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Domenica, 12 Aprile 2020 17:21

La processione che non c'è - VIDEO

Scritto da Redazione
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Una lenta, silenziosa marcia scandita da 14 fermate, tante quante sono le tappe della processione che non c’è. Sono tutte speciali e tutte uguali le giornate di un microcosmo in quarantena, tutte sospese nel limbo in cui ormai incastriamo la nostra liturgia quotidiana. Il panificio, la macelleria, il fruttivendolo, la farmacia, l’edicola. Qualcuno l’ospedale, qualcun altro la chiesa. Chissà se mai lo dimenticheremo questo tempo sospeso, questo paesaggio umano in cui siamo costretti a muoverci tenendoci a distanza. Chissà se mai riusciremo a descriverlo davvero, a parlarne per quel che è. Troppo impegnati a sopravvivere, forse adesso neanche ce ne rendiamo conto. Ma è così che anche il “sabato santo” è diventato un giorno qualunque, un ordinario giorno di quarantena in un ordinario paese dell’entroterra alle prese con un momento straordinario, una sciagura che tutto omologa e tutto costringe, tutto silenzia e tutto allontana. Abbiamo provato a fermarlo in poche immagini, abbiamo attraversato i luoghi della processione del “Sabato Santo” di Serra San Bruno, la nostra processione che non c’è, incrociando una immaginaria marcia silenziosa con le “stazioni” che ogni giorno deve affrontare chi, nonostante tutto, prova ad andare avanti. In attesa della liberazione dalla schiavitù dell’emergenza, e mentre Cristo in terra è costretto in un carcere o in una corsia d’ospedale, è questa la passione laica, postmoderna, minima, che abbiamo provato a raccontare osservando come la teatralità della religiosità popolare in questo giorno sia stata sostituita dai gesti quotidiani e solenni di un popolo che affronta una forzata, soffocante normalità.

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