Stampa questa pagina
Martedì, 18 Dicembre 2018 14:07

Marisa Manzini a Serra: «Anche qui ci sono famiglie di ‘ndrangheta, ma vanno isolate»

Scritto da Alessandro De Padova
Letto 4991 volte

SERRA SAN BRUNO – «Fai silenzio, fai silenzio, fai silenzio ca parrasti assai, hai capito ca parrasti assai, fai silenzio ca parrasti assai».

È in questo modo che Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, uno degli esponenti apicali dell’omonimo clan di Limbadi, si è rivolto nei confronti dell’attuale procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, durante un processo che lo vedeva imputato. Espressione, questa, dello stato d’animo di un boss, che comprende che il muro costruito per la protezione sua e della sua famiglia potrebbe essere infranto «dal coraggio di chi usa la parola». Ed è proprio sull’importanza della parola che il magistrato, in prima linea nella lotta contro la ‘ndrangheta, ha scritto un libro, dal titolo “Fai silenzio ca parrasti assai”, che si rifà per l’appunto alla frase a lei proferita da Pantaleone “Scarpuni”.

Libro presentato stamattina a palazzo Chimirri, nel corso di un’iniziativa che rientra nell’ambito degli eventi invernali promossi dal SerreinFestival. Oltre all’autrice, erano presenti al tavolo del relatori anche il consigliere regionale del Partito democratico, Michele Mirabello; la coordinatrice di SerreinFestival e presidente del consiglio comunale, Maria Rosaria Franzè; il vicario dell’Istituto d’istruzione superiore “Luigi Einaudi”, Massimo Marzano; il presidente di SerreinFestival, Bruno Censore; il direttore artistico Armando Vitale e il prefetto di Vibo, Giuseppe Gualtieri. Presenti anche gli studenti e diversi amministratori del comprensorio.

L’ex parlamentare del Pd e presidente di SerreinFestival, Bruno Censore, riferendosi al libro della Manzini, ha parlato di un’ «opera di testimonianza che racconta episodi drammatici, in una realtà difficile non solo per chi opera ma anche per chi ci vive. Il riscatto di questo territorio - ha aggiunto Censore - deve partire prima di tutto dai cittadini. Bisogna lavorare per l’affermazione della democrazia, per liberare definitivamente questo territorio dalla ‘ndrangheta». Per farlo, però, come del resto ha evidenziato il vicario dell’Istituto “Einaudi” Massimo Marzano, «è necessario partire dai più giovani, che devono essere educati alla cittadinanza attiva». A seguire, gli interventi di Michele Mirabello e del sindaco di Serra Luigi Tassone: «Come istituzione – ha affermato il primo cittadino – operiamo quotidianamente contro la ‘ndrangheta che, per troppo tempo, ritengo sia stato un fenomeno trascurato, come se ci fosse stata una sorta di connivenza. Ed è per questo che abbiamo deciso di mettere in campo questa iniziativa, per evidenziare l’importanza della parola in una battaglia che riguarda tutti». Di «mafia pervasiva» ha parlato il direttore artistico Armando Vitale, mentre il prefetto di Vibo Giuseppe Gualtieri si è rivolto ai giovani, invitandoli a fare di tutto per «cambiare questa terra». In chiusura, l’intervento più atteso, quello del procuratore Manzini: «Conosco benissimo questo territorio – ha detto il magistrato – e anche qui ci sono le cosche mafiose. Non dimentichiamoci che a Serra San Bruno c’è la famiglia Vallelunga. È inutile fare finta di nulla. La ‘ndrangheta è presente ovunque, gli appartenenti alle consorterie mafiose li riconosci subito e devono essere isolati. Bisogna riflettere su ciò che accade e, soprattutto, non bisogna essere omertosi e girarsi dall’altra parte. A chi mi chiede se ho paura nel portare avanti questa vita, rispondo di no, ma è necessario che le persone oneste facciano rete, solo così si può avere la meglio sulla paura».