Stampa questa pagina
Giovedì, 22 Luglio 2021 12:57

Dal sogno del grande Catanzaro al ponte tra Serra e la California: addio a Luciano Pisani

Scritto da Bruno Greco
Letto 9983 volte

Luciano “Ciola” Pisani aveva una mente molto aperta, amava condividere il suo sapere con tutti. Ogni suo discorso era intriso di quell’immancabile ironia che ha sempre caratterizzato anche gli altri fratelli Pisani. Amava discutere con tutti e pensava che ogni cosa andasse condivisa, soprattutto la cultura, per questo motivo i suoi più acerrimi nemici sono sempre stati quelli che definiva «topi da biblioteca», abituati a tenere per sé ciò che dovrebbe sempre essere di pubblico dominio. Luciano era un fuoriclasse nella vita ma anche in quel contesto che più di ogni altro adotta questo termine, ossia il mondo del Calcio. Sì, perché quando a Serra San Bruno si parla di Calcio non c’è alcun dubbio che in cima alla lista ci sia proprio il suo nome.

Con la sua intelligenza negli anni ’70 aveva sbalordito allenatori di livello quali sono stati prima Di Bella e poi Di Marzio nel grande Catanzaro del presidente Ceravolo. Il salto di qualità per lui avrebbe potuto concretizzarsi proprio nel 1974, anno in cui giocava nella Serrese di Verdiglione e Dellamura, l’indimenticabile Serrese guidata da mister Vincenzo Iorfida che nel ricordare Luciano, senza retorica, dice: «Il suo passaggio in Serie A col Catanzaro di Ceravolo non si concluse per limature di natura effimera. Durante i provini fatti sia Di Bella che Di Marzio erano rimasti estasiati dal suo modo di giocare. “Ciola” era un giocatore a tutto campo, di grande classe, palleggio e visione di gioco. Impostava e subito dopo chiamava palla per concludere a rete con dei gol fantastici. Purtroppo, nella vita non sempre si ha la fortuna di prendere il giusto treno e lo dico senza nessuna retorica, se Luciano avesse esordito nella massima serie per lui si sarebbe prospettata una carriera ai livelli di un Baggio o di un Cruijff, per quel suo modo di saper interpretare il calcio olandese». Vengono i brividi a pensarci ma si tratta di una sensazione provata solo da chi non lo conosce, perché per i serresi parlare di Luciano in questi termini è cosa normalissima.

La moglie Marta e la figlia Jasmin, assieme al resto dei familiari, piangono la sua scomparsa ma possono essere orgogliosi di lui. Serra oggi perde una grande persona che tanto si è spesa per il territorio: il Ranch del Falco come ritrovo di intere generazioni, il suo attivismo nel Wwf, la volontà di tenere alto il nome di Serra col suo progetto “L’anima verde del mondo”, nato per costruire un ponte lungo migliaia di chilometri, utile ad evidenziare e valorizzare le comunanze tra Serra e la California, due terre che si assomigliano più di quanto si possa immaginare. E ancora: la politica fatta in mezzo alla gente e il suo modo di essere l’amico di tutti, sempre puntuale a fornire il consiglio giusto. Luciano era sorprendente, proprio come lo è stato la scorsa notte, nel suo imprevedibile addio.