Venerdì, 20 Aprile 2018 09:57

Serra "città" aperta

Scritto da Salvatore Albanese
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Un luogo piccolo che diventa di colpo grande. Come se avesse superato finalmente la prova di maturità, vissuto il batticuore del primo amore che non si scorda mai, conseguito la patente di guida per viaggiare spedito verso sempre migliori mete. Serra San Bruno è un’ormai ex cittadina che in queste ultime ore si è vista riconoscere il titolo di “Città”, anche se l’impressione è che in termini di prospettive di vita la dimensione del luogo sia destinata a farsi sempre più piccola.

L’inequivocabile pregio storico e artistico avrebbe pesato non poco per permettere alla neo città di Serra San Bruno di fregiarsi di un titolo concesso, come vuole la prassi, direttamente dal presidente della Repubblica. L’ok di Sergio Mattarella, celebrato ieri mattina nel municipio di Serra San Bruno, trova origine nel giugno 2016 quando nel corso del suo consiglio comunale d’esordio il fresco sindaco Luigi Tassone aveva comunicato all’assise e ai presenti in platea di voler avviare proprio la procedura per arrivare al riconoscimento del «titolo di “Città” che Serra San Bruno merita». L’idea aveva riscosso gli applausi scroscianti di larga parte del pubblico, ma a quella proposta seguì un iter lungo quasi due anni del quale, a tratti, sembrava si fosse persa ogni traccia.

Ma, maturati i tempi, ecco arrivare adesso l’annuncio trionfale. Con una commozione degna del «primo giorno di scuola», nel corso di una conferenza stampa, l’amministrazione comunale al gran completo ha comunicato tutti i ragguagli di «una giornata storica» per una comunità che in realtà non si è accorta di nulla di quello che sta succedendo. Sarà forse stato allora un errore enfatizzare con eccessivo entusiasmo un fatto ascrivibile, sì, tra quelli più belli e significativi della storia recente di Serra San Bruno (e questo la dice lunga sulla bontà dei tempi che corrono), ma che nel concreto non servirà a rallegrare il vissuto di chi da oggi, ancora per motivi di natura prettamente economica, pianifica di abbandonare non più una cittadina ma bensì una “Città”. E i perché di questo disagio, di questa emorragia costante di presenze, proprio l’amministrazione guidata da Luigi Tassone li conosce molto bene. Così bene da aver incluso nella primavera del 2016, in piena campagna elettorale per le Comunali, nel “libro dei sogni” del programma elettorale de “La Serra Rinasce” tutte le soluzioni ad ogni male vissuto da questa comunità. Nei progetti della squadra che compone oggi l’amministrazione a dire il vero dell’assegnazione del titolo di “Città” a Serra San Bruno non vi era traccia, e se ce ne fosse stata si sarebbe trattato forse del capitolo meno allettante per i numerosi elettori che hanno accordato la propria preferenza alla squadra guidata dal sindaco in carica, affascinati magari più da altre proposte che stanno però via via acquisendo i connotati dell’illusione. La lista “La Serra Rinasce” proponeva infatti la «costituzione di consulte tecniche di settore per favorire la partecipazione attiva del cittadino nelle politiche ambientali, sociali, giovanili, sportive, per il commercio e il turismo»; la pubblicazione del Bilancio comunale in versione brochure e in anticipo rispetto all’approvazione in Consiglio comunale per renderlo «alla portata di tutti e permettere ai cittadini di apportare suggerimenti e consigli»; «il distacco da Sorical»; il ripristino e il potenziamento delle sorgenti locali e uno «screening approfondito dell’acqua erogata attraverso un piano di controllo dei parametri previsti dalla normativa vigente, inclusa la radioattività». Ma nel programma della compagine di centrosinistra – ancora rispetto al tema idrico – si prevedeva anche «la pulizia straordinaria, la disinfezione e il monitoraggio in tempo reale dei serbatoi comunali grazie all’installazione di centraline collegate all’ufficio tecnico comunale». Proposte di alto livello per la lista “La Serra” si registravano anche rispetto alla gestione del comparto Rsu con la «riformulazione della tassa sui rifiuti non più in funzione della superficie dell’abitazione ma in base all’effettiva quantità prodotta dal nucleo familiare».

E poi, ancora, «l’opportunità di ricorrere al compostaggio domestico» e «l’identificazione di una nuova destinazione dell’isola ecologica indicata in accordo con la consulta tecnica di settore». Sempre per “La Serra” appariva anche fondamentale «raggiungere nei prossimi anni la percentuale di raccolta differenziata imposta dalla legge» (il 65%, ndr) e la bonifica dei terreni limitrofi all’isola ecologica di località Leonà, «oggetto di un piano impostato con Arpacal, al fine di circoscrivere potenziali aree contaminate». Il tasto più dolente, quello della disoccupazione giovanile, sarebbe dovuto essere invece oggetto di «una mappatura» abbinata «ad uno studio dei bisogni delle imprese» con la «possibilità di favorire la formazione di cooperative no-profit che si interessino di tematiche sociali, servizi alla persona, alla famiglia o alla realizzazione di lavori di pubblica utilità». La valorizzazione del bosco sarebbe dovuta arrivare attraverso «tre linee guida: nell’aspetto produttivo, culturale e turistico» secondo «una gestione sostenibile in maniera da tutelare la biodiversità e salvaguardare la foresta» con la possibilità di «costituire un Centro studi del bosco per studenti, workshop e convegni, summer school, corsi di formazione professionale, oltre che per lo sviluppo di progetti scuola-ambiente». Nel campo culturale necessaria era per “La Serra Rinasce” la valorizzazione «della biblioteca “Enzo Vellone”» attraverso «la destinazione di fondi per l’ampliamento del catalogo della stessa biblioteca intesa come luogo di aggregazione e socializzazione, promozione alla lettura e di attività culturali».

Fondamentale, poi, era anche «la realizzazione di un teatro comunale» ipoteticamente «all’interno dell’immobile dell’ex Pretura», come pure «l’adozione di un Piano sociale di zona, finalizzato all’inclusione lavorativa dei disabili, al contrasto alla povertà e a favorire le pari opportunità». Dulcis in fundo la realizzazione di «una struttura da adibire a canile comunale o per il servizio di rifugio per i randagi»; la localizzazione nel centro storico di «attività commerciali e artigianali» che avrebbero dovuto «beneficiare della riduzione o dell’esenzione delle tasse» oltreché «la predisposizione di un assessorato ad hoc, che si occupi principalmente dell’intercettazione di finanziamenti e contributi e che mantenga un legame costante con il cittadino, artigiani e imprenditori in particolare, attraverso un apposito sportello informativo».

Ecco, scusate se ci siamo dilungati, ma se l’amministrazione riuscisse davvero a realizzare anche solo una minima parte di tutti questi buoni propositi sventolati sui palchi della passata campagna elettorale il titolo nuovo di zecca di “Città”, così come la commozione dell’annunciarlo, avrebbe maggiore senso, altrimenti saremmo destinati a rimanere un paesello piccolo piccolo.

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