Venerdì, 03 Aprile 2020 19:55

Guarisce dal Coronavirus e torna in corsia, medico serrese in prima linea negli ospedali del Bergamasco

Scritto da Bruno Greco
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Con i suoi quasi 9400 casi di persone risultate positive al Covid-19 la provincia di Bergamo continua ad essere una delle zone più colpite d’Italia. Anche se, oltre al dato dei contagi, quello che preoccupa maggiormente è il grande numero dei decessi registrato nella zona da quando sono scoppiati i primi casi di Coronavirus. In prima linea tra le strutture ospedaliere di Ponte San Pietro e Alzano Lombardo, nel Bergamasco, c’è anche un medico serrese, il 34enne Domenico Bruno Pagano, anestesista tra i fondatori della Gapmed, società della quale è anche legale rappresentante. Lui, assieme a tanti altri colleghi, sta affrontando da vicino il vero dramma dell’emergenza sanitaria. Così da vicino che si è ammalato lui stesso, come anche la compagna con la quale convive. Entrambi nei primi giorni di marzo hanno accusato i sintomi e contratto la malattia. «Sono arrivato nel Bergamasco con un gruppo di colleghi – ha raccontato al Vizzarro – e già da subito ci siamo trovati di fronte alla tragica situazione di dover curare gli innumerevoli casi che si sono registrati nella zona. I primi giorni di marzo mi sono ammalato e da medico non c’è voluto molto per capire che avessi contratto il Coronavirus. A causa delle tante richieste di tampone che in quel periodo stavano arrivando ho ottenuto il mio test solo l’11 di marzo, quando sono risultato positivo, cosa della quale ero già convinto da giorni». Nel frattempo però, ad ammalarsi era stata anche la compagna, nonostante fosse in isolamento domiciliare. «Entrambi abbiamo accusato sintomi simili anche se per la mia compagna è stato molto più difficile superare la cosa e, a differenza mia, lei, a causa delle innumerevoli richieste, e non essendo residente qui, il tampone non è mai riuscita a farlo». Tre giorni di febbre, dolori muscolari diffusi, mal di testa e problemi respiratori ma, come raccontato dal dottor Pagano, «il segno più strano e che ti dà l’evidenza della malattia è l’anosmia», ossia l’incapacità di sentire gli odori e i sapori. «Ho fatto i miei giorni di quarantena e isolamento, 14 come da protocollo, e non vedevo l’ora di riprendere a lavorare, anche se i sintomi non erano spariti del tutto. Avendo il saturimetro a casa controllavo ogni giorno che i problemi respiratori non peggiorassero. Allora ancora la clorochina (antimalarico) non era prevista per casi come il mio. È stata dura ma ne siamo usciti. Passata la quarantena, dunque, ho fatto il primo richiamo di controllo a Piacenza ed è risultato negativo ma, in Lombardia, per poter riprendere a lavorare bisogna superare due tamponi di sorveglianza a distanza di 24 ore. Così, passati i due controlli negativi, finalmente, lunedì scorso sono riuscito a tornare al lavoro». Pagano dunque, nonostante i dolori muscolari non fossero diminuiti neanche dopo la guarigione, non ha aspettato oltre per ributtarsi a capofitto nei reparti di Terapia intensiva tra le strutture di Ponte San Pietro e Alzano Lombardo. «La carenza di personale medico è troppa e io ho deciso di non aspettare oltre per riprendere il mio lavoro una volta guarito, anche perché solitamente sono impegnato nella Terapia intensiva dove ci sono i casi più urgenti. Tanti altri colleghi fanno la spola anche tra la ventilazione lieve e maschera facciale perché i pazienti sono distribuiti per 3 livelli di gravità. Ora, il nostro ospedale è stato destinato solo a pazienti Covid, dunque anche chi prima all’interno faceva altro, come ad esempio le ostetriche, aiuta in altre mansioni, come quelle infermieristiche, perché c’è sempre più bisogno di personale. Per questo ne approfitto anche per lanciare un messaggio: tramite la Gapmed, società che ho fondato assieme ad altri colleghi, stiamo reclutando personale in tutta Italia. Se qualcuno fosse disponibile può contattarci».

Una storia di passione e tenacia raccontata da un altro figlio di Serra San Bruno, che sta combattendo in prima linea, in una delle zone focolaio d’Italia, contro il nemico invisibile che ha cambiato completamente le nostre vite.

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