Martedì, 06 Aprile 2021 11:53

L’«imbasciata» dei Mancuso a Walter Loielo e i 5 mila euro «per uccidere un vecchietto»

Scritto da Alessandro De Padova
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Era il 28 settembre 2020 quando il neo pentito Walter Loielo, soprannominato “Battaru”, 26enne di Gerocarne, ha deciso di saltare il fosso scegliendo di collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro. Una scelta, questa, divenuta di dominio pubblico lo scorso 23 marzo, nel corso dell’udienza che si è svolta davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro nel processo per l’omicidio di Matteo Vinci, il biologo 42enne barbaramente ucciso il 9 aprile 2018 con un’autobomba a Limbadi, che ha provocato anche il ferimento del padre Francesco. Le dichiarazioni rese dal collaboratore dovranno essere riscontrate dal punto di vista giudiziario e sono ancora tutte da verificare nelle sedi opportune.

A fabbricare e a posizionare materialmente l’ordigno sarebbero stati Antonio Criniti e Filippo De Marco, entrambi di Soriano Calabro, i quali, secondo l’accusa, avrebbero avuto un debito di droga con la famiglia Mancuso e per saldarlo hanno costruito e posizionato la bomba. Lo scorso novembre, però, il Tribunale del Riesame ha annullato i capi d'imputazione relativi ai reati di omicidio, tentato omicidio, tentata estorsione, danneggiamento e porto di esplosivi contestati a De Marco (difeso dagli avvocati Vincenzo Cicino e Giuseppe Orecchio) e Criniti (difeso dall’avvocato Pamela Tassone).

Parlando con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Loielo racconta di aver ricevuto un’«imbasciata da Antonio Criniti e dal cognato Filippo», che si erano recati a casa sua offrendogli da parte dei Mancuso (senza specificare quali) la somma di 5 mila euro «per uccidere un vecchietto». Loielo, però, non ha accettato perché «5 mila euro erano pochi e già sapevano tutti cosa avrei dovuto fare. Non so dire il nome di questo vecchietto, non avendo accettato l’incarico. Successivamente parlai di questa cosa con Giuseppe Salvatore Mancuso (figlio di Pantaleone, alias “l’Ingegnere”, e fratello del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, ndr) quando era latitante nel 2019. Io gli dissi che sicuramente la persona che volevano che io uccidessi era il vecchietto e Giuseppe Mancuso mi disse che sicuramente era stato il cognato di questi suoi parenti a voler fare tutto di nascosto…».

Il neo pentito ha parlato anche di Antonio Criniti, «soggetto di Soriano Calabro che frequentava mio fratello Ivan Loielo e che, successivamente, ho avuto modo di conoscere anche io. Per quanto di mia conoscenza, vende frutta con il cognato (tale Filippo, del quale non ricordo il cognome, sposato con Rosaria Criniti)». Walter Loielo ha poi precisato che Criniti «era vicino a noi (ossia all’articolazione criminale della quale facevo parte)». In merito ai presunti rapporti tra Criniti e i Mancuso, il neo pentito ricorda solo che, «qualche volta, Criniti raccontava che suo padre conosceva qualcuno dei Mancuso, ma non saprei dire chi in particolare. Successivamente, nel 2019, nel periodo in cui mi trovavo insieme a Giuseppe Salvatore Mancuso (allorquando questi era latitante), raccontavo a quest’ultimo del messaggio che, tempo addietro, mi aveva riportato Criniti e ipotizzavo che la vittima dell’attentato propostomi potesse corrispondere al vecchietto ferito con la bomba. Mancuso, dal canto suo, mi riferiva che l’imbasciata proveniva sicuramente dal “cognato” (il riferimento era solo al “cognato”, ma non saprei dire a chi alludesse), il quale aveva assunto tale iniziativa (ossia di inviare il messaggio) senza discutere con gli altri parenti. Preciso che l’imbasciata mi veniva riportata prima che avesse luogo l’esplosione della bomba che cagionava la morte del figlio del vecchietto, a Limbadi».

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