasi dopo lo scioglimento del consiglio comunale per sospette infiltrazioni mafiose, arrivato anche a causa dei risultati dell'operazione "Crimine" della Dda di Reggio Calabria, che ha portato all'arresto del padre e del cugino dell'ex vicesindaco Romolo Tassone, il quale a sua volta è stato giudicato incandidabile (non presentatosi alle ultime elezioni) come il riconfermato sindaco. Certo, sull’incandidabilità c'è da aspettare la sentenza d'appello per la conferma o meno del primo provvedimento, infatti i cittadini di Nardodipace non hanno pensato due volte a riconfermare Loielo, come se niente fosse successo, e il sindaco da parte sua ha fatto lo stesso ricandidandosi. Penso, per esempio, che in situazioni del genere correre il rischio significhi la possibilità di fare una magra figura ottenendo una manciata di voti, dato che la magistratura sta cercando di fare chiarezza sulle disavventure della passata amministrazione. Il paradosso, invece, sta nel fatto che il principale contendente della lista risultata vincente sia stato un altro ex sindaco, Antonio Demasi. Alla faccia del cambiamento! Senza spingersi troppo nel pantano della morale, mi chiedo: com’è possibile che oggi tutto sia diventato giustificabile? Com'è possibile che ancora la Politica, la più nobile delle arti, sia per centometristi, mentre la Giustizia per maratoneti?

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