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Venerdì, 25 Febbraio 2022 14:38

Il cemento dei clan sui reperti romani a Vibo, il caso arriva in Parlamento

Scritto da Redazione
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Per tutelare i resti della strada e della villa romana di Vibo Valentia sovrastati da un palazzo di cemento, il deputato di "Alternativa" Francesco Sapia ha interrogato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, chiedendogli «quali urgenti iniziative di competenza abbia assunto od intenda assumere nel merito; quali informazioni abbia sulla vicenda; se con solerzia non intenda agire, e come, nel caso, per assicurare l’imparzialità degli uffici alle sue dipendenze; se ritenga opportuno trasferire altrove i funzionari citati» in alcune carte del Ros e nei brogliacci dell’inchiesta Rinascita Scott, anche se «non indagati». Il testo integrale dell'interrogazione si può leggere cliccando qui.

«La vicenda – spiega il parlamentare di Alternativa – riguarda la copertura di quei resti da parte di un soggetto finito nel mirino degli investigatori, malgrado l’area fosse sottoposta a vincolo archeologico e grazie, come ha scritto il giornalista Sergio Pelaia in una sua inchiesta, ad un intreccio di rapporti che passa per la Soprintendenza, coinvolge massoni di alto rango e, dal Comune di Vibo Valentia, arriva fino ai palazzi ministeriali». L'inchiesta giornalistica a cui il parlamentare si riferisce è stata realizzata dal direttore del Vizzarro ed è stata pubblicata, in tre puntate, sulla testata I Calabresi (gli articoli sono consultabili qui, qui e qui).

Secondo Sapia, «il ministro Dario Franceschini ha il dovere di chiarire e di intervenire, visto che sarebbe inammissibile se, rispetto alla tutela dei beni archeologici vibonesi, ci fossero ostacoli ed affari di natura criminale o ingerenze indebite di altri potentati legati alla massoneria, che a Vibo Valentia, come ricordava il procuratore Mario Spagnuolo, ha diverse logge coperte e con radici ben ramificate». «La magistratura – osserva il deputato – punisce i reati. In questo senso, come titolare dell’accusa il procuratore Nicola Gratteri sta facendo un ottimo lavoro contro la ’ndrangheta e il cosiddetto “mondo di mezzo”, ma ci sono responsabilità amministrative e politiche che competono ai vari livelli di governo della cosa pubblica, che, a partire dai ministeri, vanno esercitate nell’interesse pubblico. La ’ndrangheta e i colletti bianchi – conclude Sapia – non possono danneggiare o distruggere i beni archeologici della Calabria».

Di recente sui social network lo studioso vibonese Antonio Montesanti ha lanciato la proposta di realizzare nell'edificio al centro della vicenda un "Palazzo della Corresponsabilità" che ospiti «una Casa Comune delle associazioni, che si impegnano sui molteplici temi del contrasto al crimine e di percorsi di buone prassi solidale».