Sabato, 08 Gennaio 2022 14:54

La guerra dell’acqua tra Serra e Brognaturo è solo l’assaggio di un futuro (globale)

Scritto da Francesco Barreca
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Flint, nel Michigan, e Serra San Bruno, in Calabria, sono posti molto diversi. Separati da quasi ottomila chilometri in linea d’aria, da un oceano, da sei fusi orari e da seicento metri di altitudine; posti diversi per lingua, cultura, religione, storia, popolazione, composizione demografica, economia. Eppure, a Flint così come a Serra San Bruno, nessuno beve l’acqua del rubinetto, nonostante le continue rassicurazioni delle autorità riguardo alla sua salubrità; a Flint così come a Serra San Bruno nessuno si fida più di quelle autorità, a Flint come a Serra San Bruno tutti temono che la loro acqua sia contaminata, a Flint come a Serra San Bruno ci sono stati momenti in cui alla popolazione è stata distribuita acqua in bottiglia e a Flint come a Serra San Bruno c’è stato chi ha provato a raccontare quel che stava succedendo: Michael Moore in Farheneit 9/11 per Flint e Giulia Zanfino in Acquaraggia per Serra San Bruno.

Storie parallele come quelle di Flint e Serra non sono rare – anzi, sarebbe possibile addirittura disegnare una rete, intorno all’intero pianeta Terra, di posti più o meno grandi, più o meno noti, più o meno ricchi, accomunati dal problema dell’acqua. Nelle municipalità intorno a Fukushima l’acqua sarebbe buona, secondo le autorità, ma nessuno la beve. Pure in medio oriente e pressoché in tutta l’Africa secondo le autorità locali la salubrità dell’acqua non sarebbe un problema, eppure il primo consiglio che i ministeri degli esteri danno ai loro cittadini in procinto di visitare quelle aree è bere solo acqua imbottigliata. La realtà è che, per quanto tutte queste storie, salvo rari casi come quello di Flint, restino relegate nelle cronache locali – fenomeni emergenziali isolati, riguardanti situazioni specifiche, circoscritte – quella dell’acqua è una questione globale, per non dire la questione globale. Ritenere che il problema dell’Alaco riguardi solo il Vibonese, quello di Flint solo gli Stati Uniti, quello di Fukushima il Giappone e i pozzi insalubri di qualche sperduto posto nel centro dell’Africa solo gli abitanti del villaggio è un errore madornale e il viatico per un futuro orribile.

L’acqua è la questione globale perché, nella situazione attuale, presto l’acqua potabile diventerà il bene più prezioso – più dell’oro, più dei diamanti – e intorno al suo controllo ci saranno battaglie economiche e politiche. Secondo un report delle Nazioni Unite del 2015, la disponibilità di acqua potabile potrebbe diminuire del 40% entro il 2030 per l’azione combinata di incremento della popolazione mondiale, inquinamento, cambiamento climatico e competizione per le risorse. Insomma, c’è sempre meno acqua buona e sempre più battaglia per assicurarsela: la situazione ideale per speculatori e per la trasformazione dell’acqua nella perfetta commodity. D’altra parte, possiamo fare a meno dell’oro e dei diamanti, ma non dell’acqua.

Così, l’acqua comincia già ora a essere considerata “opportunità di investimenti”. I futures sull’acqua esistono già – i futures, per chi non lo sapesse e senza addentrarsi troppo in spiegazioni tecniche, sono strumenti finanziari grazie ai quali si può speculare sulla presunta disponibilità futura di una risorsa – e già esistono gruppi di potere che fanno lobbying affinché il settore idrico, ancora piuttosto regolamentato a livello locale e nazionale, sia uniformato al libero mercato che regola se stesso. Uno di questi è il WAM (Water Asset Management), un fondo d’investimenti che opera esclusivamente nel settore dell’acqua che spiega con parole sconcertanti nella loro ingenua sincerità la natura perversa del business dell’acqua: “Il cambiamento climatico sta causando siccità, alluvioni e incendi sempre peggiori. Queste circostanze determinano trasformazioni e opportunità di investimenti senza precedenti per l’industria dell’acqua. Le industrie che operano in questo settore continueranno a crescere e a prosperare, offrendo agli investitori la possibilità di aumentare il proprio capitale e realizzare importanti dividendi a lungo termine con rischio bassissimo o nullo.”

Una massima attribuita al barone Rothschild recita che “il momento di comprare è quando il sangue scorre nelle strade". La vicenda che coinvolge Serra e Brognaturo, lungi dall’essere la riproposizione di una sciocca e antica rivalità campanilistica, potrebbe essere l’assaggio del futuro non troppo lontano che ci attende.

 

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