mini MegalitoRiceviamo e pubblichiamo:

 

L’ultimo scorcio del 2012 ha annoverato Maria Cirillo tra gli scrittori di opere narrative. L’uscita del suo libro, avvenuta il 21 dicembre scorso, ha segnato nuovamente il passo al protagonismo culturale fabriziese. L’autrice, infatti, è fabriziese doc. Nata a Fabrizia, ha vissuto e lavorato per 40 anni nella sua cittadina natia, dalla quale ha ricevuto affetto e stima ed alla quale ha reso i propri servigi con dedizione e professionalità. Nel suo primo romanzo “Lì, all’ombra delle pietre accastellate”, ha consacrato il suo amore  per l’arte narrativa, esaltando e facendo rivivere la passione per i fantastici luoghi  del misterioso territorio del Pecoraro, un tempo integralmente fabriziese ed infine ridimensionato dalle scissioni di Mongiana e Nardodipace. È sul versante occidentale di quest’ultimo, in stretta connessione con quello mongianese ed il frontale di Fabrizia, che si svolge il cuore della storia narrata dalla scrittrice Maria Cirillo. È una storia che appassiona già dalle sue prime pagine e che conforta la mente, conducendola dolcemente in un mondo fantasioso. Un romanzo autenticamente realistico, sia nella trama che nella concretezza moderna e contemporaneamente primitiva dei suoi struggenti personaggi.

Il romanzo è stato pubblicato dalla Casa Editrice Prospettiva di Civitavecchia.

Vincenzo Costa

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mini Casa_Andreacchi2SERRA SAN BRUNO - Una battaglia. Anzi, due. La prima, iniziata circa tre anni fa, contro la giustizia. O forse sarebbe meglio parlare di ingiustizia. Perchè di questo si tratta. Era il dicembre del 2009 quando furono ritrovati i resti di Pasquale Andreacchi, giovane vittima innocente della criminalità organizzata. Il 15 gennaio 2010, poi, l'esame del Dna ha confermato che le ossa appartenevano proprio al ragazzo amante dei cavalli. Insomma, tre anni di battaglie e sofferenze. Contro la giustizia. Contro chi ha deciso di archiviare il caso dopo appena dodici mesi dal delitto. Tre anni nei quali la famiglia di Pasquale, assieme al proprio legale, l'avvocato Giovanna Fronte, ha fatto di tutto per risalire ai colpevoli.

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mini locandina_nicotera_1_dicembreOggi (sabato 1 dicembre), presso la Biblioteca del Liceo Classico “Bruno Vinci” di Nicotera, si svolgerà un'intera giornata di studio e informazione sulla sicurezza alimentare. Alle 11 verrà proiettato il documentario “Acquaraggia”, mandato in onda da RaiTre e RaiStoria nella trasmissione “Crash”, sulla storia controversa del bacino dell’Alaco, che da 6 anni eroga acqua “potabile” a quasi un terzo della Calabria e che il 17 maggio scorso è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Vibo, nell’ambito dell’indagine “Acqua sporca”. Dopo la proiezione, è previsto un dibattito tra gli studenti, gli autori dell'inchiesta ed i rappresentanti delle associazioni “Alma Tellus ” , “Il Brigante” e “Libera”.

 

Nel pomeriggio, a partire dalle 16, ci sarà la presentazione del libro “Avvelenati”, di Giuseppe Baldessarro e Manuela Iatì.

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SERRA SAN BRUNO - Dell' omicidio di Pasquale Andreacchi si sa poco o nulla. Non si conoscono i colpevoli. Non c'è alcuna certezza sulle ragioni del brutale assassinio. E non si conoscono neppure le modalità. Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, però - almeno per il momento -  restano in attesa su un' eventuale riapertura delle indagini. La Procura della Repubblica, infatti, ha archiviato il caso dopo appena un anno dal delitto. Per Pasquale, secondo i magistrati, non ci sono colpevoli. Eppure, alcuni quesiti sorgono spontanei: chi ha depositato i resti del giovane amante dei cavalli in un cassonetto dei rifiuti? Ma soprattutto: che fine ha fatto Pasquale la sera dell' 11 ottobre 2009, giorno della scomparsa? È possibile che nessuno abbia visto? In questi anni, gli inquirenti, hanno interrogato amici, familiari e semplici conoscenti.
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mini pasquale_3SERRA SAN BRUNO - Tre anni. Tanto è trascorso dall'omicidio di Pasquale Andreacchi. Tre anni di sofferenze, speranze e ricordi. Pasquale, però, non c'è più. È morto. Trucidato brutalmente alla tenera età di diciotto anni. Un dolore atroce per i familiari, che si sono visti strappare un figlio appena maggiorenne. Amava i cavalli. E pare sia stata proprio la compravendita di un cavallo non pagato da un pregiudicato della zona che gli avrebbe portato a fare questa fine. Da allora, però, Salvatore e Maria Rosa hanno fatto il possibile per chiedere verità e giustizia. Si sono rivolti più volte alle testate giornalistiche locali. Hanno contattato anche programmi televisivi di spessore quali 'Quarto grado', 'Pomeriggio Cinque', 'La via in diretta' e 'Blu notte'. Ma nessuno ha risposto. È vero, sì. Fa più rumore un omicidio compiuto in pieno centro a Milano o a Roma che nella nostra provincia. Terra dimenticata dai media nazionali, ma non solo. Anche la classe politica ha fatto la sua parte.

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SERRA SAN BRUNO - È morto senza un perché. Ed i genitori, ancora oggi, chiedono verità e giustizia. Vogliono che sia fatta luce sulla morte di Pasquale. Non accettano che dopo appena un anno dal delitto, la Procura della Repubblica abbia deciso di archiviare il caso. Per Pasquale, così come per molte altre vittime innocenti, non ci sono colpevoli. I morti ammazzati, però - soprattutto in Calabria - ormai non si contano più. Giovani nel pieno della maturità trucidati barbaramente. Filippo Ceravolo, Pasquale Andreacchi e tanti altri. Vittime innocenti. Figli di una terra dimenticata da tutto e da tutti. Soprattutto dai media nazionali. Gli assassini di Pasquale, dunque, rimangono impuniti. E a Serra è come se nulla fosse successo. Il silenzio della gente comune è assordante. In questi casi, chi sa qualcosa, preferisce non parlare.
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mini San_Bruno-BrunoneÈ una miniera intellettuale inesauribile Luciano Pisani, presidente dell’Associazione ‘Cal-Cal’. Una scatola magica forgiata da una brillante dinamicità mentale dalla quale, con cadenza quasi quotidiana, emergono idee utili a soffiare via la polvere annidata sugli albori della nostra storia. Progetti adatti ad infrangere quelle barriere d’oblio che spesso una comunità inconsapevolmente si costruisce attorno. Offuscando le proprie origini. Lacerando la memoria di un passato glorioso.

Luciano Pisani continua a scavare fino alle radici della nostra società. Verso la genesi della comunità serrese. Ponendone in evidenza elementi spirituali, sociali ed antropologici. Mettendo in atto pianificazioni di alto profilo orientate alla promozione di modelli economici virtuosi. Basati sulle nostre risorse umane e culturali. Sulla passione e l’orgoglio di vivere la propria terra. Sull’esigenza di farne riemergere gli elementi migliori. 

Così il ricercatore serrese, intende con forza promuovere ufficialmente l’investitura di San Bruno di Colonia a Santo Patrono d’Europa. Secondo Pisani, San Bruno avrebbe infatti ‘tutte le carte in regola per rivestire questo titolo’. Basta fare semplicemente riferimento alla vita del Santo per capire come durante l’arco della sua vita abbia toccato gli Stati più importanti dell’intero continente, lasciando in ogni paese un’impronta tangibile della sua visita.

Brunone nacque infatti in Germania, a Colonia, nel 1030, per poi trasferirsi da giovanissimo a Reims in Francia, dove il vescovo Gervasio gli affidò la direzione della scuola clericale di cui precedentemente era stato allievo. Nel 1076 Bruno lasciò l’incarico ed, a causa dei dissidi col vescovo di Gournay, fu costretto a rifugiarsi presso il conte Ebal di Roucy. Animato da una profonda vocazione monastica, partì verso l’eremo di Molesme in cui risiedeva San Roberto, per dirigersi in seguito verso Grenoble, alla ricerca di un luogo solitario in cui avrebbe eretto un monastero: la Charteuse, la Gran Certosa. Dopo 6 anni, abbandonò la Francia, per dirigersi in Italia, a Roma, dove Urbano II, suo discepolo, Papa, lo aveva convocato. Ma il Santo, ormai avvezzo alla vita monastica, decise di ritornare al silenzio. Trasferendosi verso l’Italia Meridionale, giunse nell’entroterra dell’Appennino calabrese, dove il conte Ruggero lo omaggiò delle terre su cui avrebbe costruito il santuario di Santa Maria e l’eremo di Santo Stefano. Il Santo fece in modo che gli operai si stabilizzassero distanti dall’eremo, per non turbare la solitudine certosina. Sorsero così le prime abitazioni dell’attuale Serra San Bruno.

È quindi proprio nelle tracce della vita stessa del Santo che le asserzioni di Pisani trovano fondatezza. D’altronde anche il compianto cardinale Carlo Maria Martini, nell’omelia dello scorso 6 ottobre, celebrata proprio a Serra, aveva testualmente ribadito: “È bello pensare come i santi, in tempi lontani, giravano l’Europa trovandosi ovunque a casa loro. Noi stiamo cercando di realizzare il grande disegno di un’Europa senza frontiere,in cui ciascun popolo e ciascuna città mantengano la propria identità, ma uniti dalla solidarietà nel difendere la dignità umana e la pace. San Bruno potrebbe certamente essere considerato, patrono d’Europa e dell’unità europea”.

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Lunedì, 17 Settembre 2012 15:58

Falsi esami all'Unical, i nomi dei 75 indagati

mini unical_cosenza1Secondo la Procura della Repubblica di Catanzaro sarebbero ben 72 le ‘false lauree’ conseguite alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria dal 2004 al 2011. Finiti nel registro degli indagati, assieme a 72 tra laureati e laurendi, anche un tutor accademico e due impiegati amministrativi, a cui a vario titolo vengono contestati i reati di falso ed introduzione abusiva nel sistema informatico dell’ateneo.

Il filone delle indagini aveva avuto il via proprio dalla denuncia dello stesso preside di facoltà, Raffaele Perrelli, che nel corso di una seduta di laurea si era accorto che la sua firma, apposta sullo statino di un candidato, era stata contraffatta.

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santa mariaSERRA SAN BRUNO - A sentire il sindaco Rosi dai palchi della campagna elettorale, a Serra, negli anni avvenire avremo mangiato pane e cultura. Un sentiero vergine da battere con l’ausilio di tanti assi nella manica: il vecchio carcere da ristrutturare e da adibire a biblioteca comunale, il mercato coperto convertito in teatro, l’ex kursaal trasformato in centro convegni. Per un paese, tutt’ intero, che sarebbe divenuto presto capitale spirituale d’Europa. Che poi a dire il vero, in che cosa sarebbe consistito questo tanto sbandierato titolo mistico continentale, nel concreto non lo ha mai saputo nessuno. Forse neanche lui.

Poi passano i mesi e le linee di demarcazione si fanno più sottili, i dubbi si sciolgono, i proclami si scoloriscono. Oggi tutti ci vedono chiaro. E le promesse si sono rivelate eloquenti bugie: a Serra della ‘cultura’ non s’è vista neanche l’ombra. Ma quel che è peggio è che proprio da parte dell’amministrazione stessa, con cadenza quasi quotidiana, arrivano pesanti contributi a sostegno di questo inarrestabile sprofondo intellettuale che sta inghiottendo tutto il paese. Sempre più in basso.

La scorsa domenica, il 26 agosto, immerso nel suggestivo scenario del santuario di Santa Maria si è tenuta un’interessante rassegna volta a valorizzare oltre che le risorse artistiche, anche quelle letterarie, culturali e spirituali del nostro territorio. L’evento, organizzato dal caffè letterario ‘Civitas Bruniana’ presieduto dal professor Bruno Tozzo, ha riunito pittori, scultori, fotografi, poeti, scrittori e molti altri artisti serresi. Un lodevole contributo volto a stimolare il risveglio della cultura cittadina, partendo proprio dai propri nomi. Da quello che già abbiamo in casa.

La mostra ha ricevuto il patrocinio del comune di Serra San Bruno, ma solo sui manifesti. Infatti il sindaco si è reso latitante per tutta la giornata, e quindi il suo intervento atteso e previsto in scaletta, non è mai arrivato. Oltre al danno la beffa. Gli artisti invitati all’iniziativa, una ventina di giovani mossi dall’estro e, soprattutto, dalla passione artistica, e per cui chiaramente non era previsto alcun rimborso spese o cachet, hanno trovato un’amara sorpresa ad attenderli alla fine dell’evento. Una multa ciascuno schiacciata sotto al tergicristallo delle rispettive auto. Divieto di sosta. Euro 40.

Inizialmente gli artisti avevano avuto il libero accesso alla zona pedonale per agevolare le manovre di carico e scarico delle stampe, delle sculture, dei quadri e dei cavalletti su cui esporre le opere, poi senza ricevere alcun preavviso o invito a spostare le auto, si sono appunto ritrovati con le contravvenzioni in bella mostra sul lunotto. Per evitare questa ennesima figuraccia, a discapito di ragazzi che dopo tutto si stavano solo impegnando a valorizzare il buon nome della città agli occhi dei molti visitatori e turisti presenti ai piedi del Santuario di Santa Maria, sarebbe servito solo un pizzico di buon senso e di raziocinio. Sarebbe bastato un avviso, un accenno da parte dell’addetto della polizia municipale e le auto sarebbero state presto sgombrate ed anche questa disavventura si sarebbe evitata. A nulla sono servite le contestazioni da parte di chi comunque stava semplicemente agendo per dare lustro al buon nome di Serra, di quella ventina di artisti serresi capaci, in un solo pomeriggio, di contribuire alla diffusione della cultura locale molto più di quanto abbia saputo fare l’intera classe dirigente in un anno e tre mesi di amministrazione.

Forse è arrivato il momento di iniziare a pensare che la ‘cultura’ non è per noi serresi. Non ci appartiene, anzi non la meritiamo. Perché le amministrazioni non le impone nessuno. Si scelgono. E questa è quella che abbiamo scelto. Basti pensare che nell’anno del primo centenario della morte di Mastro Bruno Pelaggi, nessuno degli amministratori si è ancora preoccupato anche solo di pronunciare il nome del ‘poeta scalpellino’. Di spendere una parola a riguardo. Come se non fosse mai esistito. Anzi come se fosse stato un criminale, una piaga sociale da dimenticare, una pagina nera da nascondere. Di cui meno se ne parla e meglio è. Invece, in realtà, è Mastro Bruno, una delle voci poetiche dialettali più interessanti e meritevole di attenzione della storia letteraria e sociale dell’intero Meridione.

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il ferro_di_calabriaMONGIANA - Domani, a partire dalle ore 18, presso la sede della Pro Loco di Mongiana, si terrà l'incontro - dibattito dal titolo: "Il Ferro di Calabria". Previsti i saluti dei componenti della commissione straordinaria del Comune (Maria Carmela Ippolito, Silvana Merenda e Gianfranco Ielo), del dottor Bruno Iorfida, dell'ing. Francesco De Nisi, presidente della Provincia e dell'ing. Vincenzo Crupi, presidente dell'Ordine degli Ingegneri della provincia di Vibo Valentia. Presenterà il tutto l'ing. Domenico Sodaro, mentre l'apertura dei lavori è stata affidata alla dottoressa Maria Teresa Iannelli, direttore archeologo. Relazioneranno, invece, il prof. Francesco Cuteri, archeologo e direttore del museo territoriale della ceramica di Soriano Calabro, il prof. Danilo Franco e l'ing. Giuseppe Panucci. 

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