Stampa questa pagina
Venerdì, 25 Dicembre 2020 17:28

Libri per le Feste in zona rossa: dai Vangeli apocrifi ai brindisi dissacranti della poesia burlesca

Scritto da Redazione
Letto 1480 volte

“Detto tra noi” su Radio Serra, andato in onda ieri, ha riposto nel cassetto gli appunti di attualità per scegliere la linea soft durante la puntata della vigilia di Natale. Le arti che si prendono per mano e si completano hanno fatto dimenticare per un po’ il concetto di distanza che impone la pandemia. Libri e musica, o meglio un libro per le festività e la canzone che più gli si addice in un rapporto di complementarità. La maniera migliore per scandire le festività in zona rossa.

INVERNO, MUSA ISPIRATRICE Ad aprire il sipario sul binomio libro-canzone è stata la scrittrice Eliana Iorfida, che ha parlato ai radioascoltatori di Inverno (Il Mulino), di Alessandro Vanoli, tassello di una quadrilogia dedicata appunto alle stagioni. «Già la copertina di Bruegel il vecchio – ha esordito Iorfida – ci proietta nella dimensione nordica. E il sottotitolo, “Il racconto dell’attesa”, ci fa capire come l’inverno sia la via verso la luce nuova». Il racconto di Vanoli parte dal primo inverno dell’uomo sulla terra fino ai giorni nostri e al Natale che nella forma attuale, fatta da alberi e luci, come ci suggerisce lo scrittore, nasce nel 700. «Un affresco coinvolgente – ha continuato la scrittrice – talmente piacevole, pur essendo un saggio, che si gusta come una “scirubetta”», ossia una sorta di granita tipica di Serra preparata con la neve. E all’inverno Iorfida non poteva che associare le terre del nord, ossia la canzone Hoppípolla degli islandesi Sigur Rós (ascolta qui il brano).

I VANGELI APOCRIFI NE “LA BUONA NOVELLA” DI DE ANDRÉ Lo scrittore e storico Tonino Ceravolo ha accompagnato gli ascoltatori in una storia meno conosciuta della vita di Gesù. «Il mio consiglio – ha detto – è di leggere i Vangeli apocrifi (Einaudi). Rimanendo nel contesto natalizio si può dire che questi testi si concentrano più degli altri sulla nascita e infanzia di Gesù». Infanzia descritta soprattutto nel Vangelo dello pseudo-Tommaso che ci fa conoscere anche «un Gesù Bambino dispettoso». Apocrifi, segreti, nascosti, non canonici oppure «spuri, falsi nell’interpretazione dei padri della Chiesa» come spiegato dallo storico. «In realtà – è stata la chiosa di Ceravolo – nel Protovangelo di Giacomo troviamo un’importanza storica anche per la tradizione cristiana. Il Cristianesimo da qui ha ereditato l’idea di Anna e Gioacchino come genitori di Maria ma soprattutto il racconto dell’Infanzia della Madonna che non trova posto nei canonici». Una storia che infine lo storico definisce «viva di umanità» da accostare all’ascolto proprio de L’infanzia di Maria, brano tratto dal concept album “La buona novella” di Fabrizio De André (ascolta qui il brano).

L’INFANZIA EVOCATIVA DI STRATI NEL SUONO DEI PARAFONÈ Ai microfoni di Daniela Maiolo e Sergio Pelaia, per la regia di Bruno Iozzo, c’è stato poi il responsabile Comunicazione di Rubbettino Antonio Cavallaro. Il consiglio è caduto su Tibi e Tàscia di Saverio Strati. «Il romanzo – è stato l’incipit di Cavallaro – è ambientato nei giorni delle festività natalizie. Nella prefazione di Goffedro Fofi, per la nuova edizione di Rubbettino, si legge che si tratta di uno dei romanzi più belli sull’infanzia». Un libro che fa riflettere sull’importanza delle piccole cose, gli affetti, le tradizioni. «L’atmosfera del Natale povero – ha continuato Cavallaro – la meraviglia del Presepe, le sfaccettature della nostra Calabria e un insopprimibile anelito verso il sapere e la cultura. Tibi comprende che solo la cultura può allontanarlo dalla miseria. In un momento così difficile abbiamo proprio bisogno di un messaggio di questo genere». A corredare l’opera di Strati il consiglio musicale di Cavallaro va su Allestitivi cari amici nella versione dei Parafonè (clicca qui per ascoltare il brano).  

IL BRINDISI DA MALATESTI A TOM WAITS Il finale è stato affidato allo storico della Scienza Francesco Barreca, che ha consigliato la lettura di una raccolta di poesie di Antonio Maletesti. «Letterato fiorentino del 600 – ha cominciato Barreca – Malatesti era specializzato nella poesia burlesca. Poesia di strada, conviviale, per i banchetti, improvvisata e dal tono sboccato e politicamente scorretto». Per dare l’idea dei testi contrari al buon costume Barreca ha citato un passaggio in cui l’autore spiega la nascita dei versi ossia «cantando d'improvviso alla carlona sul suono spinti dal calor del mosto». Si tratta di un volume del 1865 che si trova in versione digitale su Google Books. Tre raccolte di poesie di cui la seconda, I brindisi de’ ciclopi, scandisce i tempi di un banchetto seicentesco. Tema caro alle tavolate natalizie, il brindisi al quale si è avvezzi proprio “spinti dal calor del mosto”. Nella raccolta di Malatesti proposta da Barreca un esempio del famoso declamare col bicchiere in mano recita: «Recatemi quel calice maggiore/Di quel, ch'in terra or ha costui spezzato/E empitelo del dolce e buon liquore/Che nel giardin di Polifemo è nato: […] È meglio esser infermo, ch’esser cotto/Viva chi beve, e muoia chi mi desta». Non ci resta che, come consigliato da Barreca, accompagnare “I brindisi de’ ciclopi” con Drunk on the moon di Tom Waits (ascolta qui il brano).