Martedì, 01 Gennaio 2013 22:21

Serra. L’anno che verrà

mini Corso_UmbertoE’ finito un altro anno, anzi, meglio, per non vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto, ne è iniziato un altro. Uno nuovo. Superata la frontiera dei bilanci di fine 2012, è il momento della festa. Dei propositi, quelli buoni. Delle promesse. Dei farò. E come sempre ci si augura addosso quintali di armonia, pace e serenità. Di giorni felici, allegri e spensierati.

Il primo giorno dell’anno è sempre un giorno un po’ speciale, dove ci si illude di cambiare o quanto meno di migliorare. Tutti allegri e sorridenti. Ammaestrati, regolari, affettuosi. Satolli di cibo e colmi di speranza. Ordinati in fila come polli d’allevamento, con la dannata voglia di stare bene, sempre e comunque, in un mondo che va veloce come il tempo. Annegati da riferimenti cronologici artificiosi: “E' il nuovo anno!”.

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Venerdì, 02 Novembre 2012 12:12

Madre Courage e i suoi figli

mini enotrio-pugliese-onorata-societa-tre-donne-e-bambino_1Donna, spesso, è sinonimo di madre, e da uomo, ho sempre avuto gran rispetto per la donna. Rispetto in lei, nella natura che la predispone all’essere madre. Nella letteratura calabrese, nella poesia, la donna, sempre è stata trattata come un essere puro, quasi sacro, mai venendo meno, mai dissacrando questo principio di “santità della donna”.  Cosi scriveva mio Sharo Gambino. “Santità intesa come purificazione mediante la maternità, anche quando la maternità è mancata per un difetto della natura o perché non c’è stato il  seme a compiere il miracolo eterno della vita”. La donna dunque protagonista della famiglia e della società. Madre sinonimo di amore e di dolcezza. In Calabria, spesso, donne forti, destinate ad un destino che spesso le ghettizza, le rinchiude, le arresta in casa. Alvaro stesso, spesso parla di donna e di destino, nei suoi romanzi. L’opera tutta di Alvaro, quella letteraria, è da considerarsi palcoscenico di umanità, sulla cui ribalta la donna recita sempre un ruolo di primo piano. L’immagine che ho io della donna in questi giorni, purtroppo, è molto più cruda e triste. La descrizione della madre fatta da Ignazio Buttitta in “Lamento per la morte di Turiddu Carnovali”, di quella santità che da emblema di amore diventa odio e rabbia, l’odio di colei che si vede strappato il frutto del suo grembo, il dolore che solo e soltanto una madre può provare. Di nuovo Alvaro. Quella madre che non esita a mutarsi in “fiera” dalle unghie graffianti a lanciare l’anatema contro chi era stato la causa della rovina degli Argirò. “Maledizione a chi dico io. Maledizione a chi ha voluto il male delle creature innocenti. Che li fascino con l’allume di rocca, che vadano mendicando per i forni, che non abbiano pace, che la madre li vada cercando e non li riconosca” Questa madre, queste madri greche nel sentimento, nel volto, nei costumi e negli atteggiamenti, si legano con un filo conduttore lungo secoli a Medea. Non a quella Medea di Seneca, per il quale ella uccide i propri figli per gelosia verso il marito che l’ha abbandonata, ma alla Medea assai meno terribile de “La lunga notte di Medea”, che uccide i suoi figli non sopportando l’idea che essi debbano soffrire la fame o l’oppressione o l’esilio dell’emigrazione, li uccide per salvarli. Un amore talmente forte che arriva quasi alla perversione, ad una cinica interpretazione della realtà che non lascia spiragli e che vede la morte violenta come l’unica soluzione Le madri di ragazzi innocenti, le madri di ragazzi che sono stati inghiottiti dal fascino perverso della mafia, le madri che si sono trovate in mezzo ad una guerra di 'ndrangheta senza sapere come e perché e piangono mariti morti, figli in galera, figli probabili bersagli.”Fino a che si ammazzano tra di loro….” le donne non sono mai “tra di loro”, perché questi famosi “loro” che si ammazzano selvaggiamente sono figli di donne disperate. A loro il mio pensiero. Oggi specialmente alla madre di Filippo, oggi ancora alla madre di Pasquale.

(Enotrio, Onorata Società - Tre donne e un bambino)

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mini fotoSERRA SAN BRUNO – Erano da poco passate le 15 di ieri pomeriggio quando nel centro storico di Spinetto, popoloso quartiere della cittadina bruniana, alle due donne delle pulizie che, come ogni giorno, si sono recate nella casa di via Manzoni 5 (foto) a compiere il proprio lavoro, è apparsa una scena agghiacciante. Giuseppe Calabretta, 50 anni, diversamente abile che viveva nell’abitazione insieme al fratello, era riverso nel bagno in una pozza di sangue. Immediatamente le due donne hanno dato l’allarme chiamando i carabinieri della compagnia di Serra San Bruno e i sanitari del 118 del locale nosocomio, sul posto sono giunti anche gli agenti del locale corpo della polizia municipale. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il giovane, mentre si recava in bagno sarebbe stato colto da malore e, durante il mancamento, sarebbe caduto sulla porta a vetro del locale adibito ai servizi igienici, che si sarebbe infranta sotto il peso del cinquantenne. Un pezzo di vetro si sarebbe conficcato nel collo del poveretto recidendone la carotide e causando la morte dell’uomo per dissanguamento. All’arrivo delle due donne il cinquantenne era ancora agonizzante ma i soccorsi del 118 non sono valsi a salvargli la vita. Le cause dell’incidente che hanno determinato il decesso dell’uomo sono apparse subito chiare e la salma è stata messa immediatamente a disposizione dei familiari per i funerali, che si terranno già nelle prossime ore nella chiesa parrocchiale. L’uomo, diversamente abile dalla nascita, pur non riuscendo a parlare a causa della grave patologia che lo aveva colpito, era in grado di esprimersi e, fino a qualche tempo fa, era solito fare piccole passeggiate per il centro storico dov’era conosciuto e benvoluto da tutti. Prima che le condizioni di salute si aggravassero, riusciva anche a fare qualche piccolo giro in bicicletta per i vicoli che lo hanno visto nascere e crescere, dove da tutti era conosciuto come Pinuccio.

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Mercoledì, 25 Aprile 2012 12:41

Il 25 aprile di Sharo: la memoria e l'orgoglio

mini DSCN8474Di seguito pubblichiamo uno scritto di Marinella Gambino in memoria del padre Sharo, compianto giornalista e scrittore morto il 25 aprile 2008.

Dal giorno della scomparsa di Sharo Gambino siamo stati testimoni di una mobilitazione straordinaria. Il mondo della cultura, la gente comune, la Calabria intera, parte dell'Italia, hanno voluto rendere omaggio alla figura dello scrittore, con una tale ricchezza di sentimenti, quale noialtri familiari non ci saremmo mai aspettata. Una partecipazione ampia e generosa, un affetto travolgente di cui siamo sentitamente grati. Nel mio modo di vedere, ho sempre ritenuto che mio padre, per le sue esequie, immaginasse qualcosa di esattamente eguale ai funerali del suo personaggio Mariano D'Alife, nel romanzo 'Concerto in re maggiore':

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mini sorianelloUna tragica fatalità potrebbe essere costata la vita a Domenico Caglioti, 52 anni di Sorianello da anni residente a Saluggia, in provincia di Vercelli, dove prestava servizio come vigilante alla Sorin. Sulla sua morte, sono ancora in corso gli accertamenti da parte dei Carabinieri di Livorno Ferraris. L’uomo, noto a tutti in città come Mimmo, era nella sua casa quando, nel tardo pomeriggio di ieri, è partito un colpo dalla sua pistola d'ordinanza che lo ha ferito al torace. Si presume che possa essersi trattato di un incidente, avvenuto accidentalmente forse mentre puliva l’arma. All’arrivo dei soccorsi e dei Carabinieri le condizioni del 52enne erano già critiche ed è stato necessario l’intervento dell’elisoccorso per condurlo d’urgenza al Cto di Torino. Purtroppo, però, per lui non c’è stato nulla da fare. Caglioti molto conosciuto in città, faceva spesso ritorno al suo paese d'origine. Lascia 4 fratelli e una sorella, la moglie, anche lei di Sorianello, ed il figlio Luca. Nel paese, dove ancora abitano i suoi genitori e la suocera, la notizia della sua tragica morte è stata appresa con sgomento.

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mini incendio_donna_morta_sul_braciereSERRA SAN BRUNO - E' una morte atroce quella a cui è andata incontro Rosa Tassone, 80enne serrese che viveva da sola a due passi da corso Umberto I. L'anziana donna, oggi pomeriggio, è stata trovata morta riversa sul braciere che usava per riscaldarsi, mentre la sua casa andava a fuoco. Ad accorgersi del fumo che fuoriusciva dalle finestre sono stati i vicini di casa, che hanno forzato la porta d'ingresso ma che non sono riusciti ad entrare a causa del divampare delle fiamme. L'incendio è stato domato dai Vigili del fuoco del distaccamento di Serra San Bruno, subito intervenuti, ma purtroppo per la donna non c'era più nulla da fare. Secondo una prima ricostruzione, Rosa Tassone potrebbe aver accusato un malore a causa delle esalazioni del braciere, e potrebbe aver perso conoscenza cadendo sulle braci, che l'hanno uccisa. Una morte tremenda che ha lasciato sgomenti parenti e vicini di casa della donna, una delle ultime rappresentanti di quella civiltà contadina che va ormai sparendo e che ha costituito la spina dorsale della società serrese. Una parente di Rosa Tassone che si occupava di lei, recentemente le aveva chiesto di utilizzare una stufa elettrica, ma lei ha insistito per tenersi il suo braciere, compagno forse unico di tante serate solitarie diventato, purtroppo, lo strumento di un destino crudele.

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mini Federica_MonteleoneIl gup di Vibo Valentia ha rinviato a giudizio quattro persone per omicidio colposo in relazione alla morte di Federica Monteleone, la studentessa morta dopo un intervento di appendicectomia. Il 18 giugno prossimo, davanti ai giudici del Tribunale dovranno comparire Filomena Panno, direttore amministrativo pro-tempore dell'Asl; i medici Benito Gradia e Giovanbattista De Iorgi e l'infermiere Mario Silvestri. Per la morte di Federica sono stati gia' condannate altre 8 persone.

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mini gessica_spinaSono tutti medici e operatori in servizio presso l'ospedale di Crotone gli 11 indagati per la morte della 19enne Gessica Rita Spina (foto), deceduta il 20 gennaio scorso proprio al "San Giovanni di Dio" dopo aver dato alla luce, due giorni prima, il piccolo Antonio. La procura crotonese ha iscritto nel registro degli indagati, per omicidio colposo, 10 medici e un'ostetrica, ecco i nomi: gli anestesisti e rianimatori Armando Mammone, 59 anni; Salvatore Oliverio, 60 anni; Fulvio Tancioni, 62 anni (primario); Cinzia Federici, 39 anni; Corrado Chiaravalloti, 35 anni; i ginecologi Giuseppe Garofalo, 63 anni (primario), Domenico Galea, 53 anni; Franco Rodio, 57 anni; Luigi Ammirati, 60 anni; Francesco De Fazio, 59 anni, e l'ostetrica Patrizia Dattoli, 40 anni. Domani sarà eseguita l'autopsia.

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mini mastro bruno-cimiteroParole, musica, immagini. Parole sussurate con un nodo in gola; parole urlate ma a denti stretti; parole che fremono e mutano sino a diventare musica, rincorrendosi tra i giochi di ombre e luci che addobbano la sala. Parole, musica e immagini che, ospitate nell’elegante cornice di Palazzo Chimirri, hanno dato vita ad una manifestazione, poliedrica e coinvolgente, dedicata al poeta “Mastru Brunu Pelaggi” in occasione della ricorrenza del primo centenario della sua morte. Un evento completamente autofinanziato, nato dalla sinergia tra l’associzione culturale “Il Brigante” e il Vizzarro.it, il cui obiettivo era quello di omaggiare e far rivivere un artista eclettico e geniale, un uomo tanto umile quanto rivoluzionario, un serrese semplicemente speciale, come pochi altri purtroppo, a cui la cittadina della Certosa ha avuto l’onore di dare i natali.

La due giorni dedicata a Bruno Alfonso Pelaggi, “Mastru  Brunu” per i serresi, è iniziata con un convegno dal titolo “Mastro Bruno e la poesia di protesta”. Il dott. Cesare Pelaia, pronipote del poeta, il prof. Tonino Ceravolo, studioso e storico, e l’antropologo Luigi de Franco, sono i relatori che hanno ripercorso e analizzato la figura personale e letteraria di quello che in molti erroneamente definiscono “il poeta-analfabeta”. Al tavolo dei relatori ha dato il suo prezioso e toccante contributo anche Franco Gambino, fratello del compianto Sharo, la cui storia personale è intimimamente legata a quella della famiglia Pelaggi.

E' stata ripercorsa la storia dell’Unità d’Italia, sono stati raccontati gli anni che hanno forgiato il Mastro Bruno uomo, prima che il poeta che conosciamo. Sono stati fugati alcuni dubbi, primo tra tutti quello che lo voleva analfabeta. E' toccato al prof. Ceravolo spiegare come, ritiratosi stanco al tramonto, dopo aver scolpito il granito per tutto il giorno, il Pelaggi, invece che scriverli di proprio pugno, preferisse dettare i suoi componimenti alla figlia Maria Stella. Due ore intense e ricche di storia, due ore volate via tra cultura popolare, antropologia, letteratura, preziosi ricordi personali e soprattutto, sconfinato amore per la propria terra.

La seconda parte della kermesse ha preso il titolo di “Scarpidhati”, uno spettacolo realizzato dalle Officine Teatrali “Il Brigante”, con musiche del maestro Sergio Di Giorgio (sorprendente polistrumentista, tra i fondatori dei Re Niliu) e del maestro Vittorio Russo (pianoforte), con la partecipazione degli “Autori Appesi”.

Con “Scarpidhati” gli autori - il collettivo di scrittura Ulucci Alì - ripercorrono, come già fatto nel convegno pomeridiano ma con altri strumenti espressivi, la storia della Calabria pre e post Unità d’Italia. Lo fanno dal punto di vista di chi, come Mastro Bruno, quella cupa epoca l’ha vissuta e ce l’ha tramandata attraverso testimonianze, cronache dell’epoca, poesie, musiche e immagini tanto interessanti quanto suggestive. Uno spettacolo entusiasmante e coinvolgente capace di far rivivere ai presenti in sala, la stessa rabbia, la stessa delusione e la stessa sensazione di impotenza, che le genti del tempo nutrivano quotidianamente nei confronti di una storia, quella dell'Unità d'Italia, non certo portatrice di prosperità per le popolazioni del sud.

Quattro attori, nella veste di narratori, tengono il tempo della serata mentre, come in un’altalena di musica e parole, le poesie di Mastro Bruno, si alternano alle note di una musica la cui origine si perde nella notte dei tempi. Nelle “storie” del poeta-scalpellino ognuno degli spettatori si riconosce e nelle umiliazioni che la gente comune era costretta a subire tutti trovano allarmanti similitudini col nostro tempo.

Manifestazione perfettamente riuscita dunque. Sala gremita, posti a sedere tutti occupati ed un bel po’ di gente che pur di assistere si è accontentata di rimanere in piedi. Ad ogni modo, sicuramente, malgrado il successo non c'è stata tutta la gente che avrebbe dovuto esserci.

Cerimonia molto sentita anche stamattina al cimitero di Serra San Bruno, dove il parroco don Gerardo Letizia ha celebrato una messa in suffragio di Bruno Pelaggi, benedicendo l'ossario che ospita il poeta. I bellissimi versi di "Alla Vergine Maria", declamati nello stesso luogo, hanno accompagnato gli ultimi momenti della celebrazione.

Il 6 gennaio del 1912 Serra perdeva uno dei suoi figli migliori e con Serra lo perdeva anche la Calabria ed il meridione tutto. Ieri, 6 gennaio 2012, a ricordare i primi 100 anni della morte di uno dei più grandi artisti che la nostra terra abbia mai avuto, a ricordare uno dei più eccelsi “Mastri di la Serra”, non c’era tutto il paese com’era lecito aspettarsi ma c’erano “soltanto” 250 persone. Che fine ha fatto l’orgoglio serrese? Che fine ha fatto l’amore per una terra ricca di tradizioni  e storia, la nostra storia? Che fine hanno fatto i serresi?

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