Venerdì, 30 Aprile 2021 11:58

Voto ai fuorisede, primi passi per la proposta del “Collettivo Valarioti” in Commissione affari costituzionali

Scritto da Bruno Greco
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La pandemia oltre ad acuire le ataviche incertezze del sistema sanitario ha portato a galla una serie di problemi che, come sempre, per essere affrontati hanno bisogno di una spinta dal basso. Le restrizioni, derivanti dall’emergenza sanitaria, hanno reso ancora più forte il senso di democrazia tradotto dal “Collettivo Valarioti” nella battaglia per il voto ai fuorisede, la cui platea è rappresentata da migliaia di studenti, professionisti e lavoratori domiciliati fuori regione. Su Radio Serra, ospite della trasmissione di approfondimento “Detto tra noi” – condotto da Daniela Maiolo e Sergio Pelaia, per la regia di Bruno Iozzo ­– è stata l’attivista Martina Iuliano.

LA PROPOSTA DI LEGGE Il "Collettivo Valarioti" ha ispirato un disegno di legge arrivato in Parlamento e discusso dalla Commissione affari costituzionali della Camera proprio nella giornata di ieri. «In Commissione – ha dichiarato Martina Iuliano – come si poteva immaginare, ci sono stati dei pareri un po’ controversi, riguardanti le problematiche sulla proposta di legge, anche se tutte le parti politiche si sono dimostrate a favore e la proposta ha avuto anche l'appoggio di più gruppi. Ci saranno comunque altre audizioni in futuro». Un primo passo, dunque, per continuare nella battaglia. Una battaglia nata all’indomani della morte della presidente Jole Santelli quando erano state indette elezioni in tempi brevissimi, nel contesto pandemico che avrebbe impedito, alla gran parte dei fuorisede, di poter esprimere il voto nella propria residenza. Dalla proposta del collettivo è nato infatti un testo redatto da due costituzionalisti, Salvatore Curreri e Roberto Bin, depositato in Parlamento con primo firmatario Giuseppe Brescia del M5S, presidente della Commissione affari costituzionali della Camera.

Sulla possibilità, poi, di generare brogli con un sistema di voto diverso Iuliano ha spiegato: «Inizialmente volevamo che si arrivasse al voto per corrispondenza, sistema già rodato con gli italiani all’estero. Sentito il parere di diversi esperti, e quando hanno risposto al nostro appello accorato i professori Bin e Curreri, abbiamo riformulato la proposta optando per un altro sistema, ovvero il voto nelle prefetture nella provincia di domicilio. Un voto che sarebbe sicuro e presidiato». Gli uffici territoriali del governo farebbero dunque da sede “sicura” per un voto senza possibilità di brogli.

Infine, Martina Iuliano ha spiegato perché il sodalizio è stato intitolato a Peppe Valarioti, figura di politica attiva sull’annosa questione di San Ferdinando e dei suoi braccianti.

METTERSI IN DISCUSSIONE A concludere la puntata con una nuova pillola letteraria c’è stata la scrittrice Eliana Iorfida, che questa settimana nella rubrica libri ha consigliato la lettura de “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino. «Quest’opera di Calvino – ha cominciato Iorfida – ci fa riflettere su varie sensibili tematiche, dal disagio mentale e fisico al credo politico e la sua messa in discussione. Può un diritto fondamentale come quello del voto essere oggetto di strumentalizzazione e ricatto? Interrogativo che comincia a farsi strada nella mente del protagonista, Amerigo Ormea, intellettuale comunista e scrutatore durante le 24 ore in cui si svolge la vicenda». Come raccontato da Iorfida, per le elezioni del ‘53 Ormea viene incaricato come scrutatore dal Partito Comunista e allo stesso viene raccomandato di recarsi all’Istituto Cottolengo di Torino per assicurarsi che le suore non obblighino i malati a votare per la Democrazia Cristiana. «Ormea – ha detto ancora la scrittrice serrese – superando la soglia del Cottolengo entra in un’altra dimensione, dal mondo della normalità a quello della anormalità. Calvino stesso svela il senso del nome perché Amerigo richiama alla mente l’esploratore Vespucci. Le scene drammatiche che vi troverà cominciano anche a scavare nel suo profondo. La deformità di quegli esseri umani diventa il simbolo di un cambiamento che porta Amerigo a pensare fino a che punto valori e ideologie possano incidere su quella che è la miseria umana». Calvino stesso compie questa riflessione per dire che al di là del bene e del male resta solo l’umanità. Ormea, anagramma di Amore, come spiegato da Iorfida, non è altro che l’alter ego dello stesso autore, il quale in un dato contesto politico si sente chiamato a mettere in discussione i propri valori.

Clicca qui per ascoltare l’intera puntata di “Detto tra noi”.

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