processo toga2E’ iniziato questa mattina nell’aula bunker del Tribunale di Vibo Valentia il maxiprocesso a danno del clan Mancuso di Limbadi. Il troncone processuale si è originato dall’unione delle tre operazioni antimafia “Black money”, “Purgatorio” ed “Overseas” che, nel complesso, riguardano ben 24 imputati accusati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, estorsioni, danneggiamenti, riciclaggio e detenzione di armi. 

Si tratta di quello che, molti degli addetti ai lavori, hanno etichettato come uno dei più importanti processi dell’intera storia della 'ndrangheta Vibonese. Fra gli imputati i boss Antonio Mancuso, Pantaleone Mancuso, Agostino Papaianni, Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso e gli imprenditori Antonio Prestia, Antonino Castagna e Nicola Castagna.
Attesa l’incompatibilità del giudice vibonese Lucia Monaco (che in veste di gip alcuni mesi fa aveva convalidato i fermi dell’operazione "Black money") a presiedere il Collegio è stata chiamata Maria Carla Sacco, gip del distretto di Catanzaro, già pm della Procura catanzarese. Il maxiprocesso riprenderà tra tre settimane, il prossimo 22 maggio, con le eccezioni preliminari dei difensori degli imputati.

 

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mini polizia-1A sei anni dal duplice tentato omicidio di Romana Mancuso, 69 anni, e del figlio Giovanni Rizzo, 42, avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera, gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, guidati dal dirigente Rodolfo Ruperti, hanno tratto in arresto un esponente della famigerata consorteria mafiosa di Libadi: si tratta di Giuseppe Antonio Mancuso, 25enne, accusato appunto del tentato omicidio della prozia e del figlio. 

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mini polizia-di-statoCon una operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i carabinieri dei Ros e della squadra mobile del capoluogo calabrese hanno tratto in arresto l' ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento ed il suo vice dell'epoca, Emanuele Rodonò. Entrambi avrebbero intrattenuto dei rapporti con il clan Mancuso di Limbadi, fornendo all'avvocato Carmelo Antonio Galati - legale di alcuni elementi di spicco della consorteria mafiosa - informazioni su indagini in corso. In manette, dunque, è finito anche lo stesso Galati, accusato di associazione mafiosa, mentre nei confroti di Lento e Rodonò pesa l'accusa di concorso esterno. L'inchiesta e' stata coordinata dal capo della Dda Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giuseppe Borrelli e dal pm Simona Rossi. 

 

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mini polizia-di-statoVIBO VALENTIA - Un cartello di aziende edili “autorizzate” dalla cosca dei Mancuso ad operare sul territorio di Limbadi. Un imprenditore dello stesso settore che tenta di farsi spazio sul un mercato blindato e diventa immediatamente bersaglio di intimidazioni, danneggiamenti e minacce. Secondo quanto accertato dagli investigatori della squadra mobile di Catanzaro, guidati da Rodolfo Ruperti, sarebbe stato Domenico Mancuso, arrestato all'alba di oggi, a ricevere dai ranghi superiori della cosca il compito di allontanare il concorrente sgradito. Il 35enne, conosciuto negli ambienti criminali come “the red” (il rosso), si sarebbe reso dunque responsabile della sistematica persecuzione dell'imprenditore edile, che dopo l'ennesimo incendio di mezzi in cantiere, si è trovato costretto a chiudere i cantieri. Un atteggiamento che rivela la capillarità e l'offensività della cosca di Limbadi, attiva in ogni settore economico, e protagonista di un'aggressiva strategia di controllo del territorio. Domenico Mancuso, figlio di Diego Mancuso, considerato un membro di spicco dell'omonima cosca, appartiene a quella terza generazione di rampolli in ascesa non meno violenta e aggressiva delle precedenti. Il 35 enne Domenico, arrestato stamani su provvedimento del pubblico ministero della Dda Simona Rossi, dovrà rispondere di estorsione aggravata dalle modalità e dalle finalità mafiose.

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mini polizia-1Un potentissimo ordigno esplosivo, procurato direttamente dagli uomini del clan Mancuso di Limbadi e ceduto poi ai Loielo, che lo avrebbero utilizzato per un micidiale attentato nella lotta aperta per il predominio sul territorio vibonese. È questa la ricostruzione della Dda di Catanzaro nell’operazione che ieri mattina ha portato  all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti di rilievo, già detenuti, delle cosche criminali della provincia. I tre sono stati incolpati dagli inquirenti per la detenzione di una bomba  da tre chili con innesco radiocomandato da far esplodere a danno delle cosche avverse, per avere la meglio, quindi, nella lotta tra famiglie per il predominio nella gestione delle attività illecite nei comuni del comprensorio delle Serre, territorio divenuto teatro, ormai da molti anni, di diverse faide di ‘ndrangheta mai risolte.
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mini armi_s.angeloVIBO VALENTIA - Non c'è niente da fare: il sangue, da queste parti, si lava solo con altro sangue. Benché già oggi sia possibile individuare vincitori e vinti, la faida che negli ultimi due anni ha insanguinato il Vibonese non è certo un affare chiuso. Gli arresti, le retate, i tanti morti ammazzati, hanno generato una tregua forzosa, ma è fin troppo facile prevedere che, anche se dovessero passare anni, si tornerà a sparare. I conti tra “famiglie” continueranno a essere regolati a suon di pallottole, e di conti aperti, nella periferia della Calabria, ce ne sono ancora tanti. Troppi. Ne sono convinti gli inquirenti che lavorano senza sosta per decifrare le dinamiche interne ed esterne alle cosche che controllano il territorio.
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mini prefettura_viboIl record, non certo positivo, l'hanno raggiunto sia Nicotera che Briatico, Comuni sciolti per mafia per ben due volte nell'arco di circa 10 anni. Come loro, in Calabria, solo Rosarno e Roccaforte del Greco, Comune sciolto addirittura 3 volte tra il 1996 e il 2011. In Italia, nessuno. Ma quello delle amministrazioni pubbliche in cui sono state riscontrate ingerenze della criminalità organizzata non è solo l'ennesimo triste primato della nostra regione, e al dato statistico, impressionante, va aggiunto anche quello politico, che racconta di uno stato di temporanea sospensione della democrazia che, in alcune zone in particolare, sta diventando la normalità.

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mini omicidio_ciconte_sorianello_25_settembre_2012VIBO VALENTIA - Salvatore Lazzaro pensava di essere al sicuro. Nella casa della sua famiglia, nelle Preserre Vibonesi, seduto sul divano al pian terreno, non poteva sapere di essere nel mirino dei killer appostati sotto la sua finestra. Il 23enne di Savini, frazione di Sorianello, era agli arresti domiciliari perchè coinvolto in un’operazione antidroga della Procura di Torino. Aveva dei precedenti, era legato da amicizie e parentele a un gruppo di giovani che adesso qualcuno vuole sterminare. Storie sbagliate, storie di ragazzi uccisi a colpi di lupara, forse da coetanei, in una striscia di terra, tra Ariola di Gerocarne e Savini, insanguinata dal ritorno di una vecchia, feroce, faida di ‘ndrangheta. Che potrebbe non essere circoscritta alle Preserre, ma essere frutto di manovre occulte, di una guerra fredda tra cosche ben più potenti, se non addirittura tra mandamenti.

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mini prefettura_viboDopo Joppolo, questa volta tocca a Limbadi. Il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, delegato dal Ministro dell' Interno di accertare se in questi anni ci siano stati o meno condizionamenti da parte della criminalità organizzata ed, in particolar modo, del clan Mancuso, ha nominato la commissione d' accesso agli atti, così composta: Maria Rosa Luzza, Viceprefetto, in servizio presso la Prefettura di Vibo Valentia; Onofrio Marcello, Primo Dirigente della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Vibo Valentia; Maggiore Vittorio Carrara, Ufficiale dei Carabinieri, in servizio presso il Comando Provinciale di Vibo Valentia. Al momento, l'amministrazione comunale è guidata dal sindaco Francesco Crudo, in carica dal 2011. 

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Lunedì, 08 Aprile 2013 14:10

Joppolo, in arrivo la commissione d'accesso

mini prefettura_viboLo spettro della criminalità organizzata si aggira nei comuni calabresi ed, in particolar modo, in quelli del Vibonese. La prefettura di Vibo, guidata dal prefetto Michele Di Bari, ha infatti disposto l’invio della commissione d’accesso al Comune di Joppolo per verificare se in questi anni di attività ci siano stato o meno ingerenze da parte della criminalità organizzata o se, quantomeno, l’amministrazione comunale possa essere sensibile a future interferenze. Ad oggi il centro situato sul versante tirrenico calabrese è guidato dal sindaco Giuseppe Dato, eletto nelle consultazioni del maggio del 2011. I commissari che dovranno passare all'esame la documentazione attinente l'attività amministrativa degli ultimi tre anni sono Anna Aurosa Colosimo, capo di gabinetto della Prefettura di Vibo, Francesco Di Pinto, capitano dei carabinieri comandante della Compagnia di Tropea, e Angelo Daraio, vice questore aggiunto e ufficiale del Corpo Forestale dello stato in servizio presso il comando provinciale di Vibo Valentia.

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