Giovedì, 26 Maggio 2022 10:32

O la borsa o la vita. Le radici di una lotta

Scritto da Redazione
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Ci sembra possibile leggere nel dibattito pubblico dello scorso 20 maggio (con la sua preparazione e i suoi esiti) sulla smodata proliferazione delle centrali eoliche in Calabria, patrocinato dal Gal che lo ospitava nella sua sede di Chiaravalle Centrale, un segnale concreto di cambiamento: nel territorio delle Serre, all'insaputa delle amministrazioni locali con la coda di paglia che hanno disertato l'appuntamento, si sta spostando la concezione sociale del futuro; l'orizzonte delle attese collettive, insieme ovviamente ai parametri culturali e alle scelte di vita di numerosi soggetti, non sembra più quello di qualche tempo fa.

Le relazioni e gli interventi erano accomunati dall' idea che il sol dell'avvenire se non è già spuntato dovrà per forza sorgere dopo l'epoca buia della distruzione frenetica e irresponsabile e della retorica sui paesi del vento con i loro sindaci premiati come costruttori di paesaggio. Ferdinando Laghi ha insistito sul diritto alla salute che non può essere circoscritto al diritto di ricevere cure ma deve trovare il suo fondamento nel diritto a vivere in un ambiente sano (e l'ennesimo scandaloso progetto di parco eolico voluto dall'amministrazione comunale di San Vito sullo Jonio ha programmato l'abbattimento di innumerevoli faggi secolari, che sono infrastrutture di salute pubblica, beni comuni e precondizioni della vita umana come l'acqua, l'aria o il suolo).

I discorsi successivi, da quello della senatrice Margherita Corrado a quello di Marinella Rotiroti, orgogliosa di vivere a Chiaravalle, unico comune a respingere con una delibera di giunta la peste eolica, hanno giudicato la disgrazia delle pale, in una regione già produttrice di un surplus energetico del 180 per cento, soprattutto un accrescimento del peso della connivenza delle istituzioni calabresi con l'intreccio perverso tra interessi criminali e quelli "legali" di affari e finanza, e di conseguenza un impiego scellerato delle risorse pubbliche nella direzione del massacro ambientale e paesaggistico.

Ma una circostanza in particolare ci ha dato la percezione della nuova atmosfera di cui dicevamo in apertura: erano presenti numerose persone le cui attività rurali ecosostenibili e perciò socialmente utili sono state danneggiate o rese impossibili dalla pervasiva presenza eolica; la loro carica si è manifestata nel momento informale delle conversazioni successive alla chiusura ufficiale del dibattito. «Da ora in poi - si è detto - la vita dei nostri territori non sarà più merce per impinguare la borsa di affaristi senza scrupoli».

«O la borsa o la vita» diventa lo slogan per il prossimo appuntamento, mentre la voglia di dare battaglia per fortuna sta crescendo.

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